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Essere concittadino di una grande donna come Liliana Segre (cittadina onoraria di Ferrara) mi aveva riempito di orgoglio perchè la reputavo una grande donna. Ora ne sono ancor più orgoglioso e ritengo che Liliana Segre sia non una grande, ma una grandissima persona, che diede prova di tolleranza e di rispetto partendo dalla propria famiglia. Ascoltando “Porta a porta” di martedì 24 febbraio ho infatti appreso che il marito di Liliana Segre (Alfredo Belli Paci, morto nel 2008) era un conservatore anticomunista che si candidò nel 1979, sia pure come indipendente,con il Movimento Sociale Italiano (circoscrizione Milano-Pavia). Il marito amatissimo di Liliana Segre non era un fascista, semmai un liberal-monarchico che si fece internare in Germania per non venir meno al giuramento di fedeltà alla Corona prestato quale ufficiale del Regio Esercito. Nel 1979, convinto – a torto o a ragione – che un successo del M.S.I. avrebbe controbilanciato il peso della sinistra non esitò a candidarsi nelle liste della Fiamma Tricolore. Convinto poi che si dovessero superare le divisioni e i rancori della guerra civile, aderì prima alla Costituente di Destra e poi a Democrazia Nazionale. Liliana Segre non approvò comprensibilmente quella scelta e chiese anche al marito di  non darsi alla politica (come poi accadde), ma non si stracciò le vesti e rispettò la scelta del coniuge, che pure reputava sbagliata. Superati i momenti di disaccordo, non lo accusò di chissà quali nefandezze, ma proseguì in un sereno rapporto matrimoniale che durò fino alla morte di Alfredo Belli Paci.

Credo che anche per questo dovremmo essere orgogliosi di avere Liliana Segre come cittadina onoraria, per la grande lezione di tolleranza e di rispetto delle idee altrui che ha sempre dimostrato, a differenza di chi (vedi il caso Meloni/Gozzini) argomenta solo con gli insulti e dimostra un settarismo intollerante di cui davvero non abbiamo bisogno.

Mauro Marchetti

Cover: Liliana Segre entra in Senato, 2018 (wikimedia commons)
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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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