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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


di Stefano Peverin

Chi da anni segue la musica con passione e dedizione è portato, a volte, a pensare che solo gli States possano esprimere artisti capaci di avvolgere l’anima con le proprie note e accompagnare le emozioni degli ascoltatori in mondi fatati e pieni di emozioni. Nel caso dell’ultimo lavoro di Cesare Carugi, songwriter di Cecina ormai adottato da Ferrara e dai ferraresi per le sue frequentazioni nel nostro territorio, tale affermazione suona profondamente sbagliata. Carugi è arrivato al suo terzo album, molto spesso ostico e difficile: se il primo contiene l’entusiasmo del nuovo lavoro e il secondo la conferma delle proprie doti, nel terzo si rischia di voler strafare o di rimanere ancorati a melodie certe e di successo. Errore nel quale il toscano-ferrarese non è caduto, facendo dono agli estimatori della buona musica di un lavoro completo, intenso e appassionante per le nostre orecchie e le nostre anime, così bisognose di rassicurazioni morali.
cesare-carugi
Il disco si intitola “Crooner Freak” e già qui contiene la volontà del musicista di differenziarsi dai lavori precedenti. Missione decisamente compiuta: l’album contiene 12 brani tra di loro accumunati da testi malinconici, ma molto diversi uno dall’altro dal punto di vista musicale. Carugi si avvale di ottime collaborazioni: Leonardo Ceccanti alle chitarre, Matteo Berneschi al basso, Nico Pistolesi alle tastiere, la voce di Alice Pisano, Paolo Ercoli alla steel guitar. Ci sono anche ospiti di rilievo, quali Joe Barreca all’upright bass, Tim Easton al mandolino e il grande Eugene Ruffolo al controcanto dell’ultimo brano.
La scrittura di Cesare prende spunto da maestri indiscussi della nostra musica, riuscendo a rendere personale ogni brano e aggiungendo quel tocco di italianità sia ai testi che alle melodie.
Tutti i 12 brani sono degni di menzione, ma alcuni hanno particolarmente stimolato le mie emozioni. “The long blackwall”, il brano di apertura: una batteria incessante che ricorda la marcia degli eserciti pronti alla battaglia lascia a mano a mano spazio a un’intro di chitarra acida e profondamente psichedelica; “Waterfall”, ballata delicata e coerente con una certa tradizione “on the road” di chi vuole raccontare il ritorno a casa dopo mille peripezie che segnano i nostri destini; “John Butler Train” (decisamente il mio brano preferito), ballata acustica, intimista, intensa, appassionante, in cui ansie ed angosce accompagnano con delicatezza l’ascoltatore; “Beautiful when you cry”, delicatissima ballad in cui west coast americana e west coast italiana si fondono coadiuvati anche dai cori eseguiti alla perfezione; “For many days to follow”, brano intenso, che ricorda nelle liriche Jackson Browne, e in cui viene gridato alla propria amata di tornare indietro, accompagnati dal ricordo dei tempi passati assieme; “Certain Saturday Night”, in cui Carugi ricorda la distanza tra lui e la sua compagna proprio la notte del terremoto emiliano e racconta con passione e intensità quegli attimi e il suo desiderio di essere a Ferrara insieme a lei; “Like a ling goodbye”, brano di grande spessore ed emozionante con un controcanto maestrale eseguito da Eugene Ruffolo.

Se siete alla ricerca di musicisti sinceri che fanno musica per passione ed esprimendo con naturalezza le proprie emozioni, volendole condividere con noi fruitori questo nuovo album di Cesare Carugi saprà donarvi un po’ di America, con le sue polverose strade, fusa con la costa toscana e con un pizzico di malinconia tipica delle nebbie padane. Davvero un ottimo lavoro consigliato a tutti coloro sanno aprire l’anima e non accontentarsi di quello che radio e tv vendono come ottimo, ma solo frutto di marketing di bassa lega.

Cesare Carugi si esibirà questa sera nell’ambito dello Sharing Festival al Circolo Arci Zone K, apertura ore 19; inizio concerto ore 22. Per maggiori info clicca qui.

Ferrara film corto festival

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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it