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Un buon libro (almeno nelle aspettative) scelto per accompagnare le vacanze estive può rappresentare il compimento ideale del “progetto ferie” lungamente agognato durante il corso dell’anno. Senza esitare ho scelto una rilettura da tempo desiderata, fiducioso di trovare fra le sue pagine una affinità idealizzata al viaggio itinerante programmato mesi or sono.
Il libro in questione è “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar e il percorso incantevole compiuto è quella collana di perle preziose che sono i siti archeologici greci situati sulla costa orientale anatolica del mare Egeo: la Ionia e la Lidia, oggi in terra di Turchia, da Alicarnasso, l’odierna Bodrum, fin sotto le mura di Troia-Truva.
L’imperatore romano Adriano governò l’impero dal 117 al 138 d.C., impegnandosi in diverse campagne militari di stabilizzazione dei confini, ma la sua impronta determinante conduce decisamente alle belle arti. Lui che fu poeta e letterato, ammirava la raffinatezza della cultura greca, e grazie alle sue celebrate competenze in architettura (avversate dal famoso architetto Apollodoro di Damasco, poi probabilmente fatto giustiziare da Adriano stesso) arricchì di monumenti Roma, Villa Adriana di Tivoli inclusa, e la terra greca: “Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo…le città splendide e piene di luce…” soleva dire.

Il dovere di sintesi mi obbliga a poche righe, limitandomi ad abbozzare una rappresentazione di solo un’infinitesima parte delle meraviglie incontrate.
Da Alicarnasso, nel cui centro abitato si può oggi solo immaginare la grandiosità del Mausoleo omonimo eretto per Mausolo e inserito fra le Sette meraviglie del mondo antico, si approda a Didima con i suoi colonnati megalitici del pronao del tempio di Apollo Didimeo alti quasi sedici metri e collegata attraverso la via sacra a Mileto. Mileto, patria di Talete, matematico e filosofo, a sua volta fondatrice nel Mediterraneo di colonie, ricca di storia anche drammatica, che risorse dopo la riconquista da parte di Alessandro Magno e rivitalizzata nell’impero romano. Le mura possenti, le terme e i resti di altre numerose costruzioni ne fanno un sito anche impegnativo da visitare. Incontriamo Priene che la leggenda vuole fondata dalle Amazzoni e poi proseguendo Efeso.
Efeso, oggi Selçuk, era sede di un’altra delle Sette meraviglie del mondo antico, il tempio di Artemide. Offre l’incantevole via di colonnati, resti di fabbricati solo immaginati oggi: partendo dal teatro passa di fronte alla maestosa facciata della Biblioteca di Celso, che Adriano visitò per ben due volte e completò con grande profusione di mezzi insieme al porto commerciale.

biblioteca Celso Efeso
La biblioteca di Efeso

Il libro, pagine che volano veloci, e il viaggio: intreccio di arte, scultura e architettura, ma anche di guerra, che emerge con forza in ogni sosta di questo percorso che ci porta ora ad Aphrodisias, sulla strada di Pamukkale verso l’interno turco. È un gioiello da non perdere, qui Adriano diede probabilmente il meglio del suo impegno in terra greca antica, escludendo Atene: il tempio di Afrodite, lo stadio, i teatri, le terme, la scuola di scultura.
Si prosegue verso Pamukkale dallo stupefacente biancore del deposito calcareo delle cascate con la sovrastante Hierapolis di Frigia, altro vasto sito incantevole posto sull’altopiano, dall’ancora perfetto e grandioso teatro romano, e dove avrebbe trovato la morte San Filippo. Continuando verso nord dalla pianura antistante l’insediamento millenario si arriva con lo sguardo fino alla collina di Pergamo dove sono visibili i resti del colonnato del potente bianco tempio di Traiano, innalzato e completato da Adriano. Sul lato opposto della stessa collina scende ripidissimo un teatro antico, opera di alto ingegno. Il gigantesco e spettacolare Altare di Pergamo, smontato sul posto e rimontato a mille miglia di distanza, si può ammirare oggi al Pergamon museum di Berlino. Da non perdere nella vallata l’Asklepieion, l’antico centro medico con teatri, templi e vie curative, patria di Galeno. Un ultimo impegnativo tratto di strada e siamo sotto le mura di Troia, luogo di estreme emozioni senza tempo dove ci fermiamo.
Ho divorato le pagine delle “Memorie”. Con l’immaginazione entro ed esco dal libro e dal mio percorso sull’asfalto, con il convincimento che la Yourcenar abbia dipinto un ritratto dell’imperatore Adriano attraverso i suoi vent’anni di regno con il cuore, come un grandissimo protagonista della storia, diviso fra lo spietato pragmatismo del comando imperiale, l’umanità, gli amori, la finissima sensibilità verso l’arte e il bello, e con un tocco di fantasia dall’ascesa al trono fino alla malattia che lo ucciderà.

Busto di Adriano
Busto di Adriano dei Musei Capitolini

A un imperatore stanco e di fronte alla fine imminente l’autrice sussurra: “…Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più…Cerchiamo d’entrare nella morte ad occhi aperti…”
Prigionieri della seduzione della bellezza classica, dove a una meraviglia se ne sovrappone immediatamente un’altra senza respiro, sullo sfondo di un rosso tramonto sull’Egeo potrebbe accadere di intravedere un’ombra fra i colonnati e le divine sculture, fra gli archi e l’agora: l’ombra di un imperatore calato nella sua armatura di soldato dell’impero, assorto nei suoi pensieri, inebriato, rapito da Prassitele, Fidia, Temistocle, Senofonte…

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Marco Bonora

Nato sul confine fra le province di Bologna e Ferrara, dove ancora vive e risiede . Si occupa di marketing e di progettazione nel settore Architettura per una industria vetraria, lavora in una multinazionale euroamericana. E’ laureato in Tecnologie dei beni culturali e in Scienze e tecnologie della comunicazione presso l`Università di Ferrara. Scrive articoli su riviste del settore e ha pubblicato due volumi tematici sul vetro contemporaneo innovativo e sul vetro artistico delle vetrate istoriate del `900 presenti nelle chiese del nostro territorio. Grande passione da sempre per i viaggi a corto e lungo raggio e il mare.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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