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di Tiziano Tagliani*

Ho fatto un sogno: Ferrara trovava un nuovo aedo: una città che fino a ieri di Bassani aveva il solo ricordo oggi può raccontarne il mondo, grazie alla generosità di Portia e di Ferigo e di qualcuno che, dopo decenni, si è reso pronto, ha dato opportunità a questo racconto “Fuori le mura”: un futuro con il “giardino” che vola a Gerusalemme ambasciatore di quel capolavoro di città che è la nostra, con gli “occhiali d’oro” che tornano in città a vedere nebbie ormai scomparse.
Un narratore ci serve, ha ragione Macke!
Che racconti: come in pochi mesi Boldini volasse a Pechino e all’Hermitage, Antonioni a Parigi, Amsterdam e Bruxelles, Il poema di Ariosto fluisse negli occhi di 30.000 studenti ed altri 120 mila curiosi a bocca aperta e De Chirico metafisico tornasse con i capolavori dipinti a Ferrara per la prima volta ad incantare tanti.
Un narratore che spieghi con passione, come, con la visione di ciò che Ariosto che “vedeva ad occhi chiusi” siano atterrati in città anche il Baccanale degli Andri del Tiziano, poeta di una corte perduta ed un Mantegna pagato dagli Este e non dai Gonzaga! E ben ricordo quanti, oggi ricreduti, su quella sfida non avrebbero investito un fiorino!
Poi il risveglio. Qui si disputa a giorni alterni di spore idrofile e sulla incompetenza di chi ha operato miracoli che altrove, in città di maggior rango e dotate di munifiche fondazioni, meriterebbero ben altro rispetto. Dall’alto si disputa, di pulpiti che a turno l’un l’altro si edifica l’intellighenzia nostra almeno fino al prossimo cruento certame sulla presidenza o sul convegno.
Ah casta di aedi! Narratela questa nostra città voi che la parola governate con padronanza (voluto rafforzamento semantico)!
Non però quella che contrappone, quotidie, nelle associazioni il presidente di ieri a quello di oggi, quella che vuole il Meis nel parco Urbano o al Verdi ma non dove si fa , quella che da mesi attende da una Soprintendenza (mai lettera maiuscola fu più necessaria) di sapere il futuro di una civica idea, criticabile ed infatti criticata fin che si vuole, ma Santo Cielo una idea che merita risposta e magari non sul giornale!, Soprintendenza in vero sopraffatta dal lavoro e dagli arretrati, ma che trova il tempo di insegnare al sindaco (volutamente minuscolo siccome privo di visione onirica) come si compone la giunta.
Narrate or dunque questa città, voi che dalla storia traete l’humus che a noi, schiera dannata di mercenari dell’amministrare cornuti e fors’anche becchi, non sarà mai dato, narrate d’una città che compie miracoli coi fichi secchi!
Città che, meschina, non rinnova il Direttore delle biblioteche perché la legge a chi ha lavorato tanto (e bene aggiungo, io sì, vergin di servio encomio e di codardo oltraggio) lo impedisce, ma non per questo lascerà sguarnita la trincea (come dissi alla Presidente amica della Ariostea) mi si consenta sul punto però l’indeterminatezza che è dovuta per rispetto di chi in biblioteca ci lavora, là dove il prestito, come suggerisce l’ottimo Monini, oggi non è il solo metro, così come il consumo del gessetto non lo è del lavoro del maestro.
E se per lasciare memoria di questi nostri anni sarà d’uso, come è, calcar la mano su chi scrive, non abbiate timore alcuno picchiate duro, perché con l’irriverenza della classe da cui provengo, quella di Cesira la bugadara , la arzdora che i panni la lavava in tal canal, nell’attesa dell’inclita opera vostra, non tacerò, ma convinto lancerò un grido: INTANT VIVA LA SPAL

*Sindaco di Ferrara

Leggi la replica di Gianni Venturi “i prosaici oltraggi degli ingrati”

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Riceviamo e pubblichiamo

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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