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da: MLB home gallery

Un curioso tappeto connoterà quest’anno lo stand della MLB home gallery, di erba verde, reale e calpestabile: la scelta curatoriale di Maria Livia Brunelli per la sua partecipazione ad ArteFiera (dal 22 al 26 gennaio) è infatti caduta su un tema di grande attualità per il delicato momento storico in cui stiamo vivendo: la perdità dell’identità dell’uomo (Mustafa Sabbagh), dei luoghi (Silvia Camporesi), del mondo animale (Stefano Scheda). Quest’ultimo artista ha pensato di interpretarlo collocando tappeti di pelle di mucca su un prato di vera erba, per un pascolo assurdo e impossibile, mentre il fotografo italo-giordano, ma residente a Ferrara, Mustafa Sabbagh, porterà una nuova serie di fotografie che hanno suscitato l’interesse del MAXXI di Roma.

Anche quest’anno la MLB home gallery di Ferrara non passerà inosservata ad ArteFiera, la fiera d’arte più importante a livello italiano, confermandosi anno dopo anno vera e propria realtà culturale di eccellenza per qualità delle idee e spirito di innovazione.
Fin dalla sua fondazione, la casa-galleria di Corso Ercole d’Este 3 si è infatti contraddistinta in primo luogo per la sua forte vocazione relazionale: una casa galleria dove gli spazi pubblici convivono e si intersecano con quelli privati, creando così un’atmosfera intima e partecipata che favorisce nei visitatori l’immersione totale nell’arte. Un esempio di “galleria relazionale”, dove il collezionismo nasce dalla passione contagiosa della fondatrice che, in un’atmosfera informale, riesce ad avvicinare all’arte un pubblico anche non specialistico (ogni inaugurazione è affollatissima e si superano spesso le trecento presenze). Maria Livia Brunelli è anima e vera forza propulsiva della home gallery; è una giovane curatrice che crea sinergie tra artisti e contenitori culturali d’avanguardia.
Oltre a progetti speciali, iniziative di arte urbana (come The Faunal Countdown, l’installazione del rinoceronte di Stefano Bombardieri e di altri animali nel centro storico della città) e collaborazioni con musei e gallerie, la MLB home gallery basa la propria programmazione annuale su un’idea strategica: in occasione di mostre storiche in programma presso l’attiguo Palazzo dei Diamanti, gli artisti invitati a esporre elaborano appositi progetti legati tematicamente a queste mostre, attualizzandone i contenuti.
Le telecamere del TG1 già nel 2011 avevano segnalato la MLB per la sua originalità nel panorama nazionale, e nel 2013 sono di nuovo tornate, e non solo per riprendere la culla della figlia della gallerista, in fiera per esigenze di allattamento, ma da molti scambiata per un’opera d’arte.
Diversi giornali e media nazionali hanno citato la MLB come galleria rivelazione dell’edizione di ArteFiera 2013 (dal Corriere della Sera a Repubblica, da La Stampa a Rai Radio 3), che ha anche vinto il Premio Rotary Club Samoggia come “migliore allestimento”. Lo stand era costantemente preso d’assalto dai visitatori, sia per il tema cui era dedicato, il terremoto in Emilia, sia per l’installazione che ricopriva interamente il pavimento: 300 mila monetine da un centesimo, irresistibili da calpestare, riferimento ai fondi stanziati per il sisma che faticano ad arrivare a destinazione, e metafora della esiguità del risarcimento.
Come ogni anno, l’associazione MLB home gallery organizza una visita guidata ad ArteFiera, domenica 26 alle 16: è la stessa Maria Livia Brunelli ad accompagnare i visitatori alla scoperta delle opere a suo parere più interessanti, interpellando direttamente alcuni galleristi e artisti per indagare il “dietro le quinte” del loro lavoro (per info: 346 7953757).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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