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da: Paolo Roat

Dopo mesi di richieste il Tribunale di Roma ha acconsentito a darle ascolto. Si accende la speranza di archiviare il suo trasferimento a Roma e di poter studiare danza a Milano

Occhi puntati sull’esito dell’audizione che il Tribunale di Roma ha stabilito per il 19 dicembre, durante la quale sarà ascoltata la giovane promessa della danza ferrarese, che il giudice vuol trasferire in una casa famiglia della Capitale, allontanandola da una madre che secondo i vari consulenti del Tribunale la condizionerebbe in maniera eccessiva e un padre quasi mai presente nella vita della giovane.
La ragazzina quattordicenne, che si presenterà accompagnata dall’avvocato Francesco Miraglia, ha più volte detto e ribadito – anche lo scorso 25 novembre in questura a Ferrara – che non intende lasciare la madre né trasferirsi a Roma, ma semmai proseguire gli studi di danza classica in una scuola di Milano nella quale era già stata ammessa: è una ballerina promettente e sogna di danzare alla Scala e la formazione in quella scuola le fornirebbe la possibilità di diventare professionista, trampolino di lancio per scuole internazionali. Aveva pianificato di conseguire contemporaneamente il diploma in un liceo linguistico, appunto per essere pronta a un eventuale trasferimento all’estero.
Per ora invece sta chiusa in casa e non può proseguire gli studi, a causa della disposizione del Tribunale di Roma, che impedisce a ogni altra scuola di accettare la sua eventuale iscrizione. Il suo caso ha suscitato un grande interesse mediatico e la costituzione di un gruppo Facebook sostenuto da oltre cinquemila iscritti; lo scorso 21 novembre il Comitato Cittadini per i Diritti Umani (Ccdu) ha organizzato in piazza del Municipio a Ferrara una manifestazione in suo favore e contro le perizie psichiatriche nei tribunali.
L’avvocato Miraglia ha inoltre scritto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro della Giustizia Andrea Orlandi, chiedendo un loro interessamento e un intervento diretto e magari anche di incontrare la giovane ballerina.
Intanto la incontrerà sabato prossimo il giudice del Tribunale di Roma. Nel frattempo la giovane ha ottenuto che la questura di Ferrara, dopo averla sentita per ben quattro ore a novembre, stabilisse che il decreto di allontanamento non possa essere eseguito.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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