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da: ufficio stampa Cciaa di Ferrara

Appuntamento in Camera di commercio giovedì 27 novembre, alle ore 10.00

C’è molta attesa per l’esito della riunione di “pubblico accertamento” (la nona dopo quelle relative all’aglio di Voghiera, all’asparago verde di Altedo, alla coppia ferrarese, al melone mantovano, alla pera dell’Emilia-Romagna, alla pesca e nettarina di Romagna, al riso del Delta del Po, al vino del Bosco Eliceo e alla salama da sugo) per la proposta di Indicazione Geografica Protetta (IGP) – ovvero il marchio che tutela l’area di produzione – dei “Cappellacci di zucca ferraresi”. L’audizione si svolgerà giovedì 27 novembre, alle ore 10.00, nella sede della Camera di commercio di Ferrara.

Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole hanno, dunque, riconosciuto degne di attenzione i documenti presentati a sostegno del riconoscimento del marchio IGP per il gustoso e noto prodotto tipico ferrarese convocando un’apposita audizione che, così come prevedono le procedure di registrazione delle Indicazioni Geografiche, ha lo scopo di verificare la rispondenza del disciplinare proposto agli usi leali e costanti previsti dallo stesso e sarà presieduta dallo stesso Ministero, quale Autorità competente in materia.

A darne notizia la Camera di Commercio, che, assieme alla Provincia, alle associazioni di categoria ed agli imprenditori del settore, ha fermamente creduto nel progetto ben sapendo che la differenziazione delle produzioni basata sull’origine territoriale rientra tra le leve cui le imprese guardano per favorire la penetrazione su nuovi mercati e canali commerciali, nonché per mantenere quote di mercato. Una dichiarazione d’amore, dunque, per uno dei nostri prodotti più pregiati: la zucca, che, secondo i ricettari storici ferraresi, trova impiego anche come accompagnamento alla carne e non solo come ripieno o contorno. La prima ricetta, scritta, dei cappellacci di zucca ferraresi risale al 1584 ed è di Giovanni Battista Rossetti, cuoco della corte di Alfonso II d’Este, che la pubblicò nella sua opera “Dello Scalco”. Un’ultima curiosità: il nome cappellaccio deriva dal cappello di paglia a tesa larga dei contadini, per i quali la zucca è stata negli anni la principale fonte di sostentamento.

“Ancora una volta – ha affermato soddisfatto Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio – Ferrara e la sua provincia confermano il valore delle proprie produzioni agroalimentari di qualità, consolidando il loro posizionamento nella graduatoria nazionale per denominazioni registrate. Un patrimonio, quello agroalimentare, che racchiude in sé tutte le potenzialità per diventare elemento di traino per lo sviluppo dell’intero sistema economico locale. Perché, non dimentichiamolo, le produzioni tipiche, lette come simboli locali di storia, tradizioni e costumi, diventano straordinaria fonte di attrazione turistica”.

I vantaggi del marchio IGP – fa sapere la Camera di commercio – sono essenzialmente quattro:
i consumatori mostrano un crescente interesse verso i prodotti IGP, che giudicano normalmente di migliore qualità, più genuini e salubri rispetto ai prodotti di identità sconosciuta: Essi, inoltre, sono sempre più interessati ad instaurare legami solidaristici con l’identità culturale dei territori che li esprimono;
il marchio IGP può essere utilizzato dalle imprese come strumento di differenziazione qualitativa per sfuggire alla concorrenza sul lato dei costi di produzione;
l’elevata reputazione di cui i prodotti IGP godono deve essere tutelata dalle imitazioni e usurpazioni per fornire ai consumatori un’informazione corretta e leale;
per il legame al territorio, i prodotti IGP esercitano effetti positivi sulle dinamiche di sviluppo rurale, contribuendo a mantenere tradizioni e culture, soprattutto nelle aree marginali.

Il disciplinare di produzione è scaricabile dal sito della Camera di commercio di Ferrara

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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