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da: Associazione Zone K

Giovedì 28 Aprile il Circolo Arci Zone K in collaborazione con con Alka Record Label e Tri Tubba Booking & Management ospiterà un altro eccezionale evento all’insegna della buona musica. A calcare il palco delle Zone K saranno i The Bankrobber e William Wilson.
The Bankrobber è una band formatasi nel 2008 a Riva del Garda. Nel 2009 vincono Rock Targato Italia. Numerosi i live e le critiche favorevoli sulla stampa e sul web, con altrettanti passaggi radio: il brano “Away”, dopo essere stato inserito nella compilation 2010 di Rock Targato Italia, è stato presentato al MEI Meeting delle etichette Indipendenti a Faenza. Conseguentemente iniziano la collaborazione con il cantautore milanese Enrico Ruggeri che canterà nel brano “Moviola” presente nel loro primo EP “Rob the Bank” targato 2010. Nel 2012 esce il libro “Va Pensiero – 30 anni di rock e metal in italiano” scritto da Gianni Della Cioppa, Walter Bastianel e Marco Priulla, con prefazione di Omar Pedrini in cui alla band è dedicato un’importante spazio tra capisaldi del rock italiano. Dopo molti concerti in tutto il nord Italia e la pubblicazione di un nuovo EP di sole cover “Rob the Wave” disponibile anche in vinile, la band si dedica alla produzione del primo vero Album dal titolo “Gazza Ladra”. Nel 2013 arriva un altro riconoscimento per la band rivana che vince il New Beat contest organizzato da Esu Verona con una giuria d’eccezione composta da Jerry Calà e Umberto Smaila che premiano i Bankrobber come migliore band. Il primo LP è disponibile dal 10 marzo 2014 su tutte le piattaforme digitali e vede la collaborazione artistica di Roberto Visentin Lost gruppo musicale Massimiliano Lambertini e Stefano Sardi (Koinè), Fabrizio Palermo (Enrico Ruggeri) e dello stesso cantautore meneghino che dona ai ragazzi le parole del singolo “Piccole Maschere”. Esce il 25 marzo 2015 la punk cover di Always on My Mind di Elvis Presley. Il nuovo singolo “Good Road to Follow” registrato presso PM Studio di Trento è disponibile dal 21 giugno 2015.
Condividerà il palco con i The Bankrobber, il cantautore William Wilson, il cui progetto solista inizia quasi per gioco, in un freddo autunno del 2009, con il desiderio di reintepretare vecchie poesie di Edgar Allan Poe, Boris Vian, Charles Baudelaire, Gregory Corso (and so on …) e metterle in musica.
Il nome deriva da un racconto di Edgar Allan Poe, “William Wilson” appunto, il quale è un personaggio chiave nella poetica dello scrittore statunitense. Affascinato e ammaliato dalla potenza del “doppio” o “doppelgänger”, William Wilson diviene un moniker perfetto per questa nuova reincarnazione artistica.
Si definisce cantautore, scrive, canta e suona le proprie canzoni e, talvolta, ne rivisita altre, vicine al suo stile o anche semplicemente al suo mood.
Ha registrato un LP nel 2010, dal titolo emblematico “Just For You, Not For All”, autoprodotto ed un EP nel 2011, “Summer Holidays & Folk Routine” (citazione che chiama in causa i Refused). Nel 2013 ha realizzato la colonna sonora per il corto “17:34” di Patrick Caldelari, con due canzoni “A Lonely Game” e “Ever Than Before”. Infine, nel 2014 propone una raccolta, contenente quasi tutti i lavori editi ed inediti dal 2010 al 2014, ovvero ben 25 canzoni, scelte fra registrazioni ufficiali, live, b-sides & outtakes dal titolo “What I Used To Be”, disponibile durante i concerti in formato CD e attraverso il Bandcamp Store dell’artista.
Dopo oltre 130 concerti in giro per l’Italia e a due anni dall’ultima uscita ufficiale, è prevista per il 9 Maggio 2016 la pubblicazione del nuovo lavoro, contente 9 canzoni inedite, dal titolo “Whispers: A Scar Is Born” e sarà pubblicato da Seahorse Recordings e distribuito da Audioglobe.
L’ingresso ad offerta libera è riservato ai soci Arci. Lo spettacolo avrà inizio alle ore 22,00. Per info e prenotazione tavoli tel. 346.0876998

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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