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Il Vostro esempio – nelle sue libere e molteplici forme – è un giacimento prezioso
per l’intera società ferrarese. E’ anzitutto espressione di libertà, di libere scelte. E’ un
capitale sociale, che arricchisce tutti di valori di speranza e di fiducia. E’ uno stimolo ad
entrare nelle difficoltà e nei problemi della vita, aiutando chi ha bisogno a superare
ostacoli, incoraggiando all’impegno comune, rafforzando anzitutto i legami umani e il
senso di appartenenza alla comunità.

Donare – il proprio tempo, il proprio impegno, il proprio lavoro – non significa privarsi
di qualcosa. Al contrario, come le Vostre storie di vita oggi ci dimostrano, chi dona riceve
un multiplo di umanità arricchendo ed avvantaggiando chi gli sta vicino.
Siete in tanti questa mattina, ciascuno motivo di forte incoraggiamento in
particolare a tanti nostri giovani, attesi da nuove prove e da nuove sfide. Teniamo
tanto a questa cerimonia, momento solenne di riconoscimento delle risorse migliori, delle
eccellenze della nostra comunità, ed è bello – credetemi – toccare con mano quanto
questo riconoscimento sia apprezzato nel suo giusto valore da voi che, con commozione,
lo ricevete.

La vivacità e la libertà del tessuto civile rappresentano un moltiplicatore di ricchezza,
anche economica. Viviamo un tempo – dopo la lunga crisi economica – che ha fatto
crescere la povertà e ampliato le diseguaglianze. Quanto fate – lontano dalla ribalta e dai
riflettori- nella Vostra vita professionale o nel volontariato, impegnati al servizio degli altri
e della collettività, è prezioso anche su questo fronte: nell’essere un antidoto nei
momenti di crisi!

La ripresa procede con lentezza, ma si va progressivamente consolidando a partire
dalle vendite e dagli ordinativi esteri. Un quarto delle imprese ferraresi manifatturiere
esportatrici prevede un ulteriore incremento del fatturato estero per il prossimo anno. Non
solo nei Paesi emergenti, ma anche in quei Paesi europei – Germania in testa – dove sono
premiate la qualità, l’innovazione, l’affidabilità, la vicinanza al cliente. Imprese, le
nostre, appassionate ed apprezzate in tutto il mondo, che producono ricchezza, che
dimostrano come la coesione e i forti legami con il territorio sono fattori di competizione,
che scommettono sulla qualità.

Stiamo vicini, dunque, alle nostre imprese, sviluppiamo un contesto favorevole a
farle crescere e a esaltarne la capacità di trainare la ripresa economica, salvaguardando –
e anzi valorizzando – quegli esempi di buona amministrazione in cui spesso le imprese
stesse hanno trovato, e devono poter continuare a farlo, persone competenti e istituzioni
che lavorano per il bene comune.

La nostra non è una provincia uguale fatta di piccole e medie imprese tutte uguali. La
forbice tra imprese eccellenti e quelle che fanno fatica a sopravvivere continua ad
allargarsi. Esistono tante imprese virtuose che, per lo più senza aiuti, hanno risposto
alle sfide della globalizzazione e della modernizzazione riorganizzandosi e continuando poi
a investire nell’innovazione di prodotto, nel design, nel marchio, nell’efficienza. Ma il
numero di queste realtà imprenditoriali deve crescere in modo considerevole per
generare un impatto macro sul nostro sistema economico.

Non è un caso che il Governo ci abbia chiesto di intervenire anche nella gestione
delle crisi d’impresa perché – non dimentichiamolo mai – in affari può andar male, ma se
accade per motivi di mercato e non per condotte illecite all’imprenditore deve essere data
la possibilità di riprovarci. “Un vero guerriero combatte non perché odia chi ha davanti a
lui, ma perché ama chi ha dietro”, scriveva Paulo Coelho, nel 1997, nel Manuale del
guerriero della luce.

Un percorso per uscire definitivamente dalla crisi che, dunque, non è per nulla
concluso. Questa ripresa, sulla vita di tante…troppe… persone, ancora stenta ad essere
percepita. Le difficoltà di molte famiglie, i giovani che non hanno la possibilità di
programmare la propria vita perché non trovano lavoro, coloro che lo hanno perduto o che
lo hanno ma è sottoretribuito costituiscono una sfida irrisolta per le nostre coscienze
e per le nostre società, sinora incapaci di elaborare risposte adeguate, sostenibili e
durature.

Il problema della produttività, che resta ferma al palo, rende urgenti gli investimenti
nel capitale umano, nella semplificazione e nell’efficienza, accompagnando l’organizzazione
e i processi verso la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, delle imprese,
delle filiere e dei territori. Questa è la sfida alla quale le Camere di commercio intendono
rispondere, forti delle nuove funzioni assegnate loro dal decreto di riforma.
E’ in questa delicata fase che si inserisce la riforma delle Camere di commercio,
chiamate ad affrontare una profonda riorganizzazione con funzioni innovative che si
muovono lungo le direttrici della modernità economica:

• Impresa 4.0 (il 12 dicembre prossimo vareremo in Giunta il bando per
l’erogazione di voucher alle imprese per fornire loro la cultura e la pratica del
digitale);

• Cassetto digitale per l’imprenditore, con il quale ogni imprenditore può
accedere – già da adesso – senza oneri alle informazioni e ai documenti ufficiali
della propria impresa da smartphone e tablet in modo facile, sicuro e veloce;

• Orientamento scuola-lavoro, per far incontrare scuole, imprese, associazioni
imprenditoriali e mondo del non profit. Proprio martedì di questa settimana
abbiamo premiato la classe IV O dell’I.S.S. Copernico Carpeggiani di Ferrara per il
video “Dateci una leva…. e trasformeremo il mondo”, attraverso il quale i ragazzi
hanno raccontato della possibilità offerta loro di realizzare un impianto idrico
prototipo all’interno di una casetta dimostrativa in legno all’interno dell’Istituto.

E questo per citare solo alcune delle cose che stiamo facendo perché ci sono ancora tante
altre linee di lavoro che stanno andando avanti: sulla banda ultra larga, sulla mediazione,
sull’imprenditorialità femminile, sulla cultura e sul turismo, sull’internazionalizzazione…
Ma la crisi non ha semplicemente messo in pausa l’economia: il cammino delle
imprese e quello dei cittadini non riparte da dove si era fermato. La crisi ha posto
all’ordine del giorno nuovi bisogni cui far fronte con risposte nuove. Ed è dalla Vostra
storia, dal Vostro agire che Ferrara può attingere e mettere in campo le sue energie
migliori, quelle che la distinguono da tutti gli altri e ne fanno un territorio unico e
ammirato: il saper fare, l’innovazione che non dimentica la tradizione, i saperi dei territori,
la bellezza, la cultura, la solidarietà.

“Non si tratta di conservare il passato, ma di mantenere le sue promesse”, ha scritto
Theodor Adorno. Il testimone che oggi passa dalla vostre mani e dal Vostro modo di
intendere la vita porta alla costruzione di un domani migliore. Le istituzioni servono anche
a questo: a trasmettere nel tempo i valori, le testimonianze, le conquiste delle generazioni
che ci hanno lasciato il mondo in eredità.

I numeri e le storie che racconteremo questa mattina tratteggiano una rotta,
evocano per Ferrara un’idea di futuro con solide radici nel presente. “Chi dice che è
impossibile – ha scritto Albert Einstein – non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”.

I vostri volti, i vostri talenti sono parte indispensabile della storia ferrarese, una
indicazione preziosa per capire le radici e il presente delle nostre comunità, per affrontare i
problemi che ne sacrificano le potenzialità e per tracciare nuove ambiziose rotte verso il
futuro. Abbiamo problemi, certo, ma tante risorse morali e culturali. E Voi, care premiate e
cari premiati, avete, tra gli altri, questo compito: ricordare a ciascuno di noi che Ferrara
ha tutto per affrontare il futuro, per farsi ammirare e per migliorarsi.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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