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Da: Lega Emilia Romagna.

E’ caccia alle mascherine di protezione. Scarseggiano negli ospedali, dove pure si sono verificati casi incredibili come il furto di dispositivi, in quello parmense. Ma le cercano in maniera spasmodica gli stessi cittadini, disposti ad acquistarle in rete a prezzi folli. Peraltro, spesso, senza accertarsi che ciò che si acquista disponga dei doverosi parametri di sicurezza. Eppure, un modo per uscirne ci sarebbe: «Abbiamo già contattato alcune aziende e, almeno due di queste, si sono dette pronte a mettere in produzione in tempi rapidi le mascherine indispensabili per affrontare l’emergenza “coronavirus”». A dirlo sono il consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini, e il sindaco facente funzioni del Comune di Bondeno, Simone Saletti. Con quest’ultimo che ha parlato personalmente con gli imprenditori interessati ad avviare le linee di produzione necessarie. «Questo – dice Saletti – anche per scongiurare il preoccupante fenomeno di chi confeziona “artigianalmente”, nelle proprie case, le mascherine di protezione, mettendole a disposizione sui social. Vorrei dire – puntualizza il sindaco f.f. – che chi indossa mascherine non autorizzate e prive dei più elementari crismi di sicurezza mette a rischio se stesso e gli altri. Noi abbiamo la disponibilità di aziende serie che potrebbero avviare subito la produzione, ma c’è l’ostacolo delle certificazioni». Le mascherine che occorrono sono registrate con il marchio Ce. «L’Italia ha dismesso da almeno un decennio gran parte della produzione di dispositivi di protezione individuale, come tute monouso o le mascherine FFP2, perché qualcuno ha trovato più conveniente andarle a produrre in Cina. Il mercato ne richiedeva prima alcuni milioni di esemplari, ma ora – in pieno blocco delle importazioni cinesi – ciascun Paese ne richiede decine di milioni in una sola volta. Per questi motivi, tanti operatori sanitari, dipendenti delle aziende e cittadini ne sono sprovvisti. Occorre un servizio regionale per offrire consulenza alle aziende che sarebbero disponibili ad iniziare una produzione di dispositivi», suggerisce il consigliere regionale Fabio Bergamini. Perché l’articolo 15 del “Cura Italia” prevede già, in deroga alle vigenti normative, una procedura “ ultraveloce” per una produzione che, se non è certificata, risulta almeno conforme alle norme tecniche e quindi non dannosa. Ma…«la Regione dovrebbe creare un canale comunicativo apposito per favorire le aziende che intendono mettersi a disposizione, in questa fase di emergenza. Visto che non possiamo permetterci tempi dilatati – conclude Bergamini – e proponiamo di sviluppare da subito una strategia condivisa per consentire la produzione su larga scala di mascherine».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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