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di Dario De Lucia
da Collettiva del 30.11.22

Entra nel vivo la vertenza Facebook, dopo l’annuncio del gigante digitale di licenziare 11 mila lavoratori in tutto il mondo [Vedi qui]. Tra questi, ci sono 22 dipendenti italiani della sede milanese del colosso di Mark Zuckerberg. [Vedi qui]

Il vertice tra azienda e sindacati si è tenuto giovedì 17 novembre, e per ora non ha prodotto novità.

Il country manager di Facebook per l’Italia Luca Colombo ha illustrato le posizioni già pubbliche sui licenziamenti, mentre i sindacati hanno avanzato la richiesta di ritiro dei tagli al personale o almeno di una drastica riduzione dei licenziamenti.

“L’incontro – ha spiegato il funzionario Filcams Cgil Milano Roberto Brambilla – si è aperto con i dirigenti Facebook che ci hanno illustrato le nuove funzionalità del visore del metaverso, tutto molto interessante. Però poco dopo abbiamo ricordato che eravamo lì per salvare dei posti di lavoro”.

Il quadro emerso ha confermato le preoccupazioni dei sindacati: non siamo in presenza di una crisi aziendale, ma della necessità di contenere i costi su dipartimenti ritenuti meno profittevoli, spostando i futuri investimenti a favore di altri ritenuti strategici (su tutti, il metaverso).

Una strategia che si intende realizzare attraverso la riduzione delle spese, ma soprattutto abbattendo il costo del lavoro: in Italia sarà del 17%, una quota di esuberi più alta della media europea, che invece si assesta al 13%. Molti servizi di Facebook saranno esternalizzati presso altre aziende sempre del gruppo Meta. L’unico dipartimento che non verrà tagliato è quello dell’infrastruttura tecnologica.

Parliamo di lavoratrici e lavoratori con professionalità alte, ‘acquisite’ da altre grandi multinazionali attraverso costosi percorsi di recruiting, in molti casi con richiesta di rientro in Italia dall’estero. Dipendenti che ora si vedono, in un momento di forte crisi del comparto dell’economia digitale e immateriale, a forte rischio di perdita del proprio posto di lavoro, con la difficoltà di potersi ricollocare. In alcuni casi parliamo anche di dipendenti con anzianità aziendali ridottissime, di pochi mesi. Dal 2021 a oggi sono state una cinquantina le nuove assunzioni in Facebook, di cui una quarantina nel 2022. La domanda è: perché fare assunzioni quando già da inizio anno si sapeva della situazione di crisi?

La posizione dei sindacati

“Ci chiediamo come sia possibile che un’azienda come Meta-Facebook possa non avere una capacità di pianificazione delle proprie attività su un medio-lungo periodo”, argomentano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil: “Non ci possono bastare le questioni portate al tavolo che vedono l’agguerrita competizione nel mercato delle ‘piattaforme’, il calo dei proventi pubblicitari, la scelta legittima degli utenti di limitare la tracciabilità dei loro dati, come motivazioni per i licenziamenti”.

I sindacati rilevano che “un’azienda, ancor più una multinazionale delle dimensioni di Meta, abbia un obbligo sociale nei confronti di quelle che loro chiamano ‘risorse’. Non riteniamo accettabile sentirci dire che l’azienda guarda al futuro e alla sua sostenibilità, e che questo futuro venga pagato dalle famiglie dei lavoratori. Nelle prossime settimane si terranno altri incontri, oltre ad assemblee sindacali, per decidere quali strategie mettere in campo”.

E i lavoratori? “In assemblea – conclude Brambilla della Filcams Cgil – abbiamo avuto la partecipazione di 50 lavoratori, sui 130 totali dell’azienda in Italia, Tutti stanno vivendo la situazione con grande amarezza, ma sono molto determinati. E abbiamo già deciso i delegati che ci accompagneranno ai tavoli di trattativa con l’azienda”.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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