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Da Organizzatori

Il Centro studi e ricerca sull’emigrazione dal territorio di Renazzo si prepara al trasferimento. In questi giorni è terminato il trasloco dalla sede di via Piave.
Da settembre il materiale troverà spazio nell’aula magna della scuola secondaria di primo grado renazzese, dove potrà essere fruito sempre e, su appuntamento, in orari e giornate extrascolastiche. «La nuova collocazione – spiega Mariacristina Barbieri, assessore ai Servizi Bibliotecari – non solo favorirà la fruizione della documentazione raccolta, ma consentirà uno stretto legame con le classi che stanno seguendo progetti didattici sul tema della migrazione, organizzati dall’Archivio Storico e dalla Biblioteca Comunale. A tal proposito desidero ringraziare per la massima disponibilità la dirigente Stefania Borgatti e la professoressa Elisa Fiorini».
La documentazione del Centro studi sarà inoltre riproposta all’Archivio Storico, che conserva le foto e i documenti in originale da cui ha preso forma il progetto ‘Nulla osta per il mondo: l’emigrazione da Renazzo’. E proprio questo sarà il cuore di una serie di nuove attività didattiche e di ricerca. A settembre una studentessa del Liceo cloassico ‘Cevolani’, nell’ambito delle iniziative alternanza scuola-lavoro, seguirà un progetto specifico legato all’emigrazione.
«Il fenomeno dell’emigrazione non guarda solo agli Stati Uniti e a Plymouth, ampliamente studiato e pubblicato – rimarca l’assessore Barbieri -. Hanno recentemente preso il via progetti di collaborazione con l’Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires e con l’Associazione Emiliano Romagnoli in Argentina, come pure con una in Brasile. Di qui stanno prendendo vita nuovi filoni di indagine e di approfondimento, orientati in particolar modo alla raccolta di nuove storie che fondano sui contatti intessuto con i discendenti di quanti sono partiti dalla nostra terra».
Il raggio di ricerca si è dunque ampliato, guardando ai suggestivi orizzonti dell’India e del Canada, mete di emigrazione con cui è in atto un fitto rapporto epistolare con i discendenti dei migranti centesi. Con quello geografico si amplia anche il raggio di interesse: le storie di italoamericani che hanno partecipato alla guerra i Vietnam, di chi ha rischiato di essere venduto come schiavo a fine ‘800, di chi ha prestato la sua opera come cuoco al Waldorf Astoria di New York (nella foto, Guerrino Farioli).
«In questa nuova fase di studio – annuncia Mariacristina Barbieri – l’intento dell’Amministrazione è quello di creare anche una sezione dedicata alle ‘Memorie dei migranti’ recuperate direttamente attraverso le voci di chi è espatriato o grazie a quanto si è conservato nei diversi archivi pubblici e privati. Un’ulteriore sezione sarà dedicata alle ‘Storie’, alle biografie e alla ricostruzione degli alberi genealogici, quando possibile sino ai giorni nostri, di coloro che sognavano “la Merica” e si sono trasferiti appunto negli Stati Uniti, in Brasile e Argentina alla ricerca di una vita migliore. Erano lunghi viaggi, spesso in terza classe, quelli che dovevano affrontare i nostri migranti attraverso l’oceano e, attraverso questo nuovo progetto, vorremmo raccogliere le loro voci, i “messaggi in bottiglia” lanciati in mare, quelli che, oscillando tra cronaca e fantasia, hanno fornito informazioni, raccontato drammi ma anche comunicato emozioni. Quelli che hanno comunque sempre raccontato la vita».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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