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Da: Ufficio Stampa Unione Provinciale Agricoltori

Confagricoltura Ferrara lancia un appello al mondo bancario affinché le aziende frutticole del territorio, fortemente colpite dall’invasione della cimice asiatica che sta flagellando i nostri frutteti, oltre che dalle altre fitopatie che stanno creando problemi forse mai visti prima, come la maculatura bruna del pero, non vengano abbandonate a loro stesse. Ed è attraverso la voce del proprio Presidente Gianluca Vertuani che l’organizzazione degli imprenditori agricoli ferraresi trasmette la propria sollecitazione, esprimendo nel contempo tutta la propria apprensione: “Stiamo chiedendo a tutte le istituzioni di tutti i livelli, provinciali, regionali e nazionali, di raccogliere il grido di aiuto che si alza forte dalle campagne ferraresi e da quelle delle altre province frutticole del nord Italia, e di accordare quelle misure in grado di scongiurare la chiusura di tante belle realtà imprenditoriali, che fino a poco tempo fa contribuivano a rappresentare la straordinaria eccellenza del Made in Italy agroalimentare nel mondo e che per colpa di un insetto che da noi non dovrebbe esserci e per una malattia fungina (la maculatura bruna del pero) che sino allo scorso anno eravamo in grado di controllare, oggi si ritrovano senza frutta da raccogliere e senza un reddito con cui fare fronte al pagamento della manodopera, dei propri fornitori, del contributi previdenziali e dei tanti balzelli che gravano sul comparto agricolo. Le richieste che abbiamo formulato per consentire al comparto frutticolo di non morire, sono chiare ed attuabili – prosegue il Presidente di Confagricoltura Ferrara – basta la volontà di farlo. Tra queste, vi è anche la richiesta di sospendere il pagamento dei mutui, una misura indispensabile se non vogliamo che le aziende chiudano domani, con tutte le conseguenze che ciò si porterebbe dietro per la nostra provincia, non ultimo l’incremento della disoccupazione. Ed allora noi chiediamo alle istituzioni ed al mondo bancario di ascoltarci e di creare le condizioni affinché questa richiesta venga accolta, perché dalla fine di un comparto così importante per la nostra provincia, non ci guadagnerebbe nessuno. Poi vogliamo le armi per difenderci, quelle armi che continuamente ci vengono tolte, e mi riferisco alle sostanze attive contenute negli agrofarmaci, come ad esempio il Thiram; non si possono togliere agli agricoltori i prodotti indispensabili per proteggere le piante dalle tante malattie che le insidiano, senza avere prima individuato una valida alternativa! Così è successo con la maculatura bruna del pero (malattia fungina che determina la marcescenza del frutto), perché oggi non abbiamo un solo agrofarmaco, il cui utilizzo sia consentito, in grado di affrontarla, e così accadrà ancora se non si modificherà questa assurda procedura, che non produce comunque alcun effetto, perché così facendo si affossa un settore (e la nostra economia), che non produrrà più frutta, che andremo a comprare all’estero (come già oggi purtroppo facciamo), senza sapere mai esattamente quali prodotti vengano usati per realizzare frutta e verdura così bella (ma un’idea se la può fare anche il più sprovveduto dei consumatori). Poi vogliamo poter agire subito a difesa delle nostre produzioni dalla cimice, prima che sia troppo tardi. Non ci accontentiamo dell’immissione della vespa samurai (che comunque chiediamo venga presto attuata), perché è immaginabile che ci vorrà del tempo prima che possa essere efficace, tempo che gli agricoltori non hanno. Chiediamo che venga accordata l’attuazione di una efficace difesa chimica, come quella che nei giorni scorsi è stata autorizzata in Spagna nelle risaie, dove la cimice ha cominciato a creare danni cospicui. I prodotti che in Italia produciamo, sono sottoposti a controlli infiniti prima di essere messi in commercio; dove erano coloro che avrebbero dovuto vigilare affinché questo insetto non entrasse nel nostro Paese? Ora è il comparto agricolo a pagarne le conseguenze. Gli agricoltori stanno aspettando – conclude Vertuani – se si renderanno conto che anche il prossimo anno dovranno combattere contro cimice ed alternaria a mani nude, accenderanno le motoseghe, e sarà la fine della nostra frutticoltura!”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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