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Da Lega Nord Emilia Romagna

Goro(Ferrara), 25-05-‘17.
«Nutriamo molti dubbi sul fatto che con 600mila euro non fosse possibile dotarsi di una draga più moderna e in migliori condizioni, rispetto a quella che è stata rilevata per il Progetto Life 13.» A questo proposito, il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, ha presentato un’interrogazione all’Assemblea legislativa. In quanto un’ampia documentazione fotografica ha fatto emergere più di un semplice sospetto sulle condizioni e l’adeguatezza del mezzo acquistato dalla Provincia di Ferrara, con fondi anche della Regione (per 255mila euro) allo scopo di dragare le acque interne della laguna, all’altezza di Goro. Per migliorare la navigazione, ed anche per scongiurare il rischio dell’anossia, che costituisce un problema ricorrente per l’acquacoltura locale. In un’area, per la cronaca, che produce circa il 35% delle vongole veraci di produzione nazionale, con un indotto di oltre 60 milioni di euro. Ebbene, alla “gara” si è presentata una sola ditta, con un’offerta di 560mila euro (a fronte di una baste d’asta di 600mila euro). Da qui è iniziato il “cammino” della “Lady D”, la draga inaugurata un po’ di tempo fa e che avrebbe dovuto risolvere i problemi di Goro. «Il concorrente al procedimento di gara – sottolinea Fabbri – avrebbe dovuto presentare tutti i documenti e le certificazioni inerenti alla draga, al pontone e all’escavatore, per il soddisfacimento dei requisiti del Capitolato Tecnico.» Ebbene, da alcune foto emerge chiaramente che il numero di matricola della Lady B (2V-4132) sia tutt’altro che inedito, poiché corrisponde ad un numero di serie relativo ad una draga fotografata tempo prima, che versava in pessime condizioni di conservazione. Da qui, i dubbi che Alan Fabbri ha tradotto nella sua interrogazione: «La draga che presentava la stessa matricola, in foto, aveva vistose tracce di ruggine e corrosione. Ci chiediamo, a questo punto, se l’unica ditta partecipante alla gara abbia presentato tutte le documentazioni richieste – dice Fabbri rivolto alla Regione – i certificati di navigabilità e idoneità, oltre ad aver ricevuto con esito favorevole la visita di sorveglianza da parte dei tecnici degli enti preposti. Inoltre, vorremmo sapere se la “Lady B” sia completamente in grado di assolvere ai compiti cui è preposta e se, onestamente, con 600mila euro non sarebbe stato più opportuno acquistare una draga nuova, vista la sua importanza per la manutenzione e sopravvivenza della Sacca di Goro.»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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