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da: organizzatori

L’8 maggio 2014 si chiudeva un bando del MIBACT finalizzato a finanziare progetti a rete di miglioramento dell’offerta turistica.
La disponibilità finanziaria non era elevata, 8 milioni di euro, ma l’intenzione positiva: incentivare le sinergie fra operatori, premiando l’innovazione e il protagonismo dei soggetti imprenditoriali.
A distanza di 15 mesi non se ne sa più nulla.
I progetti sono stati presentati, il bando chiuso regolarmente, ma da allora non si ha notizia di un esito e tutte le richieste di informazioni dei partecipanti sono cadute nel vuoto della peggiore prassi burocratica.
La cosa diventa comica se si pensa che uno degli intenti dichiarato dal MIBACT era premiare chi avesse promosso utili interazioni con EXPO.
Ma soprattutto è grave il danno che si produce alla credibilità dell’Istituzione, che appare incapace di dare seguito a proprie autonome decisioni in tempi compatibili con l’attività di impresa.
Ho depositato oggi un’interrogazione per sapere se i fondi siano ancora disponibili e perché si sia prodotto un simile ritardo.

Premesso che:
Il 13 febbraio 2014 il MIBACT emette un bando “PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI A FAVORE DELLE RETI DI IMPRESA OPERANTI NEL SETTORE DEL TURISMO (D.M. 8.1.2013)”, con scadenza 8 maggio 2014.
Obiettivo del bando era “promuovere e sostenere i processi di integrazione tra le imprese turistiche attraverso lo strumento delle reti di impresa, con l’obiettivo di supportare i processi di riorganizzazione della filiera turistica, migliorare la specializzazione e la qualificazione del comparto e incoraggiare gli investimenti per accrescere la capacità competitiva e innovativa dell’imprenditorialità turistica nazionale, in particolare sui mercati esteri”.
Il contributo massimo erogabile a favore di ciascuna rete appositamente costituitasi era di euro 200.000, a fronte di investimenti minimi di euro 400.000.
Dalla data di chiusura, non si è avuta alcuna notizia dell’esito né di conseguenza sono stati erogati finanziamenti.
È evidente che questo può aver prodotto difficoltà ai soggetti partecipanti, indotti ad attendere per mettere in campo progetti che avrebbero potuto essere altrimenti indirizzati o finanziati, e che hanno rappresentato un costo in termini di ideazione e prima implementazione.
Ciò che appare più grave è tuttavia il danno che si produce alla credibilità dell’Istituzione, che appare incapace di dare seguito a proprie autonome decisioni in tempi compatibili con l’attività di impresa.
Si deve aggiungere che negli oltre 15 mesi trascorsi il Ministero non ha fornito alcuna motivazione del ritardo intervenuto, nonostante sia stato più volte sollecitato in tal senso dagli operatori partecipanti, aggravando così quella sensazione di distanza burocratica che tanti danni produce alla reputazione della nostra Pubblica Amministrazione e al buon funzionamento del sistema economico.
Chiede
Se gli 8 milioni messi a disposizione dal Bando siano ancora stanziati o se siano stati invece distratti verso altre finalità.
Quale tempistica si sia in grado di garantire per il completamento della fase di selezione dei progetti vincitori e quindi per l’erogazione dei finanziamenti previsti.

On. Giovanni Paglia

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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