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Da: Movimento 5 Stelle – Ferrara

Ad un occhio superficiale, ci si potrà chiedere perché il Movimento 5 Stelle ha votato no alla delibera popolare sui rifiuti, pur avendo detto dall’inizio di sostenerla con tutti i mezzi ed anzi appoggiando la raccolta firme con i propri esponenti. La risposta, sintetica, é altrettanto semplice: quella che é uscita dall’aula non era più la delibera popolare ma il mostro preconfezionato dal PD con i suoi avventurosi emendamenti: Una deviazione tale nel contenuto dal renderla indigesta agli stessi comitati promotori che la hanno bocciata su tutta la linea, riferendo di una soluzione che era addirittura inaccettabile nel testo di presentazione.
Cerchiamo di capire perché: la proposta aveva un vizio di forma da sanare nella seduta del consiglio per diventare ammissibile e inoltre chiedono un tavolo neutro, vero, di partecipazione democratica.
La “sanatura” esce con l’attribuzione ad Atersir dello studio di fattibilità con gli emendamenti PD: Cioè l’ente che controlla a chi dare la gara deciderà se é meglio la gara stessa o l’affidamento pubblico diretto e si occuperà di indirizzare lo studio sul sistema pubblico alternativo. Atersir é un organo di controllo, condannato da una pluralità di rapporti di Anac e dell’antitrust per il suo ruolo di controllore “controllato” ovvero di essere, di fatto ritenuto subalterno a Hera e non ad essa indipendente. Atersir é ente dove partecipano gli stessi sindaci che però hanno nei loro portafogli le azioni Hera, ivi compreso il comune di Ferrara. É altresì presieduta dal sindaco Tagliani. Quindi, per riassumere: il PD chiede alla giunta Tagliani (possessore di azioni Hera) di dare ad Atersir, presieduta da se stesso, di fare uno studio di fattibilità che sia potenzialmente contrario alle decisioni e gli interessi dei soggetti partecipanti all’ente stesso. Un mostruoso conflitto di interessi che da anni va avanti e abbiamo sempre denunciato. Potrà l’organo monopolizzato da interessi privatistici e che già si é espresso per un bando privato realizzare uno studio che sia contro tutto questo? Ci chiediamo se, per esempio, il vostro capoufficio vi chiedesse se il vostro posto di lavoro serve perché in caso contrario vi sbatte in mezzo a una strada. Gli rispondereste mai che é meglio che vi licenzi per farvi morire di fame?
Atersir é un concentrato di tutte le follie politiche del Pd tanto da essere non solo oggetto di attenzione di Anac e Antitrust ma anche di proposte che ne portino l’abolizione e il ritorno a enti di controllo dove i conflitti di interesse siano eliminati.
Terminiamo dicendo che si voleva uno studio utile, profondo e significativo per la città rispettoso delle firme raccolte e dei cittadini stessi, contestati anche di aver fatto un lavoro incompleto quando i regolamenti decennali comunali sono lacunosi in materia da non prevedere neanche come andasse discussa una delibera popolare. Noi volevamo che uscisse il testo e la sostanza di quello che fosse il volere popolare (ma il movimento 5 stelle si sa, é un banale soggetto populista) e che ai cittadini spettasse l’ultima parola su come fare le cose per il loro bene.
A un testo che lasciasse tutto nelle mani di un Tagliani in prossima scadenza proprio non lo abbiamo digerito: Che il Pd ormai politicamente morto e così litigioso al suo interno da metterci mesi a assumere una posizione sull’argomento che probabilmente non governerà più da maggio 2019, non volevamo lasciare le redini di tutto e abbiamo detto no. Difenderemo in altre sedi e in campagna elettorale l’idea di un servizio pubblico realmente efficiente e scevro da rischi di contaminazione di conflitti di interesse.
Al Pd lasciamo il suicidio politico di aver distrutto la città e averla riempita di immondizia in ogni angolo. Loro, i capaci, come si autodefiniscono, rimangono chiusi nel loro bunker sperando che la battaglia (politica) non li travolga. L’illusione, sia chiara, rimane totalmente effimera.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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