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Da: Ufficio Stampa

La Prof.ssa Monica Longobardi, docente di Filologia romanza dell’Università di Ferrara, partecipa al Premio Ostana. Scritture in lingua madre 2020 (CN), e omaggia lo scrittore occitano, Max Rouquette. La Prof.ssa Longobardi ha tradotto i capitoli sulla peste di Montpellier (XVI sec.) tratti dal romanzo “La cèrca de Pendariès” (1996).
L’appuntamento si terrà domani, venerdì 5 giugno alle ore 21.15, con la conversazione “Max Rouquette e la peste di Montpellier. Il mondo Occitano e le epidemie” a cura di Matteo Rivoira, docente di Dialettologia romanza dell’Università degli studi di Torino con la Prof.ssa Longobardi.

Il “Premio Ostana: scritture in lingua madre” è un appuntamento con le lingue madri del mondo che ogni anno riunisce a Ostana, paese occitano di 85 abitanti in Valle Po ai piedi del Monviso, autori di lingua madre da tutto il mondo, per un festival dedicato alla celebrazione della biodiversità linguistica.
Nel corso degli anni, Ostana ha ospitato 37 lingue provenienti dai 5 continenti, unite dallo spirito di convivéncia, parola trobadorica che significa “l’arte di vivere insieme in armonia”.
Si è consolidata così una rete internazionale di autori, appassionati e sostenitori della diversità linguistica, che fanno del Premio Ostana un appuntamento annuale imperdibile per ragionare e discutere sul presente e il futuro delle lingue minoritarie, nella difesa dei diritti linguistici e del loro valore universale. Data l’impossibilità di realizzare la XII edizione nel modo classico, il Premio Ostana ha chiamato a raccolta i premiati delle scorse edizioni per realizzare due giorni di diretta online sul sito premioostana.it con interviste, conferenze, contributi letterari, musicali, artistici.

Il filo conduttore del programma online è quello di sempre: dare voce alle lingue indigene nel mondo.
Un omaggio a Luis Sepúlveda con una maratona di lettura incrociata de La Gabbianella e il Gatto nelle lingue madri: sardo, catalano algherese, tabarchino, occitano alpino e francoprovenzale; il poeta statunitense Bob Holman, che porterà una riflessione sulla promozione della diversità linguistica nel mondo con il suo documentario – in prima visione in Italia – Language Matters with Bob Holman.
Si parlerà di poesia con Lance David Henson, poeta Cheyenne; Aurélia Lassaque, poetessa occitana; Josephine Bacon, poetessa di lingua innu (Canada) e Antony Heulin, poeta bretone; e, in questi tempi di pandemia, è stato pensato un omaggio a Max Rouquette (1908-2005) – tra i più grandi autori occitani del Novecento – tramite letture in musica a partire dal suo attualissimo romanzo Cèrca de Pendariès, incentrato sulle epidemie di peste che flagellarono la Provenza a metà del Cinquecento.
Si rifletterà su lingua, politica e società basca con lo scrittore e poeta Harkaitz Cano e la traduttrice Lurdes Auzmendi; sulla lingua Yorùbá con Kola Tubosun, linguista nigeriano; sul griko, minoranza linguistica storica della Grecìa salentina, e ancora sulla lingua berbera o “tamazight” con un documentario inedito dedicato. Grazie alla collaborazione con il CIRDOC – Institut occitan de cultura e Ràdio Lenga d’Òc interverranno in diretta dalla sede della radio a Montpellier Mathieu Poitavin, Danielle Julien e Roland Pécout per raccontare la loro esperienza a Ostana.
E ancora: un inedito racconto di Witi Ihimaera per i bambini italiani in quarantena e il contributo del regista e produttore sardo Tore Cubeddu, che descriverà l’esperienza della televisione sarda EjaTV ai tempi del Covid-19.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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