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da Presidio Studentesco Giuseppe Francese di Ferrara

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Sono passati ormai alcuni giorni dal 21 marzo, primo giorno di primavera e soprattutto Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Noi ragazzi del Presidio studentesco Giuseppe Francese di Ferrara, abbiamo pensato di scrivere qualcosa a mente fredda riguardo una giornata così bella, eppure ricca di emozioni effimere e sfuggenti.
Certo è che tutti noi quella sera tornati a casa dopo la manifestazione regionale a Reggio Emilia pensavamo: “Siamo tutti sporchi e siamo stanchi, dobbiamo ancora studiare, ma ne è valsa la pena”.
Quel giorno ci siamo svegliati prestissimo, abbiamo fatto corse pazze in stazione (sia all’andata, sia al ritorno), abbiamo sbagliato luoghi di raduno, abbiamo saltato, camminato, corso, marciato, litigato, urlato e cantato fino a perdere la voce: tutto questo lo abbiamo fatto perché crediamo in un ideale, e finché vedremo persone che come e più di noi lottano, come noi fanno sentire la loro voce, pur avendo da perdere molto più di noi, ci sentiremo in dovere di portarlo avanti.
“Emilia Romagna ti devi svegliare, contro le mafie devi lottare” abbiamo gridato a gran voce, perché tutti si rendessero conto che la mafia è un fenomeno che non è circoscritto solo al Sud: Reggio Emilia è la città del processo Aemilia, che ha dimostrato quanto la mafia ormai sia potente anche a Nord.

21 marzo photo

E per questo siamo andati alla manifestazione del 21 marzo. Ci abbiamo messo i nostri piedi e la nostra faccia per dire che noi, tutti noi, la mafia non la vogliamo, non vogliamo qualcuno che si sostituisca allo Stato e offra garanzie per vivere (apparentemente) meglio. Noi vogliamo uno Stato competente, inclusivo, una comunità solidale, che non escluda nessuno, per non lasciare spazio per infiltrarsi ad alcuna organizzazione o mentalità illegale.
Per fare ciò dobbiamo unirci, far sentire la nostra voce. Per molti di noi ragazzi dei Presidi studenteschi e universitari, Libera non è solo una associazione a cui partecipare volontariamente. Per noi Libera è un modo di vivere, proprio come crediamo che lo sia la mafia. Ma mentre quest’ultima emargina, delinque, ed è da sempre un parassita per la nostra Repubblica, Libera costruisce ponti, ci fa riscoprire il senso della condivisione delle idee, e mira a formare dei cittadini responsabili, che in futuro formeranno lo Stato: Libera è una scuola di idee, di partecipazione, aperta a tutti. Marciare tenendo fiera e alta nel cielo la bandiera che porta il nome di questa grande scuola è stato e sarà per noi un onore.
Lottiamo, marciamo, ricordiamo, ci impegniamo, il 21 marzo e ogni altro giorno dell’anno perché non ci vengano tolti i nostri diritti, di persone, di studenti, di cittadini.
L’idiota nell’Atene antica era colui che curava solo il proprio interesse personale, senza occuparsi di politica; noi non vogliamo essere idioti, vogliamo avere il futuro nelle nostre mani, e faremo di tutto per averlo. Perché dove nessuno si occupa delle questioni pubbliche, è lì che cresce il parassita della criminalità organizzata, che si appropria di tutto quello che riesce ad arraffare, senza badare alle libertà e ai diritti di chi ferisce.

21 marzo photo 2

Il 21 marzo è anche questo: è sentirsi partecipi. E tutti i 364 restanti giorni dovrebbero essere vissuti con lo stesso spirito di condivisione. Ogni anno, durante la manifestazione, conosciamo e ci confrontiamo con i ragazzi di altri presidi, e troviamo sempre nuovi spunti per migliorarci e migliorare la nostra lotta, il nostro impegno. Finito di ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie, di leggere i loro nomi, non stiamo più nella pelle, perché è come se sapessimo che quella lettura è un passaggio di testimone: il loro coraggio, la loro dignità, la loro scelta di campo a favore della legalità sono sulle nostre spalle e nelle nostre mani. Questa è l’eredità e la responsabilità che ci portiamo a casa ogni 21 marzo. Ecco perché mentre torniamo, mentre ci salutiamo, guardiamo già al prossimo anno.
Auguriamo a chiunque, almeno una volta nella vita, di partecipare, in un qualsiasi giorno di un qualsiasi anno, a una manifestazione grande, impetuosa e commovente come per noi è stato negli anni precedenti, quest’anno, e – ne siamo sicuri – sarà in futuro la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie

Lottiamo perché quella lista di nomi innocenti non diventi sempre più lunga!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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