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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

Con due mostre ed un concerto il Ferrara Art Festival ha vissuto, sabato 21 giugno, uno nuovo momento di grande arte contemporanea.
Quasi un benvenuto all’estate, quello che il curatore Virgilio Patarini ha voluto offrire con la bella mostra di Paolo Facchinetti ed Edoardo Stramacchia alla Galleria Il Rivellino e con la personale di Diego Palasgo alla neonata Galleria del Cammello (Camel Home Gallery).
Due eventi artistici, concepiti e realizzati nell’ambito del Ferrara Art Festival presso due location collaterali rispetto al centrale Palazzo Racchetta, che vedono al centro della scena le più differenti espressioni di quella che lo stesso Patarini ha definito Post-Avanguardia.
Nella mostra in parete al Rivellino (fino al 4 luglio prossimo) Facchinetti e Stramacchia propongono due percorsi che, intersecandosi, mostrano l’utilizzo della “tessera” pittorica quale modulo attraverso il quale realizzare opere pittoriche di grande impatto. “L’insostenibile leggerezza di certe tessere” è il titolo ironico che il curatore Patarini ha definito per questa mostra. Una leggerezza senza dubbio presente nelle forme e nella figurazione, accanto alla grande sapienza tecnica dei due artisti, che può essere letta come un equilibrio precario dell’esistenza, in continua lotta tra ripetizione e differenziazione.
Alla neonata Galleria del Cammello è stata presentata, invece, la mostra “Frammenti di memorie” (fino al 14 luglio prossimo). In parete le opere del pittore veneto Diego Palasgo, il quale, grazie ad un linguaggio pittorico sempre in bilico tra figurazione ed astrattismo, pone in luce la valenza formale dell’azione, sempre bilanciata da un sentimento quasi erotico, nella duplice forma della passionalità e della contemplazione. Un percorso ricchissimo, quello proposto, che pone lo spettatore di fronte a richiami alle avanguardie storiche (tra tutti ad Afro e Burri), ma che, al tempo stesso, si pone nei confronti del fare pittura con il rispetto e l’ammirazione che si devono porre nei confronti dell’arte del Rinascimento, intesa come base sulla quale innestare un discorso contemporaneo.
Hanno chiuso il sabato denso di mostre ed iniziative d’arte il cantautore Enrico Cipollini e il gruppo dei Chewing-Gum che, nel cortile di Palazzo Racchetta, hanno contribuito a creare un’ottima atmosfera grazie alla musica, in un connubio ideale tra le arti.
Tutte le mostre e gli eventi del Ferrara Art Festival e del collaterale Racket Festival sono ad ingresso libero.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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