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da: Maria Cristina Nascosi Sandri

Sono 83 anni che la Straferrara è sulla breccia, o, per meglio dire, sul… palcoscenico.
E quasi un anno è trascorso dalla scomparsa di Beppe Faggioli, attore, regista e capocomico dal 1967, insieme con la moglie, inseparabile compagna nella vita e sulle scene, Rossana Cici Spadoni, figlia del fondatore della più che unica compagine teatrale dialettale ferrarese.
L’aver resistito nel tempo vuol dire che chi ne ha tenuto e tiene le fila ha saputo creare un legame imprescindibile tra tutti i componenti, nel tempo, che va al di là di una ‘semplice’ passione per il teatro, la ‘grande magìa’ di Eduardo.
La Compagnia fu fondata il 14 agosto 1931 da Ultimo Spadoni insieme con un piccolo gruppo di amici e sodali, da tempo veterani delle scene, non solo attori, ma anche autori di gran livello e cultura.

© Photo FRANCO SANDRI (A.I.R.F.)
© Photo FRANCO SANDRI (A.I.R.F.)

La prima recita avvenne il 3 settembre di quell’anno al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con la commedia “Pàdar, fiòl e …Stefanìn” e la farsa “L’ unich rimèdi”, scritte entrambe da Alfredo Pitteri, uno dei grandi cui s’accennava più sopra.
Allora era di prammatica, quasi un classico, concludere la serata, dopo la commedia, con una farsa. Da quella memorabile recita la Straferrara prese l’avvio e lavorò quasi per un anno intero al cinema-teatro Diana di Ferrara. L’anno successivo iniziò un’intensa toumée in tutti i teatri della provincia, diffondendo ovunque passione per il teatro dialettale ferrarese. Il crescendo dei successi portò la compagnia al teatro Nuovo ed al teatro Verdi di Ferrara, dove si esibì per molte recite: in entrambi i teatri riscosse molta affermazione, grazie alla bravura degli interpreti, alla cornice scenica ben curata a tutti gli effetti ed all’esecuzione del lavoro, resa maggiormente piacevole, in alcuni spettacoli, dalle canzoni e dalla musica inseriti con ottimo gusto.
Il suo lavoro corale non conobbe soste neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti, continuando la propria attività, pur sotto l’incubo delle incursioni aeree, recandosi con mezzi di fortuna anche nei pochi teatri di provincia rimasti attivi, per portare un po’ di svago e di conforto agli sfollati.
La sua notorietà si diffuse, nel tempo, in molte città della nostra regione, sicché la Straferrara si produsse validamente negli anni del dopoguerra nei migliori teatri tra cui il Savoia di Rimini, il Rasi di Ravenna, il Principe di Modena, il Duse di Bologna ed il famoso Regio di Parma in cui rappresentò ”A la partigiana”, un classico di Alfredo Pitteri ancora rappresentato da altre compagnie come il forlivese Cinecircolo del Gallo, presieduto dal capocomico Aurelio Angelucci, regista, attore ed erede spirituale dello stesso Pitteri.
Ferrara ha riconosciuto, seppur lacunosamente e, di sicuro, non quanto avrebbe meritato, l’opera davvero meritoria della Straferrara: nel 1976 la compagnia ha ricevuto dalla Camera di Commercio il premio Masi – Recchi per “l’alto contributo dato alla valorizzazione del patrimonio linguistico ferrarese, mantenendo in essere un teatro dialettale provinciale”. Ed ultimo, in ordine di tempo, l’Associazione Stampa Ferrara ha attribuito nel 2002 a Beppe Faggioli un premio alla carriera, la cui motivazione rileva, fra l’altro, che ” ha saputo trasmettere anche alle giovani generazioni la passione per questo genere di teatro, tanto che alla vecchia e gloriosa Straferrara si sono affiancate in città e in provincia alcune compagnie composte in massima parte proprio da attori giovani “.

E nel nome e nel ricordo di Beppe, oltre agli auguri di almeno altri splendidi 83 anni,
auspichiamo un ad maiora a tutto tondo e con grande affetto.

Foto:
© Photo di Franco sandri (Airf)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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