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Giorno: 7 Marzo 2019

Hera: l’8 marzo possibili disservizi causa sciopero

Da: Organizzatori

Hera informa che venerdì 8 marzo potrebbero verificarsi disagi nello svolgimento di tutti i servizi, anche presso gli sportelli commerciali, in seguito a uno sciopero generale articolato su tutta la giornata, cui aderiscono alcune organizzazioni sindacali.

Hera ricorda che saranno garantite le prestazioni minime, assicurate per legge, e che al termine dello sciopero i servizi torneranno alla normale operatività.

Raffaele Barbiero, “Resistenza nonviolenta a Forlì” Libreria Feltrinelli

Da: Organizzatori

Martedì 12 marzo alle 17, alla libreria Feltrinelli di Ferrara, Raffaele Barbiero, operatore del Centro per la Pace di Forlì, presenta il suo libro Resistenza nonviolenta a Forlì, ed. Risguardi 2015. È il terzo appuntamento del ciclo “Raccontare la storia, raccontare storie. Incontri con gli autori. Nonviolenza in azione”, aperto da Mao Valpiana, curatore di Alexander Langer. Una buona politica per riparare il mondo, proseguito da Alberto Castelli, curatore e autore di un’ottima postfazione al libro di Andrea Caffi Critica della violenza.
Alla riproposizione del pensiero e dell’azione di Alex Langer, apparsa di grande attualità su temi oggi all’attenzione – Europa, immigrazioni, conversione ecologica, modelli di sviluppo, democrazia… – si è aggiunta l’esposizione dell’attività di Caffi. Merita di essere conosciuto per l’acutezza dell’analisi dei diversi contesti in cui si è svolta la sua avventurosa vita (San Pietroburgo 1897 – Parigi 1955): dalla Rivoluzione del 1905 in Russia, poi tra quel paese e la Francia e l’Italia, attraverso la Prima guerra mondiale, i primi anni del potere comunista in Russia, il fascismo, la seconda guerra mondiale e il dopoguerra. Recisa, articolata e ben motivata è l’opposizione alla violenza, in tutte le sue forme: intellettuali, sociali e politiche.
Nell’appuntamento di martedì prossimo l’attenzione è portata a concreti esempi di Resistenza e difesa popolare non armata in un periodo e in un contesto ben precisi. Il libro Resistenza nonviolenta a Forlì è una rielaborazione che l’autore ha compiuto della propria tesi di laurea La Resistenza a Forlì. Aspetti di una difesa popolare nonviolenta. Rilievi teorici ed empirici. L’esame – relativo al periodo dal 25 luglio 1943, giorno della caduta di Mussolini, al 9 novembre 1944, liberazione di Forlì – individua boicottaggio, sabotaggio, forme di difesa popolare nonviolenta: scioperi e manifestazioni, comunicazione e propaganda, azioni di sostegno ad alleati e resistenti. Valore e limiti delle azioni esaminate sono dall’autore collocate nella prospettiva di un’altra difesa possibile, accanto, quando non in alternativa, a quella armata.

Oratorio San Crispino di piazza Trento e Trieste – Martedì 12 marzo 2019 alle 17:30 incontro con Alessandro Somma

Da: Gruppo economia cittadini di Ferrara

Martedì 12 marzo alle 17.30, nella sede dell’Oratorio San Crispino di piazza Trento e Trieste, avrà luogo la presentazione del libro di Alessandro Somma “Sovranismi”. Dialogheranno con l’autore Carmine Morciano, Claudio Pisapia e Ugo Boghetta in rappresentanza delle associazioni organizzatrici Fronte Sovranista Italiano, Gruppo Cittadini Economia Ferrara, Rinascita e Patria e Costituzione.
SCHEDA LIBRO – Il conflitto tra sostenitori del sovranismo e dell’europeismo è sempre più aspro e sempre più attuale. Le tesi più diverse si accavallano, si confrontano e si combattono. Il libro “Sovranismi” disegna il profilo di un possibile sovranismo declinato da sinistra. Un sovranismo pienamente democratico da contrapporre al sovranismo autoritario proposto dalle destre europee. Le società in balìa dei mercati reagiscono naturalmente per ripristinare il primato della politica sull’economia e per riaffermare la propria dimensione nazionale. Questo può avvenire da destra, con gli Stati nuovamente impegnati a combattersi per la conquista dei mercati e a riscoprire identità violente e premoderne. Ma può realizzarsi anche da sinistra, con la dimensione nazionale recuperata per combattere i mercati e per riattivare la sovranità popolare cui rinvia il costituzionalismo antifascista e il conflitto sociale indispensabile a ripoliticizzare l’ordine economico. L’Unione europea, in quanto presidio dell’ortodossia neoliberale, è irriformabile. La sinistra deve finalmente riconoscerlo per sottrarre alla destra la gestione di questo passaggio epocale e per consentire alla dimensione nazionale di ripristinare il primato della democrazia sui mercati.

Sabato 9 marzo 2019 ore 17 Ridotto del Teatro Comunale Abbado concerto Laura Trapani Rina Cellini – Circolo Frescobaldi

Da: Gli amici della musica Uncalm

Torna a grande richiesta a esibirsi a Ferrara il “Duo Estense” costituito qualche anno fa da Laura Trapani (flauto) e Rina Cellini (pianoforte): sarà il Ridotto del Teatro Comunale Abbado a ospitare sabato 9 marzo 2019 alle ore 17 il loro concerto, con musiche di Mozart (Sonata in Si bemolle maggiore K 10 ), Beethoven (Sonata in Si bemolle maggiore per flauto e pianoforte), Schubert (Gute Nacht; Das Fischermadchen; Standchen) e Bizet/Borne (Fantasia brillante sul tema della Carmen). Il concerto è organizzato dal Circolo Frescobaldi. Biglietti: interi 7 euro; ridotti 5 euro; soci del Circolo Frescobaldi e studenti del Conservatorio 1 euro.
Laura Trapani è nata a Corpus Christi (Texas, Usa) nel 1977, si è trasferita in Italia dove attualmente risiede. Parla oltre l’italiano altre 3 lingue (inglese, francese, spagnolo).
Studentessa di flauto al Conservatorio di Milano, si diploma con Gabriele Gallotta ottenendo il massimo dei voti. Consegue in seguito il diploma accademico di secondo livello ad indirizzo interpretativo e compositivo in flauto presso l’istituto O. Vecchi di Modena. Le sono stati dedicati diversi brani anche da numerosi compositori contemporanei. Attualmente si sta perfezionando in prassi barocca e flauto barocco al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara.
Rina Cellini è nata a Venezia dove si è formata sia dal punto di vista culturale che da quello professionale e artistico. Ha studiato al Conservatorio “Benedetto Marcello” con i famosi Sergio Lorenzi e Gino Gorini: con quest’ultimo si è diplomata a pieni voti. Si è, in seguito, perfezionata con Luisa Baccara, Ornella Santoliquido e Vincenzo Vitale. E’ diplomata, inoltre, in Canto: ramo didattico e ramo cantanti.
Nel corso della sua carriera ha tenuto e tiene, con successo di pubblico e di critica, concerti in Italia e all’estero come solista, in duo pianistico, in varie formazioni concertistiche, in orchestra e per clavicembalo. Il suo repertorio spazia dalla musica rinascimentale a quella classica e romantica. E’ particolarmente attenta alla musica contemporanea per la quale è stata più volte invitata alle manifestazioni internazionali dell’ “ATERFORUM” con successo e riconoscimento di famosi compositori che le hanno dedicato dei loro lavori. Viene chiamata a tenere dei corsi di perfezionamento pianistico, dei Masterclasses e a fare parte di giurie in concorsi nazionali e internazionali di esecuzione pianistica. Ha inciso, con critiche favorevoli in Italia, Francia e Germania, per la “Bongiovanni”, la “P.I.L.Z.”, la “Iktius”, “Video Radio”, “EurArte”. Ha effettuato, inoltre, delle registrazioni per la RAI TV, la RADIO VATICANA, la TV di Monaco di Baviera, la Tv Spagnola e per le principali TV private. E’ particolarmente onorata e orgogliosa di essere stata nominata nel 1985 ACCADEMICA della “R. ACCADEMIA FILARMONICA” di Bologna con la seguente menzione: “per chiara rinomanza nel campo dell’Arte musicale concertistica”. È stata titolare della cattedra di Pianoforte Principale nei Conservatori di Verona, Adria e Ferrara.

Intervento promotore lista “Ferrara cambia”

Da: Ferrara Cambia

A meno di 90 giorni dalle elezioni, molta parte delle cronache politiche è ancora occupata da notizie e discussioni riguardanti probabili candidati sindaci nonché dalle immancabili promesse elettorali (“non abbiamo fatto, ma faremo”) da parte di esponenti della attuale Giunta.
I ferraresi meritano molto di più perché i veri problemi della città sono altri e ringrazio il Carlino per avermi dato la possibilità di (ri)portare l’attenzione su cose concrete. In primo luogo il senso di insicurezza e di disagio che ha raggiunto livelli intollerabili ormai in ampie zone della città e il degrado urbano determinato in gran parte dal fallimento del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti.
Insicurezza e degrado vanno poi a braccetto con lavoro e sviluppo economico: anni di immobilismo e la perdurante crisi economica hanno fatto sì che Ferrara vanti tristi primati, due dati tra tutti: disoccupazione giovanile superiore al 37% e 5% in meno di imprese rispetto a dieci anni fa.
E’ tempo ora di iniettare nuova fiducia al sistema, agli operatori, semplificando il rapporto con la Pubblica Amministrazione, riducendo dove possibile la tassazione locale e favorendo la nascita di nuove imprese. Come? Incentivando la creazione di attività imprenditoriali, anche utilizzando il potente carburante della nostra Università: una macchina formidabile con 20.000 studenti e una ricchezza fino ad oggi non del tutto capita in termini di indotto economico e “creativo” e di competenze utili per costruire legami sociali, individuare nuovi settori imprenditoriali e produrre sviluppo.
Un secondo aspetto riguarda il nostro tessuto sociale: nel 2017 i nati a Ferrara sono stati 756, i morti 1910. Incrociamo questo dato con i seguenti: su 65.000 famiglie e 132.000 abitanti, quasi il 30% ha più di 65 anni: abbiamo 236 anziani ogni 100 giovani.
Ciò significa che abbiamo una fortissima prevalenza di famiglie mononucleari composte da una sola persona anziana, che vive sola e spesso non ha nessuno con cui parlare per l’intera giornata. Persone sole che faticano a fare la spesa perché mancano le botteghe di vicinato (settore da promuovere limitando lo strapotere della Grande Distribuzione Organizzata), che non hanno compagnia perché ormai molti luoghi all’aperto non sono più sicuri, che devono combattere contro una burocrazia incomprensibile per ottenere assistenza sanitaria e sociale. Il nostro impegno è quello di sostenere la famiglia come cardine della società  e come fulcro  di un diverso sistema di erogazione servizi sociali (asili, ma non solo) che valorizzi il volontariato e che privilegi i nostri anziani. Naturalmente sono anche molti altri i problemi di Ferrara, da qui al 26 maggio ci sarà tempo per discuterli e, dopo, per risolverli.
Ecco, su questo e i molti altri aspetti critici del nostro territorio, mi impegno a lavorare insieme alla squadra che sto costituendo: una squadra di persone per bene, competenti, di diversa estrazione sociale economica culturale che come me, insieme a me, hanno deciso di metterci la faccia e impegnarsi per contribuire dal 27 maggio a cambiare (in meglio) Ferrara.
Andrea Maggi
Promotore Lista “Ferrara Cambia”

Boiardo. Educazione alimentare con Monica Bellettati per AFM

Da: Istituto comprensivo

Anche quest’anno le classi seconde della Scuola Secondaria Boiardo hanno partecipato al progetto di educazione alimentare promosso da AFM – Farmacie Comunali Ferrara. Un’iniziativa di rilievo sociale e formativo di particolare importanza per l’azienda ferrarese, realizzata con l’intervento diretto nelle scuole di Monica Bellettati, farmacista e dietista. Il fine degli incontri, programmati il 4 e 5 marzo nella sede di via Benvenuto Tisi con il coordinamento della docente Daniela Genesini, è stato quello di promuovere un corretto stile di vita e una sana alimentazione tra tutti i ragazzi, in particolare tra quelli che praticano attività sportive organizzate. Fondamentale risulta essere la prevenzione sul territorio e la diffusione di informazioni che riguardano le linee guida di una alimentazione equilibrata, che prevenga obesità e malattie cardiovascolari nei giovani e negli adulti. Dopo l’introduzione da parte dello stesso direttore AFM Michele Balboni, Monica Bellettati ha spiegato la funzione dei principi nutritivi contenuti negli alimenti e l’importanza che essi svolgono per una corretta alimentazione. Ha introdotto poi il concetto di piramide alimentare, per tradurre in comportamenti corretti i concetti di dieta adeguata e di equilibrio nutrizionale. Nella seconda parte delle lezione ha trattato nello specifico l’importanza della prima colazione e della dieta per gli alunni che svolgono attività sportiva.

Alan Fabbri (lega): “programmiamo una pianificazione straordinaria della manutenzione ordinaria”

Da: Elettorale Lega Nord

“Stiamo programmando una pianificazione straordinaria della manutenzione ordinaria. Abbiamo una situazione di degrado in tante frazioni e tanti quartieri, riguardanti i tombini, le buche, la viabilità e gli alberi, che potrebbe essere risolta con poco”.
Così Alan Fabbri, candidato per il centrodestra a sindaco di Ferrara, è intervenuto questa sera al Bar Sport di Francolino, all’ultimo appuntamento del tour ‘La terra che ci Lega’.
“Al primo punto del nostro programma politico – ha proseguito Alan Fabbri – ci sarà il lavoro e cercheremo di favorire tutto ciò che è impresa per questo territorio, che sia commerciale, industriale o agricola. Daremo la possibilità agli imprenditori del territorio di risollevare il territorio. Attraverso piani urbanistici mirati, una fiscalità agevolata per le imprese, il Piano Operativo Comunale del sindaco e le infrastrutture (Cispadana e Ferrara-Mare) riusciremo a riportare Ferrara su un asse economico importante su Bologna e Padova”.
“Crediamo in una rete di trasporto sociale – ha concluso Fabbri – che indirizzi le nostre persone anziane verso l’ospedale principale della nostra provincia e intendiamo riabilitare l’ospedale del centro storico della città”.

Ripoliticizzare l’economia passando per la sovranità popolare e statale

Al dibattito pubblico su “euro sì – euro no” mancava una base di dati, uno studio su cui elucubrare, o magari fare acrobazie sul trapezio delle ipotesi, e finalmente … ’20 Years of the Euro: Winners and Losers’.
Ma, nonostante i dati e come ricorda l’economista Giovanni Zibordi, in economia non esiste una metodologia standard come nelle scienze per cui ai report, ai paper e agli studi econometrici “si possono trovare approcci totalmente diversi e da qui discussioni infinite che lasciano il pubblico perplesso”. E allora ben vengano i prospetti e gli studi sull’argomento per aiutare la discussione, l’importante però è tener presente che le ipotesi restano ipotesi.
Del resto che l’euro abbia funzionato male e continui a farlo è la vita reale a dircelo, ma questo è tanto vero quanto è vero che è tutta l’impalcatura dell’eurozona a funzionare male e non sarà certo ad uno studio concentrato sul dato finanziario che cederemo l’onere di dimostrarlo.
A dirci che l’impianto non funziona è l’alta disoccupazione, le aziende che chiudono, i giovani che emigrano, il sistema pensionistico che viene messo in discussione, i salari che ristagnano da vent’anni, la disuguaglianza che cresce insieme al conflitto sociale e persino il fatto che la gente è costretta ad affidarsi alle promesse della Lega e del M5s per sentirsi meno sola. Un partito liberista da una parte, e quindi naturalmente contrario al primato politico rispetto all’economia, e dall’altra un movimento che confonde la democrazia popolare con il voto on line.
Fatti gravissimi nel loro insieme, e già di per sé sufficienti a dimostrare che le cose proprio non vanno nel verso giusto, aggravati dal fatto che la sinistra è incapace di ritrovare il suo spirito anti capitalista e soprattutto di antitesi all’attuale costruzione finanziaria e globalista.

I dati (finanziari)
È appena uscito il report del think tank tedesco CepStudy intitolato ’20 Years of the Euro: Winners and Losers’ che prova a quantificare quanto hanno guadagnato o perso gli stati che hanno aderito all’euro. Ebbene la Germania avrebbe complessivamente guadagnato dal 1999 al 2017 ben 1.893 miliardi di euro, ovvero 23.116 euro per abitante mentre quella che una volta avremmo chiamato “l’economia dei puffi”, ovvero i Paesi Bassi, che con l’euro sono diventati persino più influenti dell’Italia, avrebbero guadagnato 346 miliardi ovvero 21.000 euro per abitante.
L’Italia è, invece, quella a cui è andata peggio. Avrebbe perso, in questi 18 anni, qualcosa come 4.300 miliardi e 73.605 euro pro capite e l’effetto grafico è il seguente:

Le considerazioni politiche e di politica economica
Se l’economia fosse una scienza esatta, o anche solo una scienza, allora queste sarebbero le prove di un disastro. Ma, come dicevamo in premessa, nell’economia non c’è niente che non sia opinabile, tranne ovviamente in eurozona dove esistono addirittura le sacre tavole che impongono un tetto al deficit e uno al debito pubblico. Disastro di sicuro c’è stato, ma non per colpa dell’economia, che è incapace di far male se non lasciata agli impulsi primordiali del profitto, né per colpa della valuta euro, che come tutte le valute esiste se qualcuno decide che debba esistere.
Keynes diceva che l’economia va pianificata e a farlo deve essere lo Stato. Cioè lo Stato deve fare quello che un individuo non può fare. Cioè, appunto, pianificare l’economia in maniera democratica e che possa dare frutti per tutti.
La ratio dell’affermazione di Keynes, spiegata anche dallo stesso economista, è che lo Stato deve tenere in mano i controlli centrali per modificare e plasmare l’ambiente in cui deve operare l’individuo perché, se decide di non intervenire, allora l’economia perde la sua parte politica e quindi prende il sopravvento e la società comincia rincorrere la concorrenza, la privatizzazione e il profitto. Quindi una struttura in cui il più forte inevitabilmente vince. Tesi ripresa magistralmente anche dal prof. Ha-Joon Chang dell’Università di Cambridge per spiegare che l’economia funziona se è politica, cioè se è controllata e pianificata.
Sulla spoliticizzazione dell’economia e sui riflessi sulla società e sulla democrazia ha scritto, magistralmente e senza andare troppo lontano, anche il prof. Alessandro Somma dell’Università di Ferrara nel suo libro ‘Sovranismi‘ che avrò il piacere di presentare, insieme ad altri, il prossimo 12 marzo presso l’Ibs+Libraccio di Ferrara.
Ma ritorniamo al nostro report. I dati mostrano che nella struttura liberista dell’eurozona emergono i più forti, a danno dei Paesi che hanno modelli di sviluppo più partecipativi e improntati al “sociale”. Questi dati in realtà, e a ben vedere, non parlano di euro, di valuta, ma di un disastro sociale che viviamo tutti i giorni nella nostra quotidianità. Parlano di scelte che hanno portato all’abbandono delle persone a vantaggio di una élite disposta a vivere di esportazioni e vogliosa di plasmare le élite degli altri paesi europei sulle proprie linee guida.
Parlo di élite e non di stati perché il pil non mostra realmente o necessariamente il benessere di una nazione, perché il pil non è democratico né tantomeno il suo rapporto percentuale con il debito. Ed infatti in Germania, e nonostante il pil, il welfare non è più quello di una volta che è stato sacrificato alla competitività e alla deflazione salariale. L’export non porta benessere per tutto il paese ma solo alle aziende che lo praticano e agli operai che vi lavorano per il tempo che ne possono usufruire, perché l’export, si sa, dipende dalla domanda estera che per definizione non è controllabile dallo stato esportatore.
E forse per questo la Germania ha fortemente voluto il progetto europeo, per avere una domanda costante dagli stati satelliti (cioè dall’Unione Europea) e una domanda accomodante mondiale grazie al fatto che il valore dell’euro viene tenuto basso dai PIIGS (maiali) del sud. In pratica vendono almeno al 20% in meno rispetto ad un ipotetico marco, cioè la Bmw e la Mercedes costano almeno il 20% in meno ad un acquirente americano o italiano.
L’Italia in questo studio è stata paragonata a paesi ritenuti simili, Uk e Australia in primis.

E non a caso questi paesi dopo il 2008 hanno fatto una enorme spesa in deficit, cosa che gli ha permesso di risollevarsi prima e meglio dalla crisi post Lehman Brothers e senza cadere nella superstizione di problemi quali il debito pubblico e i limiti al deficit, superstizioni tutte da eurozona e in particolare italiane. Mentre noi perdevamo il 20% della produzione industriale e, secondo questo studio, un 40% di pil, i paesi “simili” agganciavano la crescita del debito semplicemente facendo crescere il pil che a sua volta cresceva perché si pompavano soldi nell’economia.
In questo studio si scopre che la Spagna è un loser meno perdente dell’Italia avendo lasciato sul terreno “solo” 224 miliardi di euro per 5.000 euro pro capite. Insomma la Spagna ha reagito molto meglio dell’Italia e quindi per qualcuno potrebbe essere la controprova che se l’Italia perde è semplicemente perché è poco competitiva rispetto agli altri. In realtà, come riportato anche da Giovanni Zibordi in un suo articolo che riprende a sua volta argomentazioni di economisti spagnoli, questo (molto) parziale successo è dovuto all’aumento della spesa per consumo. Infatti gli spagnoli hanno aumentato il loro debito privato fino ad un picco del 260% del pil, tornando poi al 210%, mentre l’Italia ha contenuto il debito privato intorno al 160%.
La contromossa spagnola alla crisi è stata di aumentare il debito pubblico che nel 2008 era al 45% fino al 100%. Questo per non aumentare le tasse e permettere alle banche di continuare a fare credito. Quindi se non puoi permetterti un surplus germanico delle partite correnti dovresti quanto meno permettere ai cittadini di spendere di più in altro modo evitando politiche recessive in un momento di crisi generale.
La Spagna, inoltre, ha mantenuto per anni deficit molto alti e ben al di sopra del fatidico 3% permesso dai trattati europei, almeno lì la ragion di stato ha evidentemente un senso.

Le conclusioni logiche
Quindi se le cose vanno male la colpa non è dell’euro, come non è delle bombe se esplodono o dei proiettili se uccidono. La colpa del disastro economico è la mancanza di attivismo politico da parte dei nostri rappresentanti e della perdita della visione dell’interesse primario della politica stessa: l’essere umano.
Un report interessante, ma vietato fermarsi alle considerazioni finanziarie. Da utilizzare per ravvivare il dibattito politico e un argomento in più per auspicare un allargamento alle ragioni dei cittadini, del sovranismo democratico come cornice e confine per la difesa dei primi 12 articoli della costituzione italiana (per iniziare) e per superare i limiti imposti dai Trattati Europei ad una sana, generale e reale ripresa economica.

in copertina illustrazione di Carlo Tassi