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da: Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna

Come Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna ci preme ribadire che l’omosessualità è stata eliminata dal 1974 dalla classificazione dei disturbi psichici (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-III) e non è quindi una patologia. Per “orientamento sessuale”, infatti, si intende la preferenza personale – in termini di pulsioni sessuali – verso persone appartenenti al genere opposto (eterosessualità), al proprio (omosessualità) o verso entrambi (bisessualità). Ciò implica che la composizione degli impulsi sessuali, durante lo sviluppo dell’individuo, può indifferentemente seguire una delle tre direzioni.
Che la propria identità sessuale possa essere percepita come un errore, una colpa da espiare, da curare o almeno celare, è quanto ancora si trova alla base di un’organizzazione come Courage – diffusa a Reggio Emilia, oltre che a Roma e Torino – che definisce l’omosessualità come un “disordine oggettivo” e incoraggia chi provi “un’attrazione omosessuale” a “sviluppare una vita di castità interiore”. L’obiettivo di Courage è quindi insegnare ai propri membri a vivere in astinenza e, come si legge dal sito, “se qualcuno dei nostri membri desidera rivolgersi a dei professionisti per esplorare la possibilità di uno sviluppo eterosessuale, saremo al suo fianco, aiutandolo a continuare ad accrescere la sua fede e amore per Cristo come priorità assoluta”.
Dall’esame della letteratura scientifica è emerso che interventi tesi a modificare o reprimere l’orientamento sessuale, oltre a fallire nel loro obiettivo, possono provocare nelle persone stati di profondo malessere che si possono manifestare con perdita di interesse sessuale, ansia e depressione, a volte aggravati da tendenze suicide.
Il malessere accusato da alcuni omosessuali e le eventuali richieste di aiuto per modificare o reprimere il proprio orientamento sessuale sono in grossa parte derivate da un conflitto interno tra tale orientamento e il contesto socio-culturale cui la persona appartiene. Sono ancora ampiamente diffusi nella nostra società, infatti, pregiudizi e atteggiamenti insultanti e discriminatori verso l’omosessualità. Tali comportamenti possono indurre nell’individuo uno stato di omofobia interiorizzata: la persona omosessuale fa propria la disapprovazione sociale, assumendola in modo spesso inconsapevole, arrivando a non accettarsi e a provare vergogna di sé, fino a disprezzarsi. La persona può così tendere a osteggiare, a negare il proprio orientamento.
Come da tempo raccomanda l’APA (American Psychiatric Association), la nostra posizione come Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna è chiara: il malessere accusato da alcuni omosessuali deve essere affrontato con interventi terapeutici supportivi, di accoglienza, e non di giudizio. Per favorire il benessere della persona, è necessario accompagnarla alla consapevolezza del conflitto tra l’orientamento sessuale e il contesto socio-culturale, aiutandola a superare tale conflitto, liberandola da condizionamenti inconsapevoli e autodistruttivi.
Al contrario, legittimare approcci come quello di Courage rischia di fomentare l’esclusione sociale, la discriminazione e i pregiudizi, scientificamente infondati, che ancora permangono in parte della società. Il rischio, infatti, è che coloro che si rivolgono a un’organizzazione di questo tipo siano probabilmente vittime dell’omofobia interiorizzata o che subiscano pressioni dalla cerchia familiare più stretta, citata anche questa nel sito di Courage come destinataria dell'”accompagnamento spirituale” offerto dall’organizzazione.
L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna vuole quindi esprimere in modo ufficiale la propria contrarietà verso qualsiasi pratica tesa a colpevolizzare l’omosessualità e a cercare di modificare o reprimere l’orientamento sessuale delle persone.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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