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In un recente articolo Repubblica ha ricordato Aurelio Peccei, imprenditore e manager con la passione per l’ecologia, che nel 1968 riunì a Roma, assieme allo scienziato scozzese Alexander King, alcuni studiosi presso la sede dell’Accademia dei Lincei dando origine al Club di Roma, associazione non governativa, non profit che da allora persegue “la missione di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili” (Wikipedia). Uno dei primi atti dell’attività del gruppo fu la richiesta al Massachussets Institute of Technology di Boston (MIT) di stendere un rapporto sullo stato del pianeta e di prevedere cosa avrebbe provocato la crescita economica che dal dopoguerra ha caratterizzato i paesi sviluppati.
Il rapporto, pubblicato nel 1972, con il titolo I limiti dello sviluppo (The Limits to Growth, o rapporto Meadows, da due degli autori), giungeva alle conclusioni che la Terra nel giro di qualche generazione sarebbe andata incontro ad eventi catastrofici a causa del superamento delle capacità del pianeta di sopportare le attività industriali umane”.

È lo stesso Peccei a sintetizzarne le conclusioni in una intervista rilasciate nel 1973 a Piero Angela (disponibile su futuranetwork.eu, sito che presenta studi, articoli, interviste, segnalazioni di materiali focalizzati sulla necessità di esplorare i possibili scenari e di decidere oggi quale futuro vogliamo scegliere tra i tanti possibili). Per me quello studio fu una illuminazione”, racconta oggi Angela. “All’epoca c’era l’idea di una crescita continua, come l’avevamo conosciuta nel dopoguerra. Ma oggi la cultura di quel rapporto è finalmente stata rivalutata”.

Peccei, dopo esperienze lavorative in Italia e all’estero, in ambito FIAT, nel 1964 entrò come amministratore delegato in Olivetti, che già allora iniziava ad affrontare le prime difficoltà a causa dei profondi cambiamenti in atto nella produzione delle macchine da ufficio. In seguito, non soddisfatto dei risultati ottenuti con Italconsult (una joint-venture tra diversi marchi italiani, quali Innocenti, Montecatini e la stessa Fiat) e con la presidenza dell’Olivetti, concentrò i suoi sforzi anche su altre organizzazioni, come ADELA, un consorzio internazionale di banchieri di supporto allo sviluppo economico dell’America del Sud; inoltre partecipò alla fondazione dell’IIASA (The International Institute for Applied Systems Analysis) con sede a Vienna centro di ricerca per problemi globali come sovrappopolazione, cambiamenti climatici, fame.
Un personaggio straordinario, che, come ricorda Gianfranco Bologna (ambientalista, è stato segretario del Wwf italiano e della Fondazione Aurelio Peccei – Club di Roma Italia) nella sua frequentazione tra il 1976 e il 1984, “ha contribuito a cambiare il modo di intendere il nostro rapporto con il Pianeta che ci ospita”. E’ di quegli anni l’idea e poi la costituzione del Club di Roma.

Nel 1992 (con Peccei morto nel 1984) è stato pubblicato un primo aggiornamento del rapporto, intitolato Beyond the Limits (Oltre i limiti), nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della “capacità di carico” del pianeta.

Un secondo aggiornamento, dal titolo Limits to Growth: The 30-Year Update è stato pubblicato nel giugno 2004. In questa versione Donella Meadows, Jørgen Randers e Dennis Meadows, alcuni degli autori del primo rapporto, hanno aggiornato e integrato la versione originale, spostando l’accento dall’esaurimento delle risorse alla degradazione dell’ambiente. Nel 2008 Graham Turner, del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Australiano, ha pubblicato una ricerca intitolata Un paragone tra I limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali, in cui ha messo a confronto i dati degli ultimi 30 anni con le previsioni effettuate nel 1972. La conclusione è stata che i mutamenti nella produzione industriale e agricola, nella popolazione e nell’inquinamento effettivamente avvenuti sono coerenti con le previsioni del 1972 di un collasso economico nel XXI secolo.

“Ma, continua l’articolo di Repubblica, come fece Peccei a capire con così grande anticipo? E perché non fu ascoltato?” “Capì, risponde Enrico Giovannini, membro del consiglio direttivo del Club di Roma, e portavoce di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), perché adottò un modello basato su sistemi che interagiscono, a fronte di un approccio che invece privilegiava saperi segmentati: gli economisti si occupavano di economia, i geologi di geologia […] Fu la sua visione sistemica a permettergli di fare simulazioni sul futuro”.

È incredibile come quei modelli ci abbiano azzeccato. Nel 2014 uno studio australiano ha confrontato i grafici del Club di Roma con gli andamenti reali degli ultimi 50 anni: in molti campi (inquinamento, risorse, popolazione) i grafici sono praticamente sovrapponibili. Fa impressione la proiezione sugli abitanti della Terra: prevedeva un picco di 8 miliardi di abitanti nel 2020 che sarebbero scesi a 6 miliardi entro fine secolo: 2 miliardi di persone in meno nel giro di 80 anni. “Oggi, dice Giovannini, siamo drammaticamente vicini ai picchi previsti 50 anni fa dal Club di Roma”. Ma allora i potenti dell’epoca sottovalutarono l’allarme. “Risposero che la tecnologia avrebbe trovato le soluzioni e il mercato si sarebbe adattato”. “Ci fu anche chi accusò Peccei di catastrofismo”, aggiunge Gianfranco Bologna. “ll fronte di quelli che oggi chiameremmo negazionisti si unì contro il Club di Roma, da destra a sinistra”.

Fa poi impressione leggere nell’introduzione di un libro pubblicato negli ultimi anni del secolo scorso (Futuro sostenibile, ed. EMI, Bologna) a cura del Wuppertal Institut für Klima, “tutti i paesi ricchi nei prossimi anni e decenni dovranno affrontare questioni importanti. Come è possibile impedire una ulteriore divisione della società fra alto e basso, ricchi e poveri? Quali cambiamenti politici e quali riforme istituzionali sono necessari? Tutte queste domande attendono una risposta […] in rapporto con le esigenze dell’ecologia e della giustizia globale. […] A quanto pare attualmente l’ecologia ha ancora delle possibilità nel dibattito politico solamente se scende in campo alleata all’innovazione tecnica e alla possibilità di conquistare settori di mercato, altrimenti per lei non c’è nulla da fare”.

Mezzo secolo dopo i potenti ancora faticano ad agire. Ma, dice Giovannini, milioni di giovani in tutto il mondo scendono in strada per scuoterli. Cosa hanno in comune Peccei e Greta Thunberg? “Ascolta gli scienziati” dice oggi Greta come lo diceva 50 anni fa Peccei. Giusto quindi ricordarlo per quello che è stato, per i suoi appelli alla scienza e al costante invito a tutti a salvare la Terra.

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Gian Gaetano Pinnavaia

Ho lavorato come ricercatore presso l’Alma Mater Università di Bologna nel settore delle Scienze e Tecnologie Alimentari fino al novembre 2015. Da allora svolgo attività didattica come Docente a Contratto. Ferrarese di nascita ma di origini siciliane. Ambientalista e pacifista fin dagli anni degli studi universitari sono stato attivo in Legambiente e successivamente all’interno di Rete Lilliput di Ferrara fin verso il 2010. Attualmente faccio parte della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara. Sono socio dell’Associazione culturale Cds OdV – Centro ricerca Documentazione e Studi economico-sociali, del cui direttivo faccio parte e collaboro da anni all’Annuario socio-economico ferrarese. Nel 1990 sono stato eletto con la lista “Verdi Sole che ride” nel Consiglio Comunale di Ferrara fino al 1995; in seguito, dal 1999 al 2004 consigliere della Circoscrizione Nord per la lista “Verdi”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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