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da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

Si tratta di un doppio appuntamento quello di sabato 19 luglio per il Ferrara Art Festival ed il Racket Festival. Un appuntamento doppio che vedrà coinvolto, in veste di artista nel pomeriggio e di autore, regista ed attore la sera, il curatore del festival Virgilio Patarini.
Si inizia nel pomeriggio (ore 17.30) alla Galleria Il Rivellino (sede collaterale delle mostre del Ferrara Art Festival) con la vernice della mostra “Memorie Condivise”. In parete saranno le opere di Patarini accanto a quelle di un altro artista, quasi suo coetaneo: il milanese Luigi Profeta.
Dopo aver a lungo sperimentato forme, tecniche e materiali, passando entrambi, sia pure in tempi e modi diversi, attraverso l’astrazione, le installazioni e la performance, questi due artisti milanesi, quasi coetanei, sono approdati entrambi, più o meno nello stesso periodo, ad un recupero dell’immagine e di una forma d’arte definibile “figurativa” sia pure in una declinazione “citazionista”. Entrambi pescano dal bagaglio della memoria collettiva immagini in bianco e nero che decontestualizzano e inseriscono in nuovi spazi, donando a queste “figure” nuovo senso. Patarini lavora su fotogrammi di vecchi films del Neo-Realismo o su bozzetti tratti dagli studi preparatori del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. Profeta su foto in bianco e nero di statue antiche o scorci architettonici. Entrambi collocano queste citazioni in contesti spiazzanti come superfici abrase che fanno pensare a vecchi muri calcinati solcati da scritte o grondanti ruggine e macchie di umidità, e giocano così in maniera sottile, ambigua e post-moderna tra recupero della memoria e oblìo. Con un gesto che è al tempo stesso restauro e cancellazione.
La sera (inizio alle ore 21.30) nel cortile di Palazzo della Racchetta (Via Vaspergolo 4-6) il Racket Festival propone invece lo spettacolo “Diario di un Pazzo”. In scena sarà lo stesso Patarini nel triplice ruolo di autore, regista ed attore. A distanza di quasi 15 anni dal suo debutto sulle scene milanesi (al Teatro Libero prima e poi al Teatro della Memoria) Virgilio Patarini rivisita per il Racket Festival un suo spettacolo “storico”: “Il Diario di un pazzo”, liberamente tratto dall’omonimo racconto di Gogol, presentandone sul palco del Palazzo della Racchetta una nuova versione, con le musiche originali (e suonate dal vivo) del giovane musicista, cantante e compositore ferrarese Margaret Lee e con la partecipazione dell’altrettanto giovane e ferrarese d’adozione Mary Noise (Mariya Voznyuk), in un mix spiazzante tra spiccato realismo e atmosfere stranianti, passando dal tragico al grottesco, senza soluzione di continuità.
Un mediocre e oscuro impiegatuccio della elefantiaca macchina burocratica dell’impero zarista si invaghisce perdutamente della giovane e frivola figlia del suo direttore. L’oscuro impiegatuccio legge molto e disordinatamente e nutre la sua fertile e sgangherata immaginazione di tutto quello che di più improbabile pubblicano i giornali moscoviti. Egli è una minuscola, meschina e inutile rotella della grande e altrettanto inutile macchina dello Stato e la bella figlia del Direttore ovviamente nemmeno sa che esiste, ma egli tuttavia coltiva ambizioni smisurate e mette in atto un piano a dir poco delirante per ottenere informazioni sulla sua “bella” e il padre di lei: niente di meno che intercettare la corrispondenza tra Maggie, la cagnetta della figlia del Direttore, e un’altra cagnetta di nome Fidèle! In un crescendo grottesco e surreale di situazioni del tutto improbabili egli da quella corrispondenza verrà a conoscere il suo tragicomico e ineludibile destino, il che lo porterà a sprofondare sempre più nel suo delirio di onnipotenza e nel suo parallelo rifiuto della banale realtà quotidiana.
Le mostre e gli eventi del Ferrara Art Festival e del Racket Festival sono ad ingresso libero.
Durante gli spettacoli sarà possibile visitare anche le quattro mostre internazionali allestite nei saloni di Palazzo della Racchetta.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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