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di Alessandra Dessì

Nightswimming deserves a quiet night.
I’m not sure all these people understand

(R.E.M., Nightswimming, 1992)

Quel tale … Come si chiama? Il pianista … Quello che ha i capelli arruffati, la barba, le maniche arrotolate? Oh! Non mi ricordo! Va be’, comunque: domani suona Ravel al Duomo.
Me lo ricordo, Ravel, perché avevo un gatto che si chiamava Stravinskij. Sì, è una battuta! Non sono ancora così rincoglionita! Era un bell’animale, ma infido, mamma mia! Stronzo proprio, come Stravinskij. Siamo anche nati lo stesso giorno, il 17 giugno, io e lo stronzo. Non il gatto, quell’altro. Sì, io però sono incantevole, me l’hanno detto spesso. Mi pare.
Chissà se faccio in tempo a prepararmi! Vorrei mettermi quel vestito a quadretti che mi sta tanto bene, anche se è un po’ corto per la mia età. Ma cosa me ne frega?! Speriamo che la ragazza si spicci e me lo prenda dall’armadio senza stare a frugare come fa sempre. E’ carina, ha i boccoli, a volte mi chiama “zia”. Non so chi le abbia dato il permesso, ma non ho più voglia di educare la gente. Non ho educato manco più il gatto, a parte che era stronzo, perché voglio avere verità attorno, cose autentiche. Pazienza! Che mi chiami pure “zia”.
Mi ricordo di quel pianista che ero già ragazza, ma come mai lui non sia invecchiato è un mistero. Forse ha fatto qualche intervento strano. Oggigiorno trapiantano pure le teste! E però lui è sempre uguale. A me piace molto. La ragazza che si crede mia nipote, ma io glielo lascio fare, ha modi gentili e una risata rumorosa. A volte mi dice “Zia, ridiamo uguali!”. Poi ciancia di cose che s’inventa al momento, è molto fantasiosa. Dice che quand’era piccola la portavo al mare -figurati, io al mare? Io odio il mare!- e lei diceva “Acquaaaa!” e non voleva mai andare via. Dice che io ho dei momenti in cui non ricordo le cose. Ma come vedi mi ricordo benissimo di tutto. Be’, non tutto-tutto. Forse lo fa per impressionarmi.
Non credevo sarei diventata vecchia. Ho sempre pensato di suicidarmi prima. Eh lo so che non si dice, ma perché non dovrei dirlo se è una cosa che ho pensato? A volte si usa delicatezza per tutti, immeritata, e si mortifica se stessi. Non volevo arrivare a quest’età e dover dipendere da qualcuno perché la mia mente mi tradisce. Cattiverie della vita.
A volte mi stupisco di avere un uomo che gira per casa, mi dimentico che c’è. Tu/pensavo di conoscerti. Lui, invece, non mi dimentica mai. Mi lascia la colazione sul tavolo della cucina e mi guarda dalla veranda mentre bevo il tè da sola. Sono abituata a fare colazione da sola, senza parlare con nessuno. Chissà cosa dico mentre sono “aliena”, come dice mia nipote. Tu/pensavo mi conoscessi.
Lui mi porta al mare quando la luna è bassa, ancora presto, ma è già buio. Io metto i piedi nell’acqua e mi ricordo tutto, tutta la mia vita. Ho sempre amato il mare, e a causa della bronchite asmatica fino ai due anni i miei genitori mi portavano nella pineta vicina, mai in spiaggia, per farmi respirare lo iodio. Ma io lo sentivo il richiamo del mare. Forse è questo che ha lasciato in me quella qualità particolare di struggimento verso ogni cosa bella che non riuscivo a raggiungere.
Queste cose passano/e vengono rimpiazzate dalla vita di tutti i giorni.
Mi piace nuotare, mi piace sedermi sott’acqua e guardare davanti a me, come se ci fosse un abisso orizzontale pronto a risucchiarmi e liberarmi. *Nuotare di notte/richiede una notte serena. Di notte immagino che l’acqua scura mi avvolga e mi porti in un posto dove non mi senta più in colpa di esistere in doppia versione.
Quando sono lucida, come ora, cerco di dire cose sensate e prive di sentimentalismi, perché poi chissà che cagate dico quando mi alieno, come dice mia nipote prendendomi in giro. Meno male che lo fa, perché altrimenti non sopporterei l’occhio commosso da “Mischina!”, la compassione. Ficcarsela in culo, la compassione. A me serve che la vita vada avanti, e se a volte mi alieno tanto non me ne accorgo. Tanto lo so che quando metto i piedi in acqua al mare, la notte, so parlare in modo preciso e mi appare sempre in mente in modo nitido la prima volta che ho fatto l’amore con lui. C’è da dire che posso vantare il grande privilegio che adesso mi sembra sempre la prima volta, eh! A volte dice che gli do del lei o che cerco di fare la gattamorta. E si diverte. Dovrebbero introdurre le amnesie come terapia di coppia, solo per persone intelligenti oltre la media come noi, ovviamente.
Dicono che quando dimentichi è perché non sopporti più di ricordare e fuggi in un mondo finalmente tutto tuo, a tua misura, senza dispiaceri e rimpianti. Sartoriale, potrebbe definirsi.

A me dispiace che mia nipote abbia una zia malata e che il mio compagno abbia una compagna malata, ma cosa ci posso fare? Si arrangino, sono adulti e non hanno black-out come me.
Ho saputo poi che il pianista che ti dicevo quel concerto al Duomo l’ha fatto trent’anni fa, ma suonava proprio Ravel, come quello stronzo del mio gatto.

Non sono sicura che tutte queste persone capiscano.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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