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Da: Insorgenti Ferrara

Siamo qui per contestare le esternazioni di Perego, senza entrare nel merito del suo
ruolo, anche se pure su quello ce ne sarebbe da dire, visto che invece di dedicarsi
alla religione ha deciso di darsi alla politica.
Non abbiamo detto noi che Perego è l’uomo politico più a sinistra di Ferrara, ma lo
storico Pietro Pinna, e noi non possiamo che dargli ragione. Tra lui e Bergoglio infatti
non parlano altro che di migranti e meticciato, ma parlare invece della dottrina
cattolica? Catechizzare i fedeli? Pensare alle anime e alla salvezza? Niente, tutto
tace. Lo sa che diverse persone che conosco non vanno neanche più a messa da
quando c’è lui? Dicono che erano stanche di ascoltare i suoi comizi.
Da quando è qui si è distinto solamente per aver mortificato un’intera comunità,
quella di Santa Maria in Vado, sciogliendo di fatto la congregazione Familia Christi,
nonostante le centinaia di firme raccolte dai parrocchiani. Perché? Come direbbe
anche Bergoglio, chi è lui per giudicare? E poi per essere sceso in piazza con l’arcigay
facendosi fotografare insieme a loro in una manifestazione.
Ma queste ultime dichiarazioni alla rivista La Croix sono, a nostro avviso, la cosa più
grave. Come può un vescovo cattolico dichiarare che siccome i ferraresi sono anziani
e non fanno figli, per non scomparire devono rinsanguarsi con giovani provenienti
da tutte le parti del mondo e costruire così una nuova storia? Perché la nostra
millenaria storia gli fa così schifo? Dobbiamo forse vergognarci di essere ferraresi,
italiani, cattolici? Ma dire qualcosa sui quasi due aborti che avvengono ogni giorno a
Ferrara? Se non ci fossero non ci sarebbe bisogno di rinsanguarsi coi giovani che
vengono da fuori no? Inoltre perché fa il tifo per farci perdere le nostre specificità, i
nostri usi e costumi, la nostra storia, tradizioni e finanche la nostra religione, visto
che parecchi di questi giovani sono di fede mussulmana? Perché insiste con questo
meticciato che annacqua e annienta ogni specificità e ricchezza nella diversità che
Dio stesso ha voluto?
Chiederemo un incontro con il vescovo per chiedergli come intende salvaguardare le
nostre specificità di ferraresi e italiani e la nostra bimillenaria religione, almeno se
non proprio come hanno fatto egregiamente i suoi due illustri e rimpianti
predecessori Caffarra e Negri, almeno nel solco della immutabile dottrina cristiana e
cattolica.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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