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da: ufficio stampa SBArcheo Emilia-Romagna

“Il passato vive nella mani di chi lo eredita”. Con questo slogan gli antichi uomini che hanno abitato la nostra terra si risveglieranno domenica 6 aprile dalle ore 16 nella cornice del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
Dieci epoche diverse, quindici gruppi storici, cento rievocatori e un archeologo raccontano un’unica storia che attraversa il tempo nell’arco di circa 7000 anni.
Proprio “Echi del Tempo” è il titolo della manifestazione che per la prima volta a Ferrara mette in fila le varie civiltà che si sono succedute sul nostro territorio, dal Neolitico al Rinascimento, dando voce alla genti dell’Età del Bronzo e della prima età del Ferro, agli Etruschi, ai Veneti, ai Celti, ai Romani e ai Longobardi, per poi concludersi nel momento di massimo splendore delle corte estense, quando fu costruito lo stesso Palazzo Costabili che ospita l’evento.
Con la regia e direzione artistica di moroventi.com, gli spettatori verranno accompagnati in questo viaggio da chi ogni giorno contribuisce alla scoperta e alla ricostruzione della nostra storia. Sarà infatti la voce dell’archeologo della Soprintendenza Valentino Nizzo, ideatore della manifestazione, ad aprire le porte del tempo evocando i nostri antenati e svelando in che modo un semplice oggetto può esprimere un’eredità che non conosce età.
Il racconto avrà inizio nel cortile centrale di Palazzo Costabili, un edificio che con la sua architettura e i suoi preziosi contenuti incarna perfettamente le molteplici dimensioni storiche del nostro territorio. Qui i vari gruppi storici si succederanno in un serrato continuum narrativo, per poi disporsi negli spazi interni ed esterni del Museo dando vita a suggestivi quadri di living history, realizzati con la ricostruzione scientifica e il museum theatre e dislocati in modo tale da creare una relazione diretta tra la rievocazione e il luogo in cui si svolge.
In questo modo il pubblico potrà scoprire, grazie ai circa 100 rievocatori coinvolti, più di 7mila anni di storia in poche ore.
Un viaggio nel tempo, per molti versi inedito, fatto rivivere direttamente da quelle donne e quegli uomini che hanno contribuito nei millenni a donarci la realtà e la ‘grande bellezza’ che ci circonda ogni giorno e che deve, sempre di più, renderci fieri di ciò che siamo e custodiamo.
Tutte le informazioni sull’evento sono sul sito www.archeoferrara.beniculturali.it e sulla pagina Facebook – Echi del Tempo.
L’iniziativa è promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, in collaborazione con moroeventi.com e il Gruppo Archeologico Ferrarese
Per l’occasione l’ingresso al Museo è gratuito.

DOMENICA 6 APRILE 2014, dalle ore 16 alle 19.30

ECHI DEL TEMPO
Al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara risuonano i passi degli antichi uomini in 7mila anni di storia

Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Via XX Settembre n. 122
info 0532 66299
ingresso gratuito

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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