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Da: La Società a Teatro

La Vera storia di un’impensabile liberazione e l’abisso.
Rivoluzione basaglianae viaggio dei migranti: questi i temi raccontati da Peppe Dell’Acqua, Massimo Cirri e Davide Enia negli appuntamenti di dicembre per La Società a Teatro

A poco più di un mese dal suo debutto nazionale, martedì 4 dicembrealle 21 in Sala Estense arriva, (Tra parentesi) la vera storia di un’impensabile liberazione. Sul palcoscenico gli autori e protagonisti, inconsueti per il mondo del teatro, Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua,diretti dalla talentuosa cineasta e regista triestinaErika Rossi, in uno scambio che intreccia conversazione, teatro, testimonianza.Il 2018 segna il quarantennale della Legge 180, una ricorrenza a cui La Società a Teatro ha voluto dedicare attenzione ospitando questo lavoro prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giuli e nel quale, su questo tema,Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua possiedono un punto di vista privilegiato: Peppe Dell’Acqua, quando era un giovane medico non ancora specializzato in psichiatria, aveva cercatoBasaglia per lavorare con lui, seguendolo a Gorizia e a Trieste; Massimo Cirri, oggi conduttore di Caterpillar su Radio 2, ha lavorato per 25 anni nei servizi di Salute Mentalenati dopo la chiusura dei manicomi. Mettendo in campo la propria esperienza, in questo lavorotentanoentrambi di colmare il vuoto di memoria- e di far riflette sul calo di risorse e di interesse – che nel corso degli ultimi decenni si è creato intorno a quella che qualcuno ha definito la più radicale riforma del nostro Paese.
Martedì1l dicembre, sempre alle 21 in Sala Estense, il palco sarà per L’Abisso, di e con Davide Enia, spettacolo tratto daAppunti per un naufragio, il suo ultimo testo edito da Sellerio.Partendo dal pianto composto di un sommozzatore che ogni giorno raccoglie corpi dall’acqua, oltre a raccontare il viaggio di migliaia di migranti questo lavoro è un viaggio interiore. Enia racconta il difficile tema degli sbarchi a Lampedusa in un monologo intenso e bellissimo che disegna un ponte fra il suo vissuto personale e il volto mutato della sua Sicilia.Accompagnato dalle corde di Giulio Barocchieri che danno a questo lavoro il fascino di un’antica nenia, l’artista delinea anche il suo di naufragio, il suo di disagio esistenziale fra quelle migliaia di vite spezzate e violate. Nel suo racconto descrive anche la sua reazione al dolore: l’assenza di parole, lo stesso mutismo dietro cui si era trincerato per allontanarsi dagli affetti più cari, come era accaduto nei confronti del padre.In entrambe le date il biglietto ha il costo di 5 euro e può essere ritirato presso la Biglietteria del Teatro Comunale nei giorni precedenti la rappresentazione oppure in sede di spettacolo il giorno stesso a partire dalle ore 20.00.
Per il mese di dicembre il programma LST segnale anche il giorno 14, ore 21 in Sala Estense: presentazione di uno studio teatrale diretto da MichalisTraitsis, dal progetto “Il teatro e il benessere” promosso da ASP Ferrara, ad ingresso libero.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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