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Siamo una trentina fra studenti del triennio, con alcuni volontari tra i piccoli del secondo anno, e docenti di Lettere. Tra queste siamo due pensionate, accolte a condividere una occasione davvero speciale. In più c’è una ex studentessa, ora laureata in Giurisprudenza, che per passione verso la lettura e verso il nostro storico gruppo Galeotto dà una mano nell’analisi dei libri da leggere e conduce la discussione con i ragazzi di poco più giovani di lei.

Siamo in circolo nella Sala di lettura dell’Ariosto e fuori, appena ci sediamo, si scatena la pioggia. Forse è proprio il temporale a rafforzare l’idea che siamo dentro una nicchia e facciamo sul serio.

L’occasione speciale è questa: discutiamo sui dodici libri semifinalisti al Premio Strega 2022, perché un gruppo di dieci studenti del Liceo fa parte della Giuria Giovani alla LXXVI edizione del Premio.

Siamo di più perché le richieste di entrare nel gruppo hanno superato ogni previsione, perciò sono stati organizzati  quattro incontri a cui possono partecipare e contribuire con le loro riflessioni tutti i magnifici volontari di maggio.

Oggi siamo in cerchio a discutere dei primi tre titoli in semifinale; gli altri nove verranno affrontati nei tre successivi incontri già messi in calendario. In questo modo i dieci votanti effettivi si misurano con altri lettori loro coetanei (tra i sedici e i diciott’anni) e con noi. Alla fine potranno inviare il loro voto di preferenza su uno solo dei romanzi in gara.

Guardo all’intorno questi giovani resi impenetrabili dalla mascherina, che solo a discussione avviata assumono posizioni più rilassate sulla loro poltrona e chiedono di intervenire a raffica. Gli interventi sono mirati a individuare le caratteristiche portanti di ogni romanzo e a darne un giudizio chiaro.

Da vecchia insegnante provo subito la meravigliosa e ben nota sensazione di essere lettori insieme, alla pari. Vedo anche spuntare dagli zaini molte copie cartacee dei libri, che vengono aperti con la guida di segnalibri colorati e lasciano intravvedere lunghe note scritte a matita. Eccole le “sudate carte” dei giurati e dei loro sostenitori. Ecco un incontro di carta.

Faccio solo un breve intervento per commentare il libro che ho letto per oggi. Sono d’accordo con la collega che coordina il gruppo relativo a Nova di Fabio Bacà: lo spazio maggiore va lasciato ai ragazzi.

Il tempo della discussione è animato e conduce a mettere a fuoco i punti di forza e i punti deboli del romanzo. Tutto ciò mi sarà utile quando insieme a Maria Calabrese presenterò il libro presso la sala Agnelli della Biblioteca Ariostea. Nel suo intervento Maria ricorda la data e l’ora ai ragazzi, il 17 maggio alle 17;  insieme li invitiamo a partecipare all’incontro e a fare interventi.

 

Ascolto poi la disamina dei due romanzi successivi, Randagi di Marco Amerighi e Mordi e fuggi.Il romanzo delle BR di Alessandro Bertante [Qui].

Intanto registro una specie di classifica su chi ha potuto già leggere il maggior numero di testi; so che la scelta è libera, ognuno di loro in autonomia legge quanto e cosa può.

Mi colpisce che un buon numero di ragazzi ne abbia già letti tre o quattro.

Tenuto conto che maggio è un mese diabolico per il carico di lavoro scolastico, le verifiche finali, le ansie di chiudere i progetti integrativi del curricolo, i viaggi di istruzione. Devo avere dimenticato qualcosa, però ho reso l’idea di quanto siano impegnative le ultime settimane di ogni anno scolastico.

Trasecolo quando una collega dice di averne letti sette. Di più quando sento chiedere a una ragazza di quinta: “Tu a che punto sei? Tu che mi batti sempre, a quanti libri letti sei arrivata?” Lei risponde otto. Otto! Prima l’ho sentita intervenire in modo puntuale sui tre libri di oggi e ho apprezzato la chiarezza di idee. È fantastica questa ragazza, che ha anche l’esame di Stato da affrontare.

Sono fantastici tutti, anche i piccoli di seconda che non rientrano nel gruppo dei dieci giurati ma intanto leggono, partecipano, si candidano fin da ora a essere nella giuria del prossimo anno.

Uscendo qualcuno mi chiede se ho già recensito Nova. Rispondo che sì, l’ho letto alla fine dell’anno scorso e ne ho scritto su questo giornale in dicembre. Di recente ho letto anche il primo romanzo che Bacà ha pubblicato nel 2019, Benevolenza cosmica, e anche su questo ho scritto alcune osservazioni due settimane fa [Qui].

Mi fa piacere che qualcuno chieda della mia rubrica, è la reazione più ovvia da parte mia. Tuttavia sento che c’è un’altra soddisfazione più implicita, che devo far venire a galla.

Mentre guido per tornare a casa la rintraccio in mezzo alle belle sensazioni che il pomeriggio mi ha lasciato. E’ questa: nessuno si è meravigliato del fatto che io abbia voluto leggere di più sull’autore che incontrerò presto qui a Ferrara.

Perché è consuetudine del gruppo di lettura Galeotto fu il libro, di cui i giovani giurati sono una costola, andare a fondo il più possibile nella conoscenza di una scrittrice o di uno scrittore. Creando uno spazio attorno al libro da presentare, leggendo i libri pubblicati in precedenza e i libri apprezzati da ogni ospite.

Non credo di avere trovato, nella mia lunga carriera di insegnante, uno stimolo più potente alla lettura. Anche oggi mi porto a casa nuovi titoli e nuove indicazioni e commenti. Non credo di avere trovato un antidoto migliore contro la superficialità.

Indicazioni bibliografiche:

  • Marco Amerighi, Randagi, Bollati Boringhieri, 2021
  • Fabio Bacà, Nova, Adelphi, 2021
  • Alessandro Bertante, Mordi e fuggi.Il romanzodelle BR, Baldini + Castoldi, 2022

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica Vite di cartaclicca [Qui]

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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