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da: Circolo di Legambiente “Delta del Po”-Comacchio

Al consiglio comunale di Comacchio (FE) di ieri 11 settembre, è andato in scena un monologo del Movimento 5 Stelle. Accompagnato da un “balletto” (così è stato definito) informativo di Legambiente.

I Grillini sono rimasti soli a raccontarsela su alcune importanti delibere che riguardano il futuro urbanistico del comune di Comacchio attraverso accordi diretti con alcuni privati.

Come si è arrivati a questo soliloquio? Anche l’opposizione ha abbandonato il consiglio, vista la mancanza di apertura di “veri” spazi democratici e di confronto aperti alle istanze della società civile che vuole poter dire la sua e confrontarsi in maniera aperta e con i tempi e le modalità dovute.

Legambiente ha cercato di informare e sensibilizzare ancora una volta i consiglieri del Movimento 5 Stelle riconsegnando loro gli impegni elettorali, le delibere di indirizzo già approvate, le norme relative alla pianificazione, che avrebbero dovuto impedire il consumo di suolo e di territorio.

Al contrario, i Grillini comacchiesi hanno ritenuto di procedere comunque, e di approvare in solitudine queste tre delibere che cominciano a dare concretezza allo scellerato progetto di ulteriore consumo di territorio già programmato (circa 190 ettari di zona costiera) addirittura attraverso il Piano Territoriale del Parco del Delta del Po già approvato dalla Provincia di Ferrara.

Decisioni di tale portata avrebbero dovuto essere discusse all’interno di processi ampi e partecipativi aperti a tutti (per TUTTI non certo solo per noi), e valutati e giustificati preventivamente in merito alla loro reale necessità, al loro impatto, e anche alla loro eventuale idonea localizzazione, come le norme di tutela del territorio impongono, e come parte di un “corretto” processo di pianificazione del territorio che voglia dirsi tale.

Quando si avrà il coraggio di realizzare incontri pubblici (e non monologhi) per poter mettere in luce quali sono veramente le questioni e le decisioni in gioco, analizzando nel merito e con attenzione le norme, le procedure, e non raccontare ( e raccontarci) l’ennesima versione di parte?

Il primo fattore di “sviluppo” è la cultura. E non nuovi mattoni (anche se “leggeri”)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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