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da: Paola Peruffo, Consigliere Comunale

Da giorni si discute sul futuro di Ferrara in termini di Area Vasta. Quasi fossimo di fronte a un referendum e dovessimo scegliere, così, tra pochi giorni, con chi ‘allearci’, con Bologna in pole position. La verità è che siamo ancora indietro e che la situazione è molto meno semplicistica di quanto rischiamo di farla apparire. Per quanto attiene alla sanità, ad esempio, l’orientamento è verso Bologna-Imola. Eppure, sono moltissime le domande ancora prive di risposte certe e unanimi indispensabili per aprire un confronto concreto. E tutte partono dalle nostre ‘criticità’, di cui è esempio lampante il Sant’Anna di Cona, tra virtù tecnologiche e professionali indiscusse e carenze strutturali e logistiche altrettanto insindacabili. Ma dato per assodato Cona, il ragionamento deve essere di lungo respiro, con una prospettiva almeno ventennale. Quale sarà nei prossimi anni la ‘geografia’ della sanità ferrarese? Quali e quanti gli ospedali ‘veri’ funzionanti? E le Case della Salute? E i Pronto Soccorso? E i punti di Primo Soccorso? E le Medicine di Gruppo? Anche sulle definizioni sarebbe indispensabile fare chiarezza, così da restituire sicurezza ai cittadini. Perché una cosa è la realtà della sicurezza, un’altra è la percezione che ne ha la popolazione, che a cominciare dalle lunghissime liste d’attesa – poco dovrebbe importarci che altrove lo siano ancora di più – si sente spesso ‘male assistita’, con progressivo ricorso al privato, quello stesso cui non possono accedere però le fasce più deboli. Ancora, si parla da tempo di possibilità di fusione tra le due aziende sanitarie. Ci sarà? E se sì, cosa comporterà per Ferrara?
La Scuola di Medicina, rimarrà patrimonio nostro, di Ferrara, o come alcuni paventano rischiamo di
perderla? Considerando l’aumento della popolazione anziana e delle malattie cronico-degenerative annesse, tipo Alzheimer, che incrementeranno i costi dell’assistenza, quali sono i programmi in atto – non le iniziative di divulgazione, che ci sono – per fronteggiare la situazione?
Solo forti di tutte queste risposte, che per tutti devono essere le stesse, potremmo valutare seriamente ‘dove’ guardare. Anche perché le realtà stesse con cui andremo ad ‘allearci’ certamente avranno potenzialità – che a noi faranno comodo – e vulnerabilità – su cui andremo a pesare. E certo non possiamo presentarci sempre ‘deboli’, potendo contare su un traino. Perché l’Area Vasta non deve essere una sintesi di debolezze, ma un insieme di forze.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it