Lettera: Vittorio Emanuele II : da cortiletto a cortiletto?
Nel 2010 il compianto avvocato Giorgio Anselmi ,come presidente della Federazione Provinciale di Ferrara del Nastro Azzurro anche a nome e per conto dei presidenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ricordava come nel 1889 fosse stato inaugurato a Ferrara il monumento al re Vittorio Emanuele II, precisando che la statua, realizzata dallo scultore Giulio Monteverde fu collocata inizialmente sul sagrato della Cattedrale quindi, nel 1927 spostata in piazza della Repubblica.Sempre all’aperto.
Ora il monumento, smembrato e col Re privo della spada, dopo essere stato confinato in un cortiletto interno e di non facile accesso al pubblico presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza in Corso Ercole d’Este dovrebbe essere spostato nell’angusto cortiletto, usato attualmente anche come indispensabile parcheggio dall’AVIS e dalle associazioni d’arma.
Nel ricordare che l’Avvocato Anselmi chiese di trovare idonea collocazione alla statua e che l’Ing. Rendine,allora consigliere comunale, chiese alla giunta Tagliani di adoperarsi affinché l’Amministrazione si attivasse al fine posizionare il monumento, di grande significato per l’unità d’Italia, in Piazzale Giordano Bruno,dietro l’ASL di Via Cassoli, dissento totalmente dal proposito dell’assessore Gulinelli di rendere poco visibile la statua del “Re Galantuomo”.Quel monumento nacque per stare all’aperto e per essere visto da tutti,turisti e cittadini. E credo che meriti,come la statua di Garibaldi e quella di Paolo V, di respirare l’aria libera.Già Ferrara ha condannato alla “damnatio memoriae” tutti i simboli sabaudi (a differenza di tanti comuni , fra cui Portomaggiore, la cui piazza principale è dedicata a Umberto I). Mi sembra ora giusto restaurare e riportare alla luce la statua di Vittorio Emanuele II, ma per destinarla all’aperto – come vorrebbe Gulinelli – e non al chiuso del cortiletto di un museo.
MAURO MARCHETTI

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)