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Da Lega Nord

“Frasi gravissime sullo stupro, eppure l’operatore non è stato licenziato. La Regione sospenda subito i rapporti con la cooperativa Lai-momo”.

Il gruppo consiliare Lega Nord Emilia Romagna ha depositato una risoluzione, dopo le esternazioni del mediatore culturale, Abid Jee dipendente della cooperativa Lai-momo di Bologna che, via Facebook ha sostenuto che “alle donne piace essere violentate”, giustificando, di fatto gli stupri avvenuti venerdì 25 agosto sulla spiaggia di Rimini Miramare, ad opera di una banda di immigrati, spacciatori, ricercati ora dalla polizia.

“Lai-momo è una cooperativa sociale impegnata nei campi dell’immigrazione, della comunicazione e dell’educazione e svariate attività dell’associazione si sono svolte in collaborazione e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, come per esempio la seconda edizione della ‘Summer School on Forced Migration and Asylum: a Multidisciplinary Approach’ che si è tenuta a Bologna dal 3 all’8 luglio”, spiegano Alan Fabbri capogruppo Lega Nord in Regione e Daniele Marchetti, consigliere regionale Lega Nord, primo firmatario della risoluzione.

“Dopo le gravissime esternazioni dell’operatore, riprese peraltro da tutti i media nazionali, Abid Jee è stato semplicemente sospeso in via cautelativa dalla cooperativa, nonostante da parte del dipendente non vi sia stata alcuna smentita di quanto dichiarato”, continuano Fabbri e Marchetti. “La cooperativa ha condannato le dichiarazioni del proprio collaboratore, ma la sospensione dal lavoro è una misura troppo lieve”. Vista la gravità dei fatti “anche nel rispetto delle vittime della violenza sessuale a cui le parole dell’operatore erano riferite sarebbe stato auspicabile un licenziamento immediato”.

A causa dell’episodio “la Regione Emilia-Romagna rischia un danno di immagine nell’intrattenere rapporti con società che non colpiscono in modo deciso chi commette errori come quelli rilevati nei fatti”, spiegano ancora Fabbri e Marchetti “per questo chiediamo che l’ente ufficializzi immediatamente una ferma condanna di quanto accaduto e delle parole espresse dal soggetto in questione”, e “sollecitiamo la giunta ad attivarsi per interrompere ogni rapporto tra Regione e Lai-momo, valutando anche eventuali danni di immagine e una richiesta danni alla società cooperativa”.

Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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