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Da: Riaperture Photofestival Ferrara

Cosa succede agli abitanti se non hanno più una città? Dieci anni dopo il terremoto a L’Aquila, Riaperture Photofestival ricorda la tragedia che colpì il capoluogo abruzzese nel 2009 con una mostra a cielo aperto nel centro storico di Ferrara. ‘Displacement’, il progetto di Giovanni Cocco e Caterina Serra sulla ricostruzione a L’Aquila dopo il sisma, apre la terza edizione del festival, e sarà il dono di Riaperture a Ferrara: la mostra infatti sarà allestita lungo l’intera via Mazzini, visitabile quindi gratuitamente, da sabato 16 marzo fino al 28 aprile 2019.

Realizzato con il sostegno del Comune di Ferrara, Commercianti di via Mazzini, Coop Alleanza 3.0 e IBS + Libraccio, l’intervento di via Mazzini anticipa la terza edizione di Riaperture Photofestival Ferrara, in programma dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile 2019. Il festival è pronto a riaprire ancora una volta grazie alla fotografia luoghi chiusi, dismessi o in fase di recupero della città. Due weekend con autori da tutto il mondo, incontri e presentazioni, proiezioni e workshop, letture portfolio e laboratori didattici, per una formula confermata dopo il successo nel 2018 con 3200 presenze, e che presenta diverse novità, tra cui proprio la mostra ‘all’aperto’ di via Mazzini.

Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, L’Aquila ha subito un vero e proprio esodo di massa. La comunità di una città intera è stata polverizzata nei rivoli di periferie inconsistenti: una “New Town” è diventata una “No Town”. E perdendo i suoi stessi abitanti, L’Aquila ha perso comunità, nerbo, anima. ‘Displacement‘ è il progetto di Giovanni Cocco e Caterina Serra dedicato al rapporto tra il centro e le periferie delle città: fotografia e scrittura per un dialogo tra chi guarda e scrive. Tra il tempo e la ricerca.

‘Displacement‘ è un viaggio di immagini e parole nelle città spaesate d’Europa: a Ferrara, per Riaperture Photofestival 2019, arriva il racconto con le foto di Giovanni Cocco e i testi di Caterina Serra, di come L’Aquila sia cambiata dentro e fuori. Di come il terremoto, e la gestione successiva al terremoto, abbia stravolto la natura della vita sociale e culturale. Dieci anni dopo, Riaperture ha deciso di donare alla città questo intreccio tra parole e immagini: ‘Displacement’ coinvolgerà via Mazzini, quindi visitabile gratuitamente da ferraresi e turisti, con un allestimento che avvolgerà i passanti in più direzioni, tra foto e poesie sospese lungo l’intera strada.

Sabato 16 marzo, alle ore 16.30, ‘Displacement’ e l’intervento su via Mazzini sarà presentato alla libreria IBS+Libraccio, in piazza Trento e Trieste a Ferrara. Saranno presenti Giacomo Brini, direttore di Riaperture Photofestival, e gli autori Giovanni Cocco e Caterina Serra.
Il tema della terza edizione di Riaperture è il ‘futuro’: il viaggio temporale del festival parte da dieci anni fa, per provare a interpretare cosa possa diventare una città senza corpo e anima. Il futuro sarà poi interpretato, dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile, da Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Elinor Carucci, Simon Lehner, Claudia Gori, Mattia Balsamini, Fabio Sgroi, Eugenio Grosso, Tania Franco Klein, Ettore Moni, Claudio Majorana, Zoe Paterniani, Marika Puicher. Il programma di Riaperture 2019 sarà svelato nei prossimi giorni: oltre alle rassegne, Ferrara diventa per due weekend protagonista della fotografia con workshop, letture portfolio, presentazioni, talk, visite guidate, proiezioni, laboratori didattici, reading, caffè con gli autori. I biglietti sono già acquistabili online sul sito www.riaperture.com/festival/programma.

Fondata nel maggio 2016 da un gruppo di fotografi, professionisti e non, Riaperture è l’associazione di promozione sociale che vuole portare a Ferrara qualcosa che prima non c’era: un festival di fotografia, giunto nel 2019 alla terza edizione, innanzitutto, ma anche la spinta a riaprire gli spazi chiusi della città attraverso la forza delle immagini. Un festival dalla duplice natura, come spiega il direttore Giacomo Brini: «Riaperture riapre con la fotografia i luoghi chiusi di Ferrara, portando le immagini in spazi della città abbandonati: chiusi da tempo, in fase di restauro, trasformati o in trasformazione. Vogliamo restituire temporaneamente alla città situazioni che un tempo le appartenevano, proprio grazie alla fotografia».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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