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Da M5S Ferrara

I 9 edifici abbandonati e scheletrici di via Scalambra e via Maffino Maffi , che insistono attorno ad un unico
edificio abitato, sono già stati più volte attenzionati dalla stampa locale (per atti di delinquenza,
frequentazioni ambigue e proteste dei cittadini) e da atti in consiglio comunale , protocollati dal M5S
(consigliere Claudio Fochi) contenenti proposte di riqualificazione e monitoraggio della zona.
Uno dei primi segni di degrado, triste emblema di periferie abbandonate, ma sempre più frequente anche
in zone che periferia non sono, consiste nei graffiti di writer che, nel caso degli edifici via Scalambra, sono
stati “siglati” graficamente in posizioni rischiose e pericolose, dove vengono avvistati sempre più spesso dai
vigili residenti, ragazzini che, non si sa come (gli edifici abbandonati e il cantiere dovrebbero essere
recintati) , accedono ai piani più alti, camminano e saltano in zone pericolose, senza protezione di ringhiere
o parapetti, mettendo a repentaglio la loro vita , per gioco o curiosità.
Le foto che alleghiamo segnalano questa pericolosa situazione, peraltro resa nota alle Forze dell’Ordine
anche nei giorni scorsi dai residenti.
Dopo i frequentatori notturni abusivi, episodi di criminalità, furti nella zona del cantiere, ci mancavano i
writer e ragazzini esploratori di edifici abbandonati in cerca di adrenalina.
Speriamo che la convocazione di una apposita commissione consiliare, di imminente calendarizzazione,
possa servire a discutere proposte concrete , come quella presentata in consiglio comunale dal M5S
(http://www.comune.fe.it/5572/mozione-spazi-verdi-attrezzati-e-giochi-bambini-in-via-scalambra-e-viamaffino-maffi)
per ridare un minimo di dignità ai cittadini di via Scalambra che, con una petizione, proprio
in questi giorni, stanno chiedendo all’amministrazione comunale di riqualificare una parte degli spazi verdi
abbandonati con zone verdi attrezzate e spazi giochi per i bambini delle loro famiglie.
E speriamo anche che ci si attivi più concretamente per impedire l’accesso al cantiere e agli edifici
abbandonati dove, come dimostrano le inquietanti fotografie che alleghiamo, si creano situazioni di
evidente pericolo per minorenni.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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