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Da: PD Stampa

Calvano e Caliandro (PD): “Le politiche di centro sinistra emiliano-romagnole piacciono talmente che le opposizioni fanno a gara per intestarsele. Votino l’assestamento di bilancio allora”

“I provvedimenti che il Presidente Bonaccini e la sua Giunta emanano sono il frutto di un contatto diretto e costante con i cittadini oltre che di una conoscenza approfondita del territorio. Nient’altro guida le politiche emiliano-romagnole se non questo”. Così il Capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro stiletta il capogruppo del Carroccio Stefano Bargi che accusa la Regione Emilia-Romagna di “copiare” i principi ispiratori della Lega. Gli fa eco anche il Segretario regionale Pd Paolo Calvano che aggiunge: “I provvedimenti della Regione Emilia-Romagna, a guida centrosinistra, con un Presidente che si chiama Stefano Bonaccini, piacciono talmente tanto e sono così vicini e rispondenti ai bisogni quotidiani delle persone, che ogni giorno ormai vediamo le opposizioni fare a gara per intestarseli. Lo ha fatto il Movimento 5 stelle prima e oggi lo fa la Lega. I cittadini sanno bene chi è impegnato tutti i giorni a cercare risposte ai loro problemi e chi invece cerca di mettere il cappello su cose che non fa, per poi paradossalmente votare contro in Consiglio Regionale”.

“Se la Lega fosse attenta ai provvedimenti che lei stessa approva a Roma saprebbe che il reddito di cittadinanza impedisce forme di sostegno regionali al reddito. E forse i suoi rappresentanti smetterebbero anche di fare i leoni contro l’Europa se solo considerassero che in Lombardia le rette sono calmierate utilizzando fondi europei, mentre invece in Emilia-Romagna lo facciamo utilizzando risorse nostre, e per cifre ben più consistenti – prosegue Caliandro -. Dunque, a quanto pare, sono i primi che non conoscono nemmeno quello che il proprio Governo fa e dice. Noi in Emilia-Romagna abbiamo fatto nostro, per primi nel Paese, il principio di lotta alla povertà e continuiamo a farci carico delle persone e a sostenerle nella loro vita quotidiana. I fatti lo dimostrano e non le promesse da campagna elettorale che finiscono in tutto fumo e niente arrosto. Il fatto che i leghisti siano così distratti, non conoscendo nemmeno i provvedimenti che approvano dimostra la loro incompetenza. Con questi presupposti non possiamo che guardare con ottimismo alle prossime elezioni, e in più gli ricordiamo che se sono tanto entusiasti della rivoluzione del welfare emiliano-romagnola possono tranquillamente votare in aula l’assestamento di bilancio”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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