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Da: Gruppo Lega Nord Emilia e Romagna

Il capogruppo in Regione della Lega plaude all’esito dei referendum popolari indetto nei 4 comuni del Ferrarese: “Stop alle decisioni che cadono dall’alto sulle cittadinanze. Sono cose del passato, oggi occorre restituire alle collettività e alle loro amministrazione il loro diritto all’autodeterminazione”

“Quelle fusioni non s’hanno da fare”: così si sono espressi i cittadini di Ostellato e Fiscaglia e di Mesola e Goro rispetto all’ipotesi di fusione dei rispettivi municipi. Nei Comuni di Fiscaglia e Ostellato, il No al referendum consultivo ha surclassato i Sì in entrambi i municipi, con il 74,29% di Fiscaglia e il 73,01% di Ostellato.

Seppur in diversa misura, è prevalso il No anche nei due Comuni deltizi di Mesola e Goro.

“L’esito della consultazione referendaria – commenta il capogruppo della Lega emiliano-romagnola, Alan Fabbri – parla chiaro: ha vinto la volontà popolare sui disegni della politica del Pd. Del resto è venuto il momento di finirla coi giochetti a tavolino che facevano le vecchie segreterie dei partiti di sinistra. Stop alle decisioni che cadono dall’alto sulle cittadinanze. Sono cose del passato, oggi occorre restituire alle collettività e alle loro amministrazione il loro diritto all’autodeterminazione”.

Abbiamo ribadito più volte i motivi che a nostro avviso rendono assurda una fusione tra i due Comuni – spiega il leghista – chiarendo come i due Comuni non si trovino nelle condizioni giuste per diventare un solo ente, avendo caratteristiche diverse e collaborazioni fattive già avviate e strutturate nella gestione dei servizi con altri territori”.

Per Fabbri “è evidente che si tratta di una imposizione che non tiene conto della realtà”, inoltre “una imposizione a cui peraltro è mancata la partecipazione dei cittadini a causa della fretta con cui è stato approntato lo studio di fattibilità durato appena qualche giorno”.

“Vorrei, infine, sottolineare l’importanza dell’esistenza, anche nelle piccole comunità, del “municipio”, quale “casa dei cittadini” (troppo spesso intesi come semplici contribuenti!) punto di riferimento per le persone in difficoltà, luogo nel quale si sente la presenza dello Stato, ultimo avamposto in difesa delle istituzioni e dell’identità locale. Piccoli centri dove il sindaco, gli assessori, i consiglieri, sono persone che si rimboccano le maniche per il bene della comunità” conclude il consigliere del Carroccio.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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