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Mese: Gennaio 2017

La Collezione d’Arte Sgarbi a Novara, Per Ferrara PD… meglio Buskers, Internazionale e Maisto….

Da: Roberto Guerra

Lo scorso anno il celebre Vittorio Sgarbi aveva proposto la sua straordinaria Collezione d’Arte privata (con capolavori dal Rinascimento al contemporaneo) alla Sua Città, Ferrara, magari in Castello per rivitalizzarlo al passo con il XXI secolo. Massimo Maisto, Assessore alla Cultura e Vice Sindaco (negli ultimi anni distintosi per ostracismi verso Italo Balbo, il trasvolatore e verso futuristi ferraresi noti in mezza Italia.., insomma una sorta di neosoviet alla luce del Sole, sempre in prima linea con certa retorica deja vu antifascista e verso le opposizioni…) subito rispose picche. Lo stesso sindaco di Ferrara e il ministro ferrarese Franceschini furono più cauti, come se niente fosse nel silenzio e l’omertà dei soliti media e intellettuali di regime locale, quasi tutti. In questi giorni l’epilogo. L’aveva insomma annunciato – Maisto- e alla fine nessuna autocritica. E a suo tempo complimenti con il senno di poi al ponzio pilatismo appunto di Franceschini (Ministro) e del Sindaco, si dicevano possibilisti ma nonostante ruoli più autorevoli (violando persino una logica naturale “gerarchia” di ruoli istituzionali (logica pertanto da clan e famiglie…) , alla fine Maisto, assessore neosoviet alla cultura e vicesindaco, l’ha avuta vinta. La super Vittorio Sgarbi collection nonostante il boom di Osimo, vola a Novara, per Maisto evidentemente è arte degenerata… Ebbene noi non ci stiamo a stare zitti come puntualmente farà l’attardata cultura ferrarese, quasi tutta sempre supina per poche briciole in ossequio a Maisto. Il Sgarbi bannato è uno scandalo cittadino e nazionale e riflette appunto il fascismo rosso dominante a livello culturale in città e il leccaculismo di quasi tutta la cultura ferrarese locale. Questa è la verità storica semplicemente di Ferrara nell’anno 2017. E questo scriveranno gli storici del futuro. Almeno lo si sappia, poi qua a Ferrara continuino pure a vivere come zombie dentro le loro percezioni di eccellenza artistica globale (ci sono ma solo vagoni effimeri ormai destinati a schiantarsi come in Cassandra Crossing) ma fuori Ferrara tutti lo sanno che è solo un villaggio terminale, tra minculpop culturali e deliri migrantici, di sudditi e fuori di testa, assolutamente pazzatisti che giocano a nostalgie neoestensi o da piccola Versailles! E non ultimo complimenti alla stampa local… mandarina… infiniti editoriali sul mito dei migranti e persino masochista… L’editto di Maisto e il PD contro Sgarbi sarebbe anche un grande scoop se si degnassero di qualche critica politicamente scorretta… ma ormai più facile un Ufo che sbarca direttamente in Castello che a Ferrara una informazione decente, ormai complice irresponsabile in ogni campo del degrado prossimo venturo senza ritorno di Ferrara, stazione di Ferara…

Roby Guerra Azione Futurista Ferrara

Incontro letterario e presentazione calendario eventi 2017

Da: Pro Loco Pontelagoscuro

Sabato 14 gennaio alle ore 17 presso la Sala Nemesio Orsatti di Via Risorgimento 4 a Pontelagoscuro la Pro Loco di Pontelagoscuro presenta il calendario delle iniziative in progamma nel 2017 e APPUNTI DI PONTE, ciclo di incontri culturali organizzato in collaborazione con Faust Edizioni e con il coordinamento di Gabriele Botti.
Nell’arioso spazio della Sala Orsatti ERIDANO BATTAGLIOLI legge alcune poesie tratte dalle raccolte “DAL FIUME AL MARE” e “SOGNI E NUVOLE” pubblicate da Faust Edizioni, emergente casa editrice con sede al Barco, che l’intraprendente Fausto Bassini sta conducendo con notevole successo e nuove produzioni editoriali sempre più frequenti.
APPUNTI DI PONTE è una proposta culturale nata da un’idea di Gabriele Botti, a sua volta scrittore per piacere, libero professionista e libero pensatore, sedicente impenitente sognatore e credente nell’uomo (come si definisce sull’immancabile profilo facebook). Gli appuntamenti in programma fino all’estate spaziano dai temi della salute e della pediatria, con la partecipazione della dott.ssa Rita Tanas la quale proporrà incontri sull’obesità infantile, alla psicologia e problematiche dell’adolescenza, del bullismo e cyberbullismo affrontati con la dott.ssa Annalisa Conti, alla sensibilizzazione sulle problematiche dei coniugi sepaati, con l’Associazione Mai da Soli, agli incontri letterari puri con scrittori ferraresi. Non mancherà un’importante appuntamento con la memoria e la storia locale, curato da Gian Paolo Bertelli il quale sta conducendo ricerche sui caduti di Pontelagoscuro della prima guerra mondiale.
L’iniziativa si concluderà con un aperitivo offerto dalla Pro Loco.

Ultimo week-end per il Decathlon Ice Park

Da: Organizzatori

Resta invece aperta la pista di pattinaggio in Piazza Verdi

È stata la novità del Natale e Capodanno 2016/17, promossa da Visit Ferrara in collaborazione con l’ATI formata da Delphi International, Made Eventi e Sapori d’Amare: il Decathlon Ice Park, forse più conosciuto come “pista da sci dell’Acquedotto”, si prepara per il suo ultimo week-end d’apertura.

I bambini, ma anche gli adulti, potranno ancora una volta divertirsi con snow tubing e pattinaggio su ghiaccio o bere una cioccolata calda al punto ristoro Nonno Umberto. Gli impianti saranno aperti con i seguenti orari: venerdì 13 dalle 14 alle 20, sabato 14 dalle 10 alle 20 e domenica 15 dalle 9 alle 17.

Ma il vero evento del week-end sarà domenica 15 dalle 15 alle 18, quando tutti coloro che hanno acquistato gli addobbi dell’Albero di Natale della Solidarietà potranno ritirarli. Sarà inoltre possibile acquistare gli addobbi rimasti, al prezzo di 10 euro. Saranno presenti Agire Sociale, centro servizi per il volontariato Ferrara, e l’Emporio Solidale Il Mantello al quale sarà devoluto l’incasso della vendita degli addobbi.

Resta invece aperta fino al 29 gennaio la pista di pattinaggio in Piazza Verdi, con i soliti orari, consultabili sul sito www.capodannoferrara.com

Nuovo studio pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology

Da: Università di Ferrara

A cura di Trombelli e Checchi

Il Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle Malattie Parodontali e Peri-implantari dell’Università di Ferrara (Direttore: Prof. Leonardo Trombelli) e il Reparto di Parodontologia dell’Università di Bologna (Prof. Luigi Checchi) hanno recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology uno studio che segna una tappa importante di un filone di ricerca alla quale il Prof. Trombelli e il suo gruppo si dedicano da ormai 10 anni: la valutazione della prognosi parodontale ai fini di personalizzare la prevenzione secondaria della parodontite (uno delle malattie più diffuse a livello mondiale).

La ricerca, peraltro, ha già ricevuto nel 2016 un importante riconoscimento da parte della comunità scientifica con l’ottenimento del premio “H.M. Goldman” per la migliore ricerca clinica in parodontologia da parte della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (S.I.d.P.).

L’interesse del Prof. Trombelli e del suo gruppo di ricerca per il rischio parodontale nasce nel 2007, quando l’Università di Ferrara elabora un metodo oggettivo per la valutazione della prognosi parodontale. Nel 2007, infatti, è stato elaborato e pubblicato un sistema che, sulla base delle informazioni relative ai maggiori fattori e indicatori di rischio della parodontite, consente di obiettivare la prognosi parodontale del paziente. Nel 2009, poi, lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato come il metodo possa costituire uno strumento più semplice ed altrettanto accurato rispetto ad altri già disponibili.

Spiega il Prof. Trombelli: “In parodontologia, essere a rischio per la parodontite significa avere una maggiore probabilità di sviluppare la malattia (se si è parodontalmente sani) o di subire una progressiva distruzione del sostegno parodontale (gengiva e osso) e conseguente perdita di denti (se si è già malati). In altre parole, i soggetti che presentano un livello di rischio elevato hanno, in assenza di trattamento, maggiori probabilità di peggioramento del proprio stato parodontale rispetto a pazienti con rischio basso, con conseguente aumentata probabilità di perdere i denti”.

“II metodo proposto dall’Università di Ferrara – prosegue il Prof. Trombelli – è basato su 5 parametri, tra cui fumo e diabete mellito, segni clinici della malattia con riconosciuto valore prognostico (numero di tasche parodontali, indice di sanguinamento) e parametri derivati (rapporto tra denti con perdita ossea ed età). A ciascun parametro viene assegnato un punteggio (tabelle 1-5), e la somma algebrica dei punteggi viene calcolata e associata al di rischio del paziente, che può variare da 1 (rischio basso) a 5 (rischio elevato) (tabella 6)”.

Nello studio pubblicato, le Università di Ferrara e Bologna hanno condotto una valutazione longitudinale della associazione tra i punteggi di rischio generati in accordo al metodo UniFe e la progressione della parodontite. Per lo scopo, sono stati ottenuti dati relativi ad un’ampia coorte di pazienti sottoposti a terapia parodontale attiva presso i due Atenei, e successivamente inseriti in un programma di prevenzione secondaria della durata di almeno 4 anni (media di 5.6 anni).

I dati pubblicati mostrano come la perdita media di elementi dentari in corso di terapia di mantenimento sia stata positivamente associata al livello di rischio identificato con il metodo dell’Università di Ferrara all’inizio della programma preventivo. I pazienti con livello di rischio basso hanno, infatti, non avuto una perdita di denti, mentre i pazienti con livello di rischio elevato hanno avuto una perdita media di circa 2 denti.

Nel loro complesso, i dati dimostrano che il metodo proposto dall’Università di Ferrara costituisce uno strumento di rapido e semplice utilizzo per l’identificazione dei pazienti a rischio di perdere denti durante la terapia parodontale di mantenimento.

La newsletter del 12 gennaio 2017

Da: Comune di Ferrara

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Ciclo di incontri sulla libertà: primo appuntamento venerdì 13 gennaio alle 17
Il ‘Teatro della libertà’ ideato da Piero Stefani

Sarà aperto, venerdì 13 gennaio alle 17, dalla presentazione, nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea, di un testo teatrale pensato da Piero Stefani, con il titolo ‘Il teatro della libertà’, il nuovo ciclo annuale di incontri all’Ariostea curati dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e dedicati al tema della ‘libertà’. All’appuntamento, coordinato da Anna Quarzi, interverrà anche il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, oltre a Fiorenzo Baratelli che illustrerà il programma del ciclo.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Il ciclo di quest’anno, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea, è dedicato al tema della libertà. Si tratta di un percorso di 14 incontri in cui la parola ‘libertà’ verrà declinata con altre parole fondamentali della vita privata e pubblica. Nella giornata di apertura verrà presentato il programma e un testo teatrale pensato da Piero Stefani che costituisce un appuntamento ormai tradizionale, apprezzato e importante per introdurre i temi che verranno affrontati dai relatori durante lo svolgimento del ciclo. Ogni discorso sulla libertà la connette con qualche altra cosa. Con l’eguaglianza, l’efficienza, la sicurezza, la solidarietà, la giustizia, le capacità, la cultura, l’educazione. Per sintetizzare il senso del ciclo di quest’anno ricorriamo ad una significativa definizione dello scrittore e filosofo Albert Camus: “La libertà non è che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori”.

v. anche Cronacacomune del 9 gennaio 2017

VIABILITA’ – Provvedimenti in vigore domenica 15 gennaio dalle 8
Modifiche al traffico per la ‘Maratonina d’inverno’

In occasione della ’33a Maratonina d’Inverno’, organizzata per la mattinata di domenica 15 gennaio dal gruppo podistico San Bartolomeo in Bosco in collaborazione con l’Assessorato comunale allo Sport, nelle strade inserite nel percorso di gara, a partire dalle 8, sarà sospesa la circolazione dei veicoli per il tempo strettamente necessario a consentire il passaggio dei concorrenti. Le vie interessate dal provvedimento saranno in particolare: via Sgarbata, via Pandolfina, via Bassa, via Frasbalda, via Masi, via Abbondanza, via Paparelli, via Cervella, via Masi, via Spinazzino, via Cembalina, via del Forno, piazza Boari, via del Primaro, e via Rocca. I residenti saranno ammessi compatibilmente con lo svolgimento della corsa.
In via Piccoli e via Scuole è inoltre previsto il divieto di transito durante tutto lo svolgimento della manifestazione.

CONSIGLIO COMUNALE – Lunedì 16 gennaio alle 15.15 in Municipio. Le modalità definite dalla Conferenza dei capigruppo. Diretta audio-video su ConsiglioWeb
Un concerto del Conservatorio aprirà i lavori del 2017 del Consiglio comunale di Ferrara

Un concerto dell’Ensemble rinascimentale e Gruppo teatrale del Conservatorio ‘G. Frescobaldi’ di Ferrara dal titolo “La Furia di Orlando – L’amore, le gesta cavalleresche, la poesia e la musica a Casa d’Este nel 1516” aprirà lunedì 16 gennaio alle 15.15 nella residenza municipale, i lavori della prima seduta annuale del Consiglio comunale di Ferrara. Le modalità della riunione sono state definite nei giorni scorsi dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari convocata dal presidente del Consiglio comunale Girolamo Calò.

L’iniziativa è aperta liberamente alla partecipazione della cittadinanza.

Avviare le sessioni annuali con un breve incontro musicale nella sala consiliare, è formula consolidata per il nostro Consiglio comunale, che si avvale come di consueto di un contributo di Afm Farmacie Comunali. Protagonisti dell’esibizione saranno attori e musicisti, studenti e docenti del Conservatorio ‘G. Frescobaldi’, un’istituzione di grande valore nell’ambito del panorama culturale del nostro territorio. Saranno presenti il direttore e il presidente del Conservatorio Fernando Scafati e Francesco Colaiacovo, oltre al presidente e al direttore generale di AFM Massimo Buriani e Riccardo Zavatti. (vedi il programma del concerto in allegato a fondo pagina)

Conclusa l’esibizione prenderanno il via i lavori consilari con all’ordine del giorno la surroga del Consigliere dimissionario Renato Finco-PD (sostituito da Patrizia Bianchini) e due delibere del sindaco Tiziano Tagliani e dell’assessora Chiara Sapigni.

>> Come di consueto prevista la diretta audio video dell’intera seduta di Consiglio comunale sulla pagina internet del servizio ConsiglioWeb all’indirizzo http://www.comune.fe.it/index.phtml?id=472

Queste le delibere:

Presidente C.C. Girolamo Calò

PG 148914/16 – Surrogazione dalla carica di Consigliere Comunale del Sig. Renato Finco

Sindaco Tiziano Tagliani
PG 147494/16 – Definizione degli obiettivi strategici in materia di prevenzione della corruzione e di promozione di maggiori livelli di trasparenza per il triennio 2017-2019

Assessora alla Sanità, Servizi alla persona, Politiche familiari Chiara Sapigni
PG 1785/17 – Adesione Associazione Temporanea di Scopo (A.T.S.) denominata “Verso l’Autonomia” per la realizzazione del progetto “Verso l’autonomia: percorsi di uscita dalla Violenza” – Approvazione atto costitutivo, mandato speciale di rappresentanza e statuto

“LA FURIA DI ORLANDO” – IL CONSERVATORIO APRE I LAVORI DEL CONSIGLIO COMUNALE DI FERRARA
Concerto dell’Ensemble rinascimentale e Gruppo teatrale del Frescobaldi
L’amore, le gesta cavalleresche, la poesia, ma anche la musica, il teatro, gli strumenti musicali antichi e leggendari. Sono tutti gli elementi del copione che i talenti del Conservatorio metteranno in scena con La Furia di Orlando, lunedì 16 gennaio alla sala consigliare del Comune di Ferrara. In occasione del primo Consiglio Comunale del 2017, infatti, il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara inaugurerà il nuovo anno consigliare attraverso la musica e le gestualità teatrali antiche, in un omaggio alle ottave di Ludovico Ariosto.
La rappresentazione sarà anche un modo curioso e appassionato per far scoprire alla città una delle molte attività realizzate dal Conservatorio durante l’anno accademico. Spettacolo di teatro e al contempo evento musicale a cura dell’area di musica antica del Conservatorio, La furia di Orlando nasce infatti a coronamento del Feudarmonico, corso di teatro sulla commedia dell’arte, gestualità teatrale antica e musica rinascimentale tenuto da Alberto Allegrezza, regista ed esperto in materia, e realizzato al Conservatorio Frescobaldi. La Furia di Orlando, spettacolo nato in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte e portato in scena per la prima volta lo scorso ottobre alla Pinacoteca nazionale, durante le celebrazioni ariostesche, è frutto dunque di una ricca ricerca filologica sulla recitazione cantata e improvvisata delle ottave del poema, accompagnate dalla lira da braccio.
Strumento tanto usato un tempo quanto sconosciuto oggi, la lira da braccio diventa l’emblema dell’immaginario che il poema di Ariosto ha saputo trasmettere anche ad altre arti, prima su tutte la musica. Tutto torna. L’unica lira originale, conservata a Vienna, è infatti ora esposta nella mostra ferrarese “Orlando Furioso, 500 anni”. Una sua copia storica verrà suonata da Alberto Allegrezza, lunedì in apertura dello spettacolo in Comune. Al testo recitato, attori e musicisti, studenti e docenti del Conservatorio alterneranno così musiche originali, in particolare frottole solistiche e corali. Sarà un viaggio nel tempo nella Ferrara del 1516, mentre alcune diapositive concesse da Ferrara Arte e tratte dalla mostra di Palazzo dei Diamanti accompagneranno questo inconsueto momento, dedicato alla città e al nuovo anno ricco di iniziative.

BENI MONUMENTALI – A fine gennaio la conclusione del progetto ‘Adotta una colonna’
‘Art bonus’: al via la seconda fase del restauro del colonnato di piazza Municipio

Concluso il restauro della prima parte del colonnato di piazza del Municipio a Ferrara, il cantiere si sposta sul secondo segmento, alla destra del portale di acceso a via Garibaldi.
Nella mattinata di oggi (12 gennaio 2017), hanno infatti preso il via i lavori di smontaggio e spostamento del ponteggio che era stato allestito alla fine dello scorso mese di ottobre per l’esecuzione degli interventi di pulizia e restauro di una prima parte delle colonne marmoree e degli archi in cotto del loggiato sul lato ovest della piazza. Dai prossimi giorni e fino alla fine di gennaio i lavori, curati dalla restauratrice Federica Bartalini, interesseranno quindi l’ultima porzione del colonnato, per portare a conclusione il progetto che è frutto di una collaborazione tra pubblico e privato nata su sollecitazione della Fondazione Geometri di Ferrara. Quest’ultima, nei mesi scorsi, aveva infatti proposto al Comune di Ferrara di ricorrere, per il restauro delle 9 colonne e degli 8 archi in cotto, allo strumento dell’‘Art bonus’, opportunità offerta agli enti locali dal Ministero dei beni e delle attività culturali, per recuperare beni monumentali con il contributo di imprese e cittadini, che possono in tal modo compiere un’opera utile per i loro territori usufruendo di detrazioni fiscali.
L’operazione ‘Adotta una colonna’ ha così consentito all’Amministrazione Comunale di raccogliere dalle donazioni di aziende e privati la quasi totalità della somma di 9.200 euro necessaria all’intervento che entro poche settimane permetterà di riportare l’intero colonnato della piazza al suo aspetto originario.

Tutti i dettagli del progetto su CronacaComune del 27 ottobre 2016

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI – Presentate dai gruppi PD, FI, M5S, SI e FC in Consiglio comunale
Richieste in merito a riscaldamento nelle scuole, manifestazione di CasaPound, aree per commercio e atti eversivi

Queste le interpellanze e le interrogazioni pervenute:

– il consigliere Maresca (gruppo PD in Consiglio comunale) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessora al Lavoro Caterina Ferri in merito agli impianti di riscaldamento nelle scuole comunali (PG 3148/2017);

– la consigliera Peruffo (gruppo FI in Consiglio comunale) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessora al Lavoro Caterina Ferri in merito agli impianti di riscaldamento nelle scuole comunali (PG 3337/2017);

– i consiglieri Vitellio (gruppo Pd in Consiglio comunale), Fiorentini (gruppo SI) e Bova (gruppo FC) hanno interpellato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessore ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi in merito alla manifestazione di CasaPound Ferrara (PG 2179/2017);

– la consigliera Morghen (gruppo M5S in Consiglio comunale) ha interrogato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessore al Commercio Roberto Serra in merito alle concessioni di aree per l’esercizio di commercio al dettaglio (PG 3463/2017);

– il consigliere Fornasini (gruppo FI in Consiglio comunale) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani in merito agli atti eversivi a volto coperto (PG .3808/2017).

>> Pagina riservata alle interpellanze/interrogazioni presentate dai Consiglieri comunali e relative risposte (a cura del Settori Affari Generali/Assistenza agli organi del Comune di Ferrara)

ASSESSORATO ALLA CULTURA – Sabato 14 gennaio alle 10 nella sala Arengo del Municipio. Introduce il vice sindaco Massimo Maisto
Al via il corso regionale di formazione per giovani creativi “Il Mestiere delle Arti”, organizzato da GA/ER

Sabato 14 gennaio 2017 alle 10, nella sala dell’Arengo della Residenza Municipale, avrà luogo il primo incontro del corso regionale di formazione per giovani creativi “Il Mestiere delle Arti – III Edizione”, organizzato dall’Associazione Giovani Artisti dell’Emilia-Romagna (GA/ER) e coordinato dal Comune di Ferrara. “Il Mestiere delle Arti” è finanziato dal Dipartimento alla Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Regione Emilia-Romagna. L’incontro sarà introdotto dal Vice Sindaco di Ferrara Massimo Maisto, attualmente presidente dell’Associazione GA/ER.

Il corso è finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro in campo artistico e culturale dei giovani creativi dell’Emilia-Romagna. Il corso, infatti, delinea un modello sperimentale di formazione nell’ambito dell’arte contemporanea, nei settori delle arti visive e applicate, ed è rivolto ad un gruppo selezionato di creativi esordienti dell’Emilia-Romagna.
Il carattere innovativo di tale percorso consiste nel concentrarsi sugli aspetti pratici, materiali ed economici del “mestiere della creatività”, compresi quegli sbocchi di “applicabilità” della scelta artistica, in campi vicini o affini.
Con il progetto Il Mestiere delle Arti, si intende incrementare la consapevolezza di una “applicabilità” dei singoli percorsi artistici, per offrire al giovane creativo una realistica prospettiva di collocazione professionale e lavorativa nell’attuale sistema dell’arte e della cultura.
Il corso sarà articolato in cinque fasi.
La prima fase prevede un ciclo di incontri con professionisti del mondo delle arti visive e applicate per acquisire le competenze necessarie dal punto di vista normativo e operativo: lo scenario attuale del mondo della cultura e della creatività, gli sbocchi professionali, come organizzarsi nel mondo artistico e culturale, gli aspetti giuridici, i premi, i concorsi, gli scenari occupazionali ecc.
Seguirà un weekend motivazionale, con l’obiettivo di condurre i partecipanti a prendere consapevolezza delle competenze trasversali necessarie per farsi strada nel mercato del lavoro artistico e culturale: comunicazione efficace, lavoro di gruppo, gestione della leadership, gestione dei conflitti ecc.
Saranno, inoltre, realizzati specifici tirocini formativi, della durata di circa tre mesi, all’interno di un contesto lavorativo ad hoc, dove poter sviluppare le proprie abilità, mettersi in gioco e verificare l’effettiva fattibilità del proprio percorso di vita professionale.
La quarta fase prevede il bilancio di competenze, ovvero un percorso costituito da incontri di gruppo, colloqui individuali e lavoro individuale, che ha come finalità l’aumento di consapevolezza di chi ne fruisce riguardo le proprie caratteristiche, risorse e potenzialità (personali, formative e professionali), in vista della costruzione di un progetto di vita lavorativa che sia congruente, si avvalga del percorso di consapevolezza sviluppato durante il bilancio, e sia scelto in modo autonomo e pienamente responsabile.
Il corso sarà, infine, concluso da un workshop, nell’ambito delle arti visive e applicate, condotto da un creativo o da un gruppo di creativi di chiara fama nazionale e finalizzato ad un percorso di ricerca e produzione di progetti e/o opere, sul tema della rigenerazione urbana e della riqualificazione del territorio attraverso la creatività artistica.
Alla scadenza per la presentazione delle candidature, fissata al 18 novembre 2016, si sono candidati quarantasei giovani creativi provenienti da tutta l’Emilia-Romagna. Sono stati selezionati dodici giovani creativi, con la seguente provenienza geografica: tre artisti ferraresi, tre artisti bolognesi, due artisti della provincia di Reggio Emilia, due artisti della provincia di Forlì-Cesena, un’artista modenese ed un’artista ravennate. Gli ambiti disciplinari dei partecipanti sono i seguenti: quattro artisti visivi (scultura e installazione); due fotografi; due designer; tre architetti ed una illustratrice.
Agli artisti partecipanti saranno assicurati un attestato finale di partecipazione al corso, oltre alla valutazione delle competenze acquisite al termine del tirocinio.
Il corso sarà aperto nella giornata di sabato 14 da una lezione di Michele Trimarchi, economista dell’arte di fama nazionale, che illustrerà ai partecipanti gli scenari e le dinamiche del sistema attuale dell’arte contemporanea e il profilo e le competenze necessarie per potersi fare strada nell’ambito delle professioni creative. Si parlerà anche delle caratteristiche dell’attuale panorama delle industrie e professioni creative e sui prevedibili sviluppi futuri in tali settori di cruciale importanza sia sul piano economico che per quel che riguarda le scelte di vita professionale nel nostro paese di ampie fasce delle attuali giovani generazioni.
Michele Trimarchi è professore ordinario di Economia pubblica presso l’Università degli Studi di Catanzaro ed insegna Economia della Cultura presso l’Università degli Studi di Bologna. Insegna inoltre nei più importanti corsi post-lauream in Gestione della cultura (Beni e Attività Culturali).
Scrive e pubblica estesamente di economia e politiche della cultura. E’ stato relatore in convegni e ha tenuto lezioni presso numerose istituzioni italiane e in Austria, Svizzera, Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Repubblica Ceca, Croazia, Serbia, Macedonia, Turchia, Giordania, India, Indonesia, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Messico, Brasile, San Marino. E’ esperto economico in progetti di cooperazione culturale internazionale. Ha collaborato con amministrazioni pubbliche e con organizzazioni private italiane per il ridisegno delle politiche culturali. Ha all’attivo diverse pubblicazioni nel campo dell’Economia della Cultura.

Info: Leonardo Punginelli – artisti@comune.fe.it -tel. 0532 744643 – 329 7080277

PROTEZIONE CIVILE REGIONALE: ALLERTA N. 05/2017
ALLERTA PER PIOGGIA CHE GELA AL SUOLO E NEVE CON ACCUMULI COMPRESI TRA 5 A 15 CM.

L’Agenzia Regionale di Protezione Civile dell’Emilia Romagna ha emesso l’allerta n. 05/2017

livello di criticità attivazione fase di ATTENZIONE

dalle ore 00.00 del giorno 13/01/2017 alle ore 12.00 del giorno 14/01/2017 con previsione di neve- pioggia che gela al suolo nel territorio ferrarese.

ACCUMULI DI NEVE COMPRESI TRA I 5 E 15 CM.

Gli avvisi e le allerta dell’Agenzia di Protezione Civile dell’Emilia Romagna

Si invita la popolazione ad adottare le misure di autoprotezione consigliate visionabili nei links sotto riportati.

CULTURA – Da sabato 21 gennaio ad aprile 2017 la stagione invernale nella sala di viale Alfonso I d’Este
Ferrara Off: via al cartellone “Fuori pista” con teatro, musica, arte e poesia

Contaminazione, collaborazione e multi-disciplinarietà: l’associazione Ferrara Off inaugura la stagione invernale presentando “Fuori Pista”, calendario di appuntamenti teatrali ma non solo, aperto alla danza, alla pittura, alla poesia e alla musica. «Lo spazio performativo che gestiamo ormai da tre anni in viale Alfonso I d’Este costruisce con sempre maggiore attenzione la propria identità – spiega Monica Pavani, presidente dell’associazione. La formazione e la rappresentazione teatrale conservano un ruolo privilegiato nella definizione delle attività, ma l’intenzione di Ferrara Off è costituire per la città di Ferrara un vero e proprio centro di produzione e fruizione culturale, un luogo di scambio e di confronto artistico capace di accogliere le più diverse istanze espressive della contemporaneità».

Il programma delle attività organizzate da gennaio ad aprile 2017 comprende otto spettacoli di teatro, tre appuntamenti musicali, una serata dedicata alla danza e una alla poesia, un ciclo di tre approfondimenti dedicati alla storia dell’arte.Le collaborazioni attivate con le istituzioni, gli enti e le associazioni attive sul territorio comprendono Cies, Conservatorio Frescobaldi, Ferrara Jazz Club, Ferrara Marathon, Fondazione Ferrara Musica, Riaperture, Teatro Comunale Claudio Abbado, Teatro Nucleo.

Ad aprire la stagione sarà “Dux in scatola”, sabato 21 gennaio alle 21, monologo di Daniele Timpano che salirà sul palco assieme al baule contenente – così parrebbe – le spoglie mortali di Benito Mussolini. L’attore – che con questa rappresentazione ha guadagnato la finale del Premio Scenario nel 2005 e la finale del Premio Vertigine nel 2010 – ripercorrerà le rocambolesche vicende del corpo del Duce, da Piazzale Loreto al cimitero di Predappio. Intreccerà alle avventure post-mortem testi letterari del Ventennio, luoghi comuni sul fascismo e materiali disparati provenienti dal web, per tracciare il percorso di Mussolini nell’immaginario degli italiani, dagli anni del consenso agli anni della nostalgia.
Il giorno successivo, domenica 22 gennaio alle 18, sarà in scena “Digerseltz”, di Elvira Frosini in collaborazione con Officine Caos e Stalker Teatro, che affronterà l’ossessione contemporanea del cibo, l’azione del sostentamento come pratica culturale massificata, rituale legato al rapporto dell’essere umano con il corpo, la fame e la morte, con il sacro e con la comunità.
«Cominciamo con un weekend intenso, doppio appuntamento di teatro – racconta l’attore Marco Sgarbi, tra i fondatori di Ferrara Off -. Proseguiremo intrecciando discipline e arti diverse. Sabato 28 gennaio il maestro Berardo Mariani proporrà “L’antica essenza del teatro”, opera da camera ispirata al “Teatrino di don Cristòbal” del poeta Federico Garcia Lorca, composta assieme agli studenti del Conservatorio Frescobaldi. Altre intersezioni con il mondo della musica arriveranno grazie alle interessanti sinergie sviluppate con Ferrara Musica, con il Jazz Club e con il Teatro Comunale.
Venerdì 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, presso la Sala Estense si terrà il concerto “Exil” del compositore georgiano GiyaKancheli, assieme alla lettura di testi poetici di Paul Celan. Per approfondire la conoscenza dell’autore rumeno, imprescindibile riferimento del Novecento, domenica 29 Ferrara Off ospiterà la mise-en-scène del carteggio intercorso tra Celan e la scrittrice austrica Ingeborg Bachmann».
Musica e poesia si incontrano anche giovedì 26 febbraio con “Alberto Masala meet Marco Colonna”, appuntamento in collaborazione con il Jazz Club e Cies che farà dialogare lo scrittore sardo e il clarinettista in una performance concertistica vivace e inusuale, quasi una sfida agita.

L’identità nazionale e il passato più recente saranno al centro di “Nostra Italia del miracolo” sabato 4 febbraio, monologo di Maura Pettorusso dedicato alla vicenda personale e agli scritti della giornalista Camilla Cederna, premio Cassino Off 2016. L’integrazione delle persone uscite dal carcere e la funzione educativa della pena saranno invece le tematiche affrontate sabato 11 febbraio da Horacio Czertok e Moncef Aissa del Teatro Nucleo, con “Il mio vicino”.
Sabato 25 febbraio sarà la danza ad essere protagonista, con “Poema degli atomi” di Elisa Mucchi, ricerca coreografica sulla “in-definizione”, strutturata come un vero e proprio work in progress, che in questa replica propone per la prima volta il passaggio dall’assolo al duetto. La danzatrice inoltre curerà tra gennaio e marzo il workshop di danza per madri con figli e figli “Ui_Oi_We”, finalizzato a stimolare la comunicazione non verbale, a conoscersi e riconoscersi attraverso il contatto.
Alla fotografia sarà dedicata la serata di venerdì 17 marzo, “Anatomia dei sentimenti”, organizzata assieme alle autrici Giulia Maria Falzea e Claudia Gori per il festival Riaperture: il loro libro, che raccoglie testi e fotografie, verrà presentato attraverso un reading accompagnato da musica e proiezioni.
Lo sport e il piacere della corsa sarà invece il focus di “La grande storia della maratona dal 490 a.C. al 2076 d.C.”, epopea atletico-teatrale ideata da Laurent Soffiati e Roberta Pazi nell’ambito del festival Storie di passi, in calendario sia sabato 18 che domenica 19 marzo.
«Ci piace ospitare spettacoli capaci di portare un valore aggiunto, il cui potenziale non si esaurisca nella rappresentazione ma sappia espandersi coinvolgendo i ferraresi in momenti formativi e di approfondimento – spiega Giulio Costa, tra i curatori della rassegna -. Per questo abbiamo voluto comprendere in “Fuori Pista” lamise-en-scène di alcuni racconti scritti da Anton Chekhov, selezionati appositamente per Ferrara Off dal regista Paolo Civati, e proporre nella stessa giornata – sabato 18 febbraio – un suo laboratorio dedicato allo studio della drammaturgia del celebre dramma “Zio Vanja”. Va nella stessa direzione la decisione di ospitare sabato 4 marzo “Tranne che il buio” e sabato 11 marzo “La boutique del mistero”, entrambi ispirati ai racconti di Dino Buzzati, e organizzare domenica 5 marzo un laboratorio di lettura ad alta voce basato sulle invenzioni fantastiche dello scrittore bellunese».
Sempre in quest’ottica si è voluto anticipare il concerto “Stabat Mater”, organizzato da Ferrara Musica al Teatro Comunale venerdì 14 aprile con l’ensemble “Il suonar parlante”, fissando tre incontri preparatori curati dal pittore Giacomo Cossio. Il ciclo, intitolato “Vite al limite”, si terrà la domenica pomeriggio dal 5 al 18 febbraio e indagherà con una prospettiva originale il lavoro di tre artisti contemporanei la cui biografia presenta assonanze cristologiche: Vincent Van Gogh, Jackson Pollock e Mario Schifano, rispettivamente domenica 5, 12 e 18 febbraio.

Dopo il referendum: Europa e sovranità nazionale

E’ passato poco più di un mese dal referendum e dalle feroci polemiche che lo hanno accompagnato. La sconfitta è stata chiara, ma a fronte di questa non si vede (o non si vuol vedere) una corrispondente vittoria, mancando i vincitori di una rappresentanza politica qualificata capace di dare sostanza e concretezza agli esiti del voto. Non c’è stata un’analisi della vittoria del No da parte degli sconfitti, né si è ragionato sulle richieste latenti dei cittadini che forse chiedevano un segno chiaro, capace di rispondere alla necessità di nuove politiche su lavoro, sul welfare, sull’immigrazione, sulla scuola e la ricerca; che cercavano e cercano ancora giuste risposte in merito alla certezza dei diritti sanciti dalla Costituzione. L’etichetta di ‘populismo’ ha coperto rapidamente ogni doverosa discussione e ha finito col sussumere a sé i significati profondi di questo esito affatto scontato: non a caso è stato formato un nuovo governo fotocopia del precedente ben intenzionato – sembra – a perseguire sulla strada tracciata dall’esecutivo che è stato pesantemente sconfitto alle urne.

Fermi restando i numerosi e impegnativi obblighi istituzionali da rispettare, questa acclarata continuità solleva più di una perplessità sia in quanti sono abituati a pensar male sia in chi si attendeva di ritornare rapidamente alle urne. La risposta data dai cittadini sembra ormai archiviata e rubricata tra le celebrazioni inutili di una democrazia rappresentativa decisamente moribonda. Non a caso al posto di una seria discussione civile sulla Carta Costituzionale, nei media riemerge con forza il tema tecnico dei meccanismi di voto e della legge elettorale.
Ciò nonostante non vi è dubbio che uno dei problemi di fondo sotteso al referendum permanga in tutta la sua drammatica evidenza non già come dimensione della più becera politica politicante nazionale, ma come componente essenziale del futuro dell’Italia all’interno dell’Europa. Al centro di questo tema stanno i rapporti con il sistema finanziario che di fatto governa la Ue mediante i suoi bracci operativi, la Commissione Europea, la Bce e il Fmi.
E’ noto, infatti, che questa Europa richiede tassativamente (e il nuovo governo lo ha ribadito con decisione) una forte e ulteriore cessione di sovranità da parte degli stati nazionali. In tal senso fin dal 2010 la CE e il Consiglio europeo hanno promosso un piano di trasferimento di potere dai paesi membri con un esproprio inaudito della sovranità statale. Il culmine è stato toccato forse nel 2012 con l’istituzione del Fiscal Compact, che in Italia è stato assunto, a parere di molti, nel peggior modo possibile: il 18 aprile 2012 il parlamento della Repubblica Italiana, con voto a maggioranza assoluta (contrari Lega e M5S), modificò l’articolo 81 della Costituzione Italiana introducendo il principio del pareggio di bilancio che di fatto sanciva definitivamente la perdita da parte dell’Italia della sovranità economica-fiscale.
Come potesse l’Italia con il suo enorme debito pubblico, senza sovranità monetaria e con tale obbligo aggiuntivo riuscire a stare in piedi senza tagli feroci, privatizzazioni selvagge, crollo del consumo interno e nuove tasse è cosa che molti non comprendevano e tuttora non capiscono. Ma quella decisione di enorme rilevanza costituzionale fu comunque presa, velocemente, in modo piuttosto riservato, senza nessun dibattito pubblico e con scarsissimo contributo informativo da parte dei media.
Eppure quella scelta ha consegnato, di fatto, il controllo della finanza pubblica italiana in mano di entità sovranazionali, costringendo lo Stato, in caso di bisogno, a chiedere moneta a quell’ente privato che è la Banca Centrale Europea (La Bce è di proprietà delle Banche Centrali degli Stati che ne fanno parte, che a loro volta sono composte in maggioranza da istituti privati).

Resta però il fatto che in Italia esiste ancora una Costituzione e un organismo, la Corte Costituzionale, che è il luogo più alto del controllo reciproco dei poteri e garanzia che la nostra Carta fondamentale non venga tradita: esso vigila proprio onde garantire che le leggi promulgate siano coerenti e conformi alla Costituzione. Il 19 ottobre scorso con la sentenza 275/2016 – passata sotto assoluto silenzio dai media – la consulta ha acclarato che l’equilibrio di bilancio introdotto nell’articolo 81 della Costituzione non può condizionare la doverosa erogazione dei diritti incomprimibili, che sono peraltro posti a fondamento della stessa Carta costituzionale: essi in sostanza devono essere garantiti e non rimanere mere dichiarazioni di principio.
Il pronunciamento ricorda con forza che nell’equilibrio dei diritti su cui si regge il nostro ordinamento, in caso di conflitto, prevalgono quelli che la Carta stessa indica come fondamentali. Questo non implica assolutamente che il pareggio in bilancio, inserito nell’art.81 non sia valido, ma piuttosto che deve essere rispettato senza comprimere altri valori fondamentali. Il ‘come’ farlo resta ancora compito importantissimo della politica, ammesso ma non concesso che essa non sia ormai diventata completamente succube dei poteri finanziari e delle lobby di potere.

Con l’ingenuità del semplice cittadino e senza entrare in considerazioni tecniche troppo complesse, potremo azzardare e dire che la Pubblica Amministrazione non può semplicemente e automaticamente tagliare i fondi che servono a garantire diritti fondamentali quali la salute, l’istruzione, il lavoro, l’equa giustizia, solo per garantire l’equilibrio di bilancio e senza renderne conto in modo trasparente ai cittadini. Tuttavia la possibilità di violare, se necessario, i vincoli di bilancio derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea per garantire i diritti tutelati dalla Costituzione, rischierebbe di mettere lo Stato stesso nella situazione possibile di indisponibilità finanziaria nel caso i mercati negassero il credito o la Bce non intervenisse per sostenerlo.
Se questo è vero si capisce immediatamente la cifra del conflitto, non solo potenziale, che esiste tra la dimensione nazionale e quella europea, tema che appunto molti elettori intravvedevano dietro il fumo sollevato delle retoriche e dalle narrazioni che hanno animato lo scontro sul referendum.
Un conflitto che sarebbe assai meno aspro se l’Europa non avesse perso quei valori, quelle idee e quell’entusiasmo piuttosto diffuso che aveva accompagnato il suo nascere e suo lento affermarsi. Invece, da almeno dieci anni, essa sembra avere smarrito la rotta e sempre più la speranza e la visione: essa appare ormai ai più come una gigantesca burocrazia, dominata dalla finanza e guidata da un cieco credo neoliberista, caratterizzata da una neolingua che la stragrande maggioranza dei cittadini non capisce, popolata di politici più attenti ai loro interessi particolari che alla crescita comune. Un’Europa deludente e senza cuore, che a parere di molti italiani non è per nulla vicina a quello che avrebbe potuto e dovuto essere.
In tal senso si può perfino capire l’ostinata (e strana per l’Italia) difesa della Costituzione da parte di quanti sono spaventati e non si riconoscono più in questo progetto europeo dove la finanza è tutto e i ‘popoli’ non sembrano contare nulla (Grecia docet).

Ora, se si vuol rimanere in Europa, delle due l’una: o i nostri politici hanno la forza, l’amor di patria e il talento per difendere e promuovere i valori e i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Carta Costituzionale, facendosi portatori di una diversa e più sana idee di Europa; oppure bisognerà cedere ulteriore sovranità e mettersi con fiducia (?) nelle mani di questa Europa (dei burocrati, dei mercati e del potere finanziario) convincendo i cittadini che è necessario modificare (magari poco alla volta) la Carta costituzionale diventata ormai obsoleta e inadeguata.
L’alternativa, sostengono alcuni e in numero crescente, è quella di uscire dall’euro pur restando in Europa, fuggire da una moneta diventata ormai una gabbia di ferro che, in assenza di profondi cambiamenti, rischia di portare alla distruzione definitiva dell’economia nazionale (e di quel che resta dello Stato sociale).
Uscire dall’Europa e dall’Euro, ipotesi estrema, appare oggi decisamente insostenibile.
Di tutto questo però nelle discussioni post referendum non si trova traccia. La tensione rimane tuttavia fortissima e ai (pochi) cittadini consapevoli converrà essere molto vigili, soprattutto nel richiamare con forza il ruolo della politica che non può sperare di prosperare su questa ambiguità né continuare a giustificare le proprie scelte dietro al paravento del “ce lo chiede l’Europa”.

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Lottare senza paura… battere il cancro e i suoi fantasmi si può!

Vichinga e le altre…

Cara Riccarda
Ho letto la storia di T. la vichinga e come spesso accade ho ripensato alle storie che tante ‘guerriere’ mi hanno raccontato in questi anni, i loro volti non li ricordo nitidamente, sono tante, tante davvero, ma le loro parole sì, mi sono entrate nel cuore. E la forza con cui davanti a me ricordano, parlano, ricostruiscono la malattia tirando fuori quello che c’è stato di più doloroso, mentre a volte stanno ancora facendo le terapie, a volte le hanno appena finite e ironizzano su quello che è stato (i capelli… beh sono caduti così che adesso crescono più forti, e magari cambio anche colore eh).
Assieme cerchiamo di capire se la causa della malattia può essere genetica, se c’entrano i “geni dell’Angelina Jolie”, ormai li chiamiamo così i due geni che predispongono al tumore al seno (BRCA1 e 2) che suona meglio di questi acronimi inventati dagli americani.
Perché se l’analisi è positiva, allora i controlli devono essere di più, perché è importante giocare in attacco sempre, perchè anche l’Angelina lo ha fatto e ha fatto informazione, perché bisogna sapere, sempre.
E perché le vichinghe sono tante, tante di più di quello che immaginiamo.
Marcella Neri

Cara dottoressa,
e allora chiamiamoli “i geni dell’Angelina Jolie”. Se proviamo a dare un nome a una cosa incomprensibile, se anzichè usare la sigla, parliamo dei geni dell’Angelina, forse non cambierà nulla nella sostanza, ma l’approccio sarà più umano. Fa meno paura ciò che conosciamo e che possiamo nominare, ci sembra di capirlo, almeno un po’.
Sentire da un medico che le parole di quelle donne, le nostre vichinghe, rimangono e colpiscono anche chi per mestiere ci vive in mezzo, conferma che le pazienti sono prima di tutto persone, storie di battaglie e vissuti. Come la nostra T. che mi ha scritto “la vita ti mette di fronte a prove che non puoi dribblare, non ti resta che giocartela tutta e al meglio”.
Riccarda

Combattere senza paura

Cara Riccarda,
il cancro è un’esperienza che, nel migliore dei casi, lascia perenni cicatrici, visibili invisibili. Sono un medico e sto dall’altra parte, dalla parte di chi deve comunicare la malattia e accompagnare le persone nel loro percorso di “lotta”. Combattere senza paura vorrei che non fosse solo uno slogan da potere dire a chi si trova a dovere affrontare la malattia, ma fosse un modo convinto di mettersi in cammino nelle tappe da vivere su una strada che non è mai breve né semplice.
La chirurgia senologica è spesso solo una tappa del processo di guarigione che prevede la partecipazione anche della oncologia con farmaci chemioterapici, endocrini ed immunologici e della radioterapia.
L’approccio multidisciplinare ha portato negli anni costanti miglioramenti nella qualità della vita delle operate e percentuali di guarigione più alte. Al momento in Italia vi sono più di 600 mila donne sopravvissute al cancro mammario.
I tempi di guarigione del cancro al seno non sono brevi, solitamente dopo l’intervento chirurgico la paziente viene presa in carico, per un periodo minimo di 5 anni, da un oncologo che la seguirà nel follow-up: una serie di controlli periodici programmati utili a intercettare eventuali recidive o ricaduta in malattia.
Chi diventerà un’operata al seno? Si è parlato di una vichinga, di una combattente, una che non si arrenderà mai al male. Tale domanda trova diverse e svariate risposte, così come tante e diverse sono le culture dell’umanità.
Nelle popolazioni del nord Europa, le donne tendono a esibire senza problemi le cicatrici o l’amputazione perché la femminilità, dicono, è un valore che le donne si portano dentro, nel proprio intimo.
Nelle popolazioni mediterranee, prevale invece il ricorso ad interventi ricostruttivi che portano le operate a scegliere una mastoplastica additiva al fine di ricostruire e ripristinare la propria femminilità.
Di vichinghe ne incontro diverse nella mia quotidianità di medico, e mi auguro che tante trovino la stessa forza di T.
Francesco Pellegrini

Caro dottore,
ho volutamente scelto di lasciare il titolo che lei ha dato al suo intervento: combattere senza paura. È il senso che ho colto nella determinazione di T ed è la stessa impronta che lei, mi pare di capire, tende a comunicare quando si approccia a una paziente oncologica.
La storia di T è per tutte quelle donne che sono in prima linea e lottano, solo loro possono sapere quanto.
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

L’associazione culturale Ferrara Off torna con “Fuori Pista”
ricco programma di eventi nel 2017

L’associazione culturale Ferrara Off ha deciso: questa volta si va “Fuori pista”. E’ quindi necessario indossare entusiasmo, coprirsi di curiosità ed essere pronti ed attenti ad ogni evento, non lasciarsi sfuggire i workshop e se il terreno sotto i piedi dovesse cedere, lasciarsi travolgere senza timore dalla ‘valanga’ di iniziative che avranno inizio sabato 21 Gennaio e proseguiranno fino a marzo.

Nel corso della conferenza stampa, svoltasi giovedì 12 gennaio presso il teatro Ferrara Off a Ferrara, i responsabili dell’organizzazione Roberta Pazi, Monica Pavani, Marco Sgarbi e Giulio Costa hanno presentato il programma culturale dell’associazione che prevede nuovi laboratori e spettacoli, organizzati in collaborazione con altre associazioni culturali attive sul nostro territorio: Ferrara Jazz Club, Ferrara Marathon e Riaperture. Questi sono solo alcuni nomi delle realtà che fonderanno con Ferrara Off le proprie energie, per creare qualcosa di nuovo e coinvolgente capace di travolgere gli appassionati di cinema, teatro, musica, fotografia: un programma dal quale nessuno è esente.

Come spiega Marcello Garbato, portavoce di Ferrara Musica: “All’interno del nostro spettacolo, si creerà il rapporto tra musica e poesia con un’alta qualità degli esecutori ed un alto profilo del progetto”.
Non mancheranno gli eventi per over e per piccini, come gli incontri di danza rivolti a madri con i figli di tutte le età, per “stimolare la sensibilità comunicativa non verbale ed affinare la percezione e l’ascolto dell’altro”. Elisa Mucchi che curerà in prima persona il laboratorio sprona ad essere curiosi e a cercare di mettersi in gioco senza paura di andare oltre la conoscenza di sé stessi. “È importante avere un luogo come questo che permetta la ricerca e la profondità. Anche io cerco sempre di mettermi in una condizione di apertura e quindi di rischio”.

Le iniziative comprenderanno anche chi preferisce stare a guardare ed ascoltare come le rassegne “L’antica essenza del teatro” di Sabato 28 gennaio che vedrà la partecipazione degli studenti del Conservatorio Frescobaldi o “Nostra Italia del miracolo” di sabato 4 febbraio con un monologo di Maura Pettorusso. Si affronteranno anche temi come l’integrazione delle persone uscite dal carcere e la funzione educativa della pena sabato 11 febbraio con lo spettacolo “Il mio vicino”.

Non mancherà una serata interamente dedicata alla fotografia con “Anatomia dei sentimenti” dove racconti e immagini sono legati a doppio filo ad una lettera dell’alfabeto e ad un dettaglio anatomico, come spiega il volantino.
Gli organizzatori non possono che ritenersi soddisfatti per l’affluenza ai corsi di Ferrara Off. “Abbiamo una lista d’attesa bella piena. Il nostro teatro sta crescendo e questo ci rende veramente fieri” spiega Marco Sgarbi, responsabile della programmazione e dell’organizzazione.

Sul finire della conferenza stampa la parola passa a Massimo Maisto, Assessore alla cultura di Ferrara, il quale sottolinea come “ Ferrara Off è uno degli spazi più importanti, caldi e interessanti della nostra città, infatti, ho spesso chiesto agli organizzatori di fare più cose possibili anche da portare al di fuori del teatro off. Spero che la città continui a dimostrare che questo è un posto importante e aiuti le persone che ci lavorano a trovare non solo le idee, ma anche le risorse per realizzarle”.

(Tutte le foto sono di Valerio Pazzi)

Conferenza stampa Ferrara Off
Presentazione programma Ferrara Off
Presentazione programma Ferrara Off
Assessore Maisto alla conferenza stampa
Conferenza stampa Ferrara Off
Conferenza stampa Ferrara Off

Vino: da oggi in vigore testo unico vino, dimezzata la burocrazia

Da: Coldiretti

Con l’entrata in vigore del Testo Unico sul vino si taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia, con 100 giornate di lavoro che oggi ogni impresa vitivinicola è costretta ad effettuare per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore. Ad affermarlo è Coldiretti Emilia Romagna in riferimento all’avvio da oggi, 12 gennaio, della “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”. Il cosiddetto Testo Unico porta finalmente alla semplificazione delle comunicazioni e adempimenti a carico dei produttori, revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, alla revisione del sistema sanzionatorio, l’introduzione di sistemi di tracciabilità anche peri i vini a Igt e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero.
Adesso la palla passa al Ministero delle Politiche agricole che dovrà mettere mano ad alcuni decreti applicativi al fine di rendere completamente operative le semplificazioni stabilite nel Testo Unico. In tal senso Coldiretti Emilia Romagna auspica che nella revisione dei decreti applicativi si dia assoluta priorità all’adeguamento delle disposizioni sui controlli e la certificazione dei vini a Denominazione di Origine e Indicazione geografica e alle norme per la gestione del potenziale produttivo, al fine di mettere a regime lo sportello unico degli adempimenti e evitare la duplicazione inutile delle attività di controllo.
Il settore vitivinicolo dell’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – vede impegnate 22 mila aziende agricole che coltivano 50 mila ettari di vigneto e producono circa 7 milioni di ettolitri di vino per un valore alla produzione di 350 milioni di euro. l’intero comparto da lavoro a livello regionale a 150 mila addetti e contribuisce alle esportazioni per un valore di 280 milioni di euro.

L’inverno al teatro Ferrara Off è ‘Fuori pista’

Da: Ferrara Off

Nuovo calendario all’insegna della contaminazione tra arti performative e visive, musica e poesia

Contaminazione, collaborazione e multidisciplinarietà: l’associazione Ferrara Off inaugura la stagione invernale presentando ‘Fuori Pista’, calendario di appuntamenti teatrali ma non solo, aperto alla danza, alla pittura, alla poesia e alla musica. «Lo spazio performativo che gestiamo ormai da tre anni in viale Alfonso I d’Este costruisce con sempre maggiore attenzione la propria identità – spiega Monica Pavani, presidente dell’associazione. La formazione e la rappresentazione teatrale conservano un ruolo privilegiato nella definizione delle attività, ma l’intenzione di Ferrara Off è costituire per la città di Ferrara un vero e proprio centro di produzione e fruizione culturale, un luogo di scambio e di confronto artistico capace di accogliere le più diverse istanze espressive della contemporaneità».
Il programma delle attività organizzate da gennaio ad aprile 2017 comprende otto spettacoli di teatro, tre appuntamenti musicali, una serata dedicata alla danza e una alla poesia, un ciclo di tre approfondimenti dedicati alla storia dell’arte. Le collaborazioni attivate con le istituzioni, gli enti e le associazioni attive sul territorio comprendono Cies, Conservatorio Frescobaldi, Ferrara Jazz Club, Ferrara Marathon, Fondazione Ferrara Musica, Riaperture, Teatro Comunale Claudio Abbado, Teatro Nucleo.

Ad aprire la stagione sarà “Dux in scatola”, sabato 21 gennaio alle 21, monologo di Daniele Timpano che salirà sul palco assieme al baule contenente – così parrebbe – le spoglie mortali di Benito Mussolini. L’attore – che con questa rappresentazione ha guadagnato la finale del Premio Scenario nel 2005 e la finale del Premio Vertigine nel 2010 – ripercorrerà le rocambolesche vicende del corpo del Duce, da Piazzale Loreto al cimitero di Predappio. Intreccerà alle avventure post- mortem testi letterari del Ventennio, luoghi comuni sul fascismo e materiali disparati provenienti dal web, per tracciare il percorso di Mussolini nell’immaginario degli italiani, dagli anni del consenso agli anni della nostalgia. Il giorno successivo, domenica 22 gennaio alle 18, sarà in scena ‘Digerseltz’, di Elvira Frosini in collaborazione con Officine Caos e Stalker Teatro, che affronterà l’ossessione contemporanea del cibo, l’azione del sostentamento come pratica culturale massificata, rituale legato al rapporto dell’essere umano con il corpo, la fame e la morte, con il sacro e con la comunità.

«Cominciamo con un weekend intenso, doppio appuntamento di teatro – racconta l’attore Marco Sgarbi, tra i fondatori di Ferrara Off -. Proseguiremo intrecciando discipline e arti diverse. Sabato 28 gennaio il maestro Berardo Mariani proporrà “L’antica essenza del teatro”, opera da camera ispirata al “Teatrino di don Cristòbal” del poeta Federico Garcia Lorca, composta assieme agli studenti del Conservatorio Frescobaldi. Altre intersezioni con il mondo della musica arriveranno grazie alle interessanti sinergie sviluppate con Ferrara Musica, con il Jazz Club e con il Teatro Comunale. Venerdì 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, presso la Sala Estense si terrà il concerto “Exil” del compositore georgiano Giya Kancheli, assieme alla lettura di testi poetici di Paul Celan. Per approfondire la conoscenza dell’autore rumeno, imprescindibile riferimento del Novecento, domenica 29 Ferrara Off ospiterà la mise-en- scène del carteggio intercorso tra Celan e la scrittrice austrica Ingeborg Bachmann».

Musica e poesia si incontrano anche giovedì 26 febbraio con “Alberto Masala meet Marco Colonna”, appuntamento in collaborazione con il Jazz Club e Cies che farà dialogare lo scrittore sardo e il clarinettista in una performance concertistica vivace e inusuale, quasi una sfida agita. L’identità nazionale e il passato più recente saranno al centro di “Nostra Italia del miracolo” sabato 4 febbraio, monologo di Maura Pettorusso dedicato alla vicenda personale e agli scritti della giornalista Camilla Cederna, premio Cassino Off 2016. L’integrazione delle persone uscite dal carcere e la funzione educativa della pena saranno invece le tematiche affrontate sabato 11 febbraio da Horacio Czertok e Moncef Aissa del Teatro Nucleo, con “Il mio vicino”.

Sabato 25 febbraio sarà la danza ad essere protagonista, con “Poema degli atomi” di Elisa Mucchi, ricerca coreografica sulla “in-definizione”, strutturata come un vero e proprio work in progress, che in questa replica propone per la prima volta il passaggio dall’assolo al duetto. La danzatrice inoltre curerà tra gennaio e marzo il workshop di danza per madri con figli e figli “Ui_Oi_We”, finalizzato a stimolare la comunicazione non verbale, a conoscersi e riconoscersi attraverso il contatto. Alla fotografia sarà dedicata la serata di venerdì 17 marzo, “Anatomia dei sentimenti”, organizzata assieme alle autrici Giulia Maria Falzea e Claudia Gori per il festival Riaperture: il loro libro, che raccoglie testi e fotografie, verrà presentato attraverso un reading accompagnato da musica e proiezioni. Lo sport e il piacere della corsa sarà invece il focus di “La grande storia della maratona dal 490 a.C. al 2076 d.C.”, epopea atletico-teatrale ideata da Laurent Soffiati e Roberta Pazi nell’ambito del festival Storie di passi, in calendario sia sabato 18 che domenica 19 marzo.

«Ci piace ospitare spettacoli capaci di portare un valore aggiunto, il cui potenziale non si esaurisca nella rappresentazione ma sappia espandersi coinvolgendo i ferraresi in momenti formativi e di approfondimento – spiega Giulio Costa, tra i curatori della rassegna -. Per questo abbiamo voluto comprendere in “Fuori Pista” la mise-en-scène di alcuni racconti scritti da Anton Chekhov, selezionati appositamente per Ferrara Off dal regista Paolo Civati, e proporre nella stessa giornata – sabato 18 febbraio – un suo laboratorio dedicato allo studio della drammaturgia del celebre dramma “Zio Vanja”. Va nella stessa direzione la decisione di ospitare sabato 4 marzo “Tranne che il buio” e sabato 11 marzo “La boutique del mistero”, entrambi ispirati ai racconti di Dino Buzzati, e organizzare domenica 5 marzo un laboratorio di lettura ad alta voce basato sulle invenzioni fantastiche dello scrittore bellunese».

Sempre in quest’ottica si è voluto anticipare il concerto “Stabat Mater”, organizzato da Ferrara Musica al Teatro Comunale venerdì 14 aprile con l’ensemble “Il suonar parlante”, fissando tre incontri preparatori curati dal pittore Giacomo Cossio. Il ciclo, intitolato “Vite al limite”, si terrà la domenica pomeriggio dal 5 al 18 febbraio e indagherà con una prospettiva originale il lavoro di tre artisti contemporanei la cui biografia presenta assonanze cristologiche: Vincent Van Gogh, Jackson Pollock e Mario Schifano, rispettivamente domenica 5, 12 e 18 febbraio.

EVENTO
Vittorio Sgarbi a Ferrara per presentare il suo ultimo libro e parlare di arte e capre

cover-dallombra-alla-luce
“Capre!” Quante volte lo abbiamo sentito apostrofare così i suoi interlocutori? Ora sono anche sulla copertina del nuovo libro di Vittorio Sgarbi: la riproduzione di un dipinto di Rosa da Tivoli, che rappresenta appunto delle capre al pascolo.
E nemmeno alla conferenza che si è tenuta ieri nella sala dell’Oratorio San Crispino il celebre opinionista ha perso l’occasione di proferire una delle sue parole più ‘amate’ e ricorrenti, che ormai lo contraddistinguono. Questa volta però non le ha pronunciate in riferimento a qualcuno, anzi, Sgarbi si è mostrato molto più docile rispetto alla classica visione che i mass media ci offrono, ricoprendo in pieno le vesti di critico d’arte. Ha così presentato il suo ultimo libro “Dall’ombra alla luce. Da Caravaggio a Tiepolo” dedicandosi, senza troppe divagazioni alla sua passione: l’arte.

Baciccio, Guercino, Mastelletta: sono solo alcuni dei pittori che hanno reso l’Italia tanto ricca, di cui però non conosciamo l’identità. “Siamo invece certi delle opere, ma soprattutto dell’esistenza di Cimabue, Giotto, Brunelleschi, Leonardo, i classici “pittori toscani”, famosi per decisione del Vasari, che ha conferito loro il primato”. Siamo quindi, secondo il celebre critico, davanti ad una storia dell’arte conosciuta in maniera molto imperfetta e molto inefficiente rispetto a quello che dovremmo vantare. “Noi siamo il primo paese nel mondo ad avere tante opere d’arte. E non lo sappiamo nemmeno!”
Per questo ha pensato di rivelare i tesori dell’arte italiana e da qui prende il nome la serie di volumi di cui Sgarbi ha presentato il quarto tomo, aggiungendo che per terminare la sua opera, ne scriverà anche un quinto arrivando fino a De Chirico.

“Per realizzarlo, ho immaginato la storia dell’arte italiana tagliata a fette. E in questo libro in particolare, ho voluto parlare di una serie di artisti meravigliosi, ma totalmente sconosciuti. Pittori che, non solo non vengono mai citati, ma sono addirittura chiusi in chiese strane, remote e la gente non sa nemmeno che esistano”. Ecco perché nasce questo libro dal titolo profondamente metaforico, “Dall’ombra alla luce”, che rimanda a un duplice significato: il passare dalle ombre  di Caravaggio alla luce di Tiepolo, ma allo stesso tempo la volontà dell’autore di far riemergere, far “venire alla luce” tutte quelle opere che sono rimaste nell’ombra per troppo tempo.

Certo, il nostro opinionista non si è lasciato sfuggire qualche critica, soprattutto a proposito della situazione nella quale versano alcune architetture della zona. “Non possiamo avere le chiese chiuse, soprattutto per noi che ci troviamo nel ‘Nord produttivo’, le chiese di Ferrara devono essere aperte! Il ministro – ha detto Sgarbi riferendosi a una sua conversazione con l’ex ministro Bray, ma alludendo forse anche all’attuale titolare del Mibact, il ferrarese Franceschini – ha il dovere di aprirle tutte, una per una. Da questo punto di vista, sento Ferrara un po’ inerte, ma non per questo la odio, come erroneamente si crede, anzi la amo e sono felice di esser tornato nella mia città”.

Sgarbi ribadisce più volte l’amore e l’orgoglio che prova per la città natia, anche se i suoi rapporti con questa non sono stati tra i più felici. Il popolo ferrarese sembra non avvertire questo distacco, riempiendo la sala nella quale si è svolta la presentazione e restando ad ascoltare in religioso silenzio, fino all’ultimo fragoroso applauso. Anche il padre Giuseppe e la sorella Elisabetta non potevano mancare all’appuntamento, sostenendo Vittorio con una determinata ammirazione.

Insomma, chi si aspettava lo Sgarbi critico, agitato e polemico della televisione questa volta se n’è andato insoddisfatto, ma per tutti quelli interessati all’arte, il nostro opinionista ha dato una lezione coinvolgente e sentita, degna di un vero divulgatore del nostro immenso e in larga parte sconosciuto patrimonio.

Area, uffici clienti aperti anche il sabato

Da: Area

Area, sportelli clienti aperti anche di sabato a Copparo e Comacchio

AREA amplia gli orari di apertura degli sportelli clienti di Copparo e Comacchio, che da quest’anno saranno accessibili al pubblico anche di sabato, a settimane alterne, per tutte le pratiche inerenti la Tariffa Rifiuti. Agli sportelli si possono rivolgere tutti i clienti AREA indipendentemente dal Comune di residenza.

Ecco nel dettaglio le aperture per il primo trimestre 2017.

Comacchio, via dei Govi 4
Tutte le mattine da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30; martedì pomeriggio dalle 14.30 alle 16.30; nei seguenti sabati dalle 8.30 alle 12.30: 14 e 28 gennaio, 11 e 25 febbraio, 11 e 25 marzo.

Copparo, via Marconi 42
Tutte le mattine da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30; giovedì pomeriggio dalle 14.30 alle 16.30; nei seguenti sabati dalle 8.30 alle 12.30: 21 gennaio, 4 e 18 febbraio, 4 e 18 marzo.

Dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.00 e tutti i sabati dalle 9 alle 13 è inoltre come sempre attivo lo sportello telefonico (800 881133 – gratuito – per chiamate dalla rete fissa, 199 127722 –a pagamento -per chiamate dalla rete mobile) per informazioni, segnalazioni e prenotazioni di servizi.

Per l’iniziativa “Libraio per un giorno” I libri consigliati da Paolo Zappaterra

Da: Ibs+Libraccio

Sabato 14 gennaio ore 11:00
Presso la libreria Ibs+Libraccio di Ferrara

Il Libraio per un giorno è un’iniziativa originale per avvicinare più persone possibili al mondo dei libri attraverso chi ci sta intorno tutti i giorni.
Il primo ospite dell’anno sarà il fotografo Paolo Zappaterra sabato 14 gennaio alle ore 11:00, che racconterà ai presenti il suo bagaglio di letture con auto-ironia e spontaneità: i classici che lo hanno formato, ma di più, i titoli che non abbandonano il suo comodino la notte, dai quali non si separa mai.

I libri non hanno età e, come affermò giustamente Umberto Eco, chi legge vive innumerevoli altre esistenze oltre la sua, con cui mettersi a confronto e crescere interiormente.

Il rinfresco è offerto da NaturaSì, Via Bologna 296 e Via Copparo 3/A – Ferrara

I pupi di Stac aprono la quinta edizione di Junior!

Da: Comune di Comacchio

La storica compagnia fiorentina in scena a San Giuseppe

E’ tutto pronto per la partenza della quinta edizione di Junior! Pomeriggi a Teatro con Mamma e Papà, la rassegna di spettacoli per ragazzi e famiglie che anima le domeniche d’inverno, sviluppandosi in parallelo alla stagione teatrale serale Comacchio a Teatro. La programmazione pomeridiana viene proposta quest’anno secondo una formula rinnovata: gli spettacoli non si svolgeranno più in Sala Polivalente a Palazzo Bellini, ma sarà il teatro a spostarsi sul territorio, ripercorrendo le località che già da qualche anno ospitano con successo gli appuntamenti delle programmazioni per ragazzi in primavera e nel periodo natalizio, ovvero Porto Garibaldi, Volania, Vaccolino e San Giuseppe. Rispetto agli anni scorsi inoltre, gli spettacoli saranno offerti ad ingresso gratuito per tutti. Il programma punta come sempre sulla qualità e su di un connubio tra innovazione e grande tradizione, ospitando anche compagnie storiche del panorama nazionale. Proprio nel segno della storia del teatro di figura e per ragazzi si inserisce lo spettacolo inaugurale, di cui sarà protagonista la compagnia fiorentina I Pupi di Stac, nata a Firenze nel 1946 per opera di Carlo Staccioli (1915-1971). Affiancato dapprima da molti validi collaboratori, fra cui lo stesso Paolo Poli, ‘Stac’ realizzò con Laura Poli, in compagnia dal 1958, un sodalizio artistico che affinò una linea teatrale inconfondibile. Alla morte del fondatore, Laura Poli coadiuvata dal figlio Enrico proseguì l’attività basando il proprio teatro sulla ricerca, raccolta ed elaborazione di antiche fiabe popolari toscane, molte delle quali tuttora in repertorio. I pupi, di legno intagliato, sono alti circa 60 centimetri ed hanno, unici nella
tradizione italiana, figura intera. Sono, insomma, ‘marionette senza fili’ animate dal basso o, se si preferisce, ‘burattini con le gambe’ come il loro fratello più famoso: Pinocchio. Le baracche, veri teatrini in miniatura con sipari, quinte e fondali, hanno due piani scenici: il palcoscenico dove i burattini possono camminare ed un livello superiore dove appaiono nel modo più tradizionale. Il dialogo con il pubblico ed il ritmo teatrale assai serrato sono alla base della vivacità e dell’imprevedibilità della narrazione: tutti, dai bimbi più piccoli agli adulti, assistono incantati e partecipi dall’inizio della vicenda fino all’immancabile lieto fine.
Domenica 15 gennaio a partire dalle ore 16 presso il Teatrino Parrocchiale di San Giuseppe, la compagnia presenterà uno dei suoi cavalli di battaglia: Il drago dalle sette teste. Nella rete del giovane pescatore Gianni finisce un pesce magico che in cambio della salvezza gli dona una conchiglia, una spada arrugginita, e un compagno fedele, il cane Carlino. Assieme ai fratelli, il ragazzo affronta avventure e terribili pericoli, ma nei momenti decisivi gli vengono in aiuto la propria audacia e gli strani oggetti regalati dal pesciolino. Gianni arriva così a liberare il Reame dal terribile Drago. Ma quando il trionfo e la mano della principessa sono ormai conquistati… ecco l’ultima, inattesa difficoltà!
L’ingresso è gratuito e lo spettacolo è adatto a tutti, a partire dai tre anni di età. La rassegna è organizzata per il Comune di Comacchio da Bialystok Produzioni, in collaborazione con Teatro dell’Aglio e sotto la direzione artistica di Massimiliano Venturi. Il prossimo appuntamento è in programma per domenica 29/01 a Volania, e vedrà in scena Officine Duende con lo spettacolo Superchef!. Il programma completo è disponibile sul sito www.comacchioateatro.it; aggiornamenti in tempo reale sulla pagina facebook ‘Comacchio a Teatro’, infoline 349 0807587.

Premiazione “Crea il tuo Presepe”

Da: Organizzatori

l’Associazione Volontari Iniziative Parrocchiali (A.V.I.P.) di Fossalta invita alla cerimonia di premiazione dell’iniziativa “Crea il tuo presepe” per la mostra “Piccoli Presepi del Natale”, che si terrà domenica 15 gennaio, alle 17, presso la Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo a Fossalta, frazione di Copparo.
L’iniziativa ha coinvolto sei scuole materne e primarie di Copparo, Voghiera, Ferrara, Masi Torello, Tresigallo, Formignana.

Nell’occasione saranno presenti Autorità Istituzionali del Comune di Ferrara e di Copparo e rappresentanti della Curia Arcivescovile

La premiazione riguarderà gli autori del Presepe Artistico della Parrocchia di Fossalta e i partecipanti della mostra “Piccoli Presepi del Natale”, ai quali sarà rilasciato un Attestato di Partecipazione e un piccolo omaggio di riconoscimento.

Il Conservatorio apre i lavori del consiglio comunale di Ferrara

Da: Conservatorio Ferrara

“La furio di Orlando”
Il Conservatorio apre i lavori del consiglio comunale di Ferrara
Lunedì 16 gennaio alle 15 in Municipio (piazza Municipale 2)
Concerto dell’Ensemble rinascimentale e Gruppo teatrale del Frescobaldi

L’amore, le gesta cavalleresche, la poesia, ma anche la musica, il teatro, gli strumenti musicali antichi e leggendari. Sono tutti gli elementi del copione che i talenti del Conservatorio metteranno in scena con La Furia di Orlando, lunedì 16 gennaio alle 15 alla sala consigliare del Comune di Ferrara. In occasione del primo Consiglio Comunale del 2017, infatti, il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara inaugurerà il nuovo anno consigliare attraverso la musica e le gestualità teatrali antiche, in un omaggio alle ottave di Ludovico Ariosto.

La rappresentazione sarà anche un modo curioso e appassionato per far scoprire alla città una delle molte attività realizzate dal Conservatorio durante l’anno accademico. A cura di Marina Scaioli, vicedirettore del Frescobaldi che dirigerà l’Ensemble e responsabile dell’area di musica antica dell’istituto, sarà uno spettacolo di teatro e al contempo un evento musicale. La furia di Orlando nasce infatti a coronamento del Feudarmonico, corso di teatro sulla commedia dell’arte, gestualità teatrale antica e musica rinascimentale realizzato al Conservatorio Frescobaldi e tenuto da Alberto Allegrezza, regista ed esperto in materia. La Furia di Orlando, realizzato in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte e portato in scena per la prima volta lo scorso ottobre alla Pinacoteca nazionale durante le celebrazioni ariostesche, è frutto dunque di una ricca ricerca filologica sulla recitazione cantata e improvvisata delle ottave del poema, accompagnate dalla lira da braccio.

Strumento tanto usato un tempo quanto sconosciuto oggi, la lira da braccio diventa l’emblema dell’immaginario che il poema di Ariosto ha saputo trasmettere anche ad altre arti, prima su tutte la musica. Tutto torna. L’unica lira originale, conservata a Vienna, è infatti ora esposta nella mostra ferrarese “Orlando Furioso, 500 anni”. Una sua copia storica verrà suonata da Alberto Allegrezza, lunedì in apertura dello spettacolo in Comune. Al testo recitato, attori e musicisti, studenti e docenti del Conservatorio alterneranno così musiche originali, in particolare frottole solistiche e corali. Sarà un viaggio nel tempo nella Ferrara del 1516, mentre alcune diapositive concesse da Ferrara Arte e tratte dalla mostra di Palazzo dei Diamanti accompagneranno questo inconsueto momento, dedicato alla città e al nuovo anno ricco di iniziative.

La Ferrara di Giorgio Bassani

Da: Fiab

Domenica 15 gennaio ore 9.00
Piazza Cattedrale

Leggere Bassani nei luoghi di Bassani

L’itinerario nasce dalla passione per Bassani e per le sue descrizioni di Ferrara che non riguardano tanto e soltanto i muri ma le sensazioni che da quei muri nascono. Probabilmente chi viene da fuori non può cogliere le specie di sospiri che noi ferraresi sentiamo quando ci accostiamo al muretto del Castello oppure in via Mazzini dove ciò che lì è successo, e che ha visto spettatori i nostri genitori o i nonni, esce dall’argilla dei muri e si incolla al naso, alle orecchie, alla pelle e ogni volta ritorna.

Itinerario realizzato attraverso le pagine de “il Romanzo di Ferrara”, Oscar Mondadori, 1980.

Castello Estense (ponte di fronte all’angolo dei “4S”): brano da “La passeggiata prima di cena”; pp. 57-61
Abside della chiesa di Sant’Andrea: stessa novella; pp. 64-67
Casa Bassani, via Cisterna del Follo, 1: “Rolls Royce” poesia
Lapide Sinagoga, via Mazzini: brano da “Una lapide in via Mazzini”; pp. 87-91
Via Mazzini (angolo Vignatagliata): stessa novella; pp. 111-113
Corso Martiri della libertà (di fronte lapide): brano da “Una notte del ’43”; pp. 207-210
Certosa (ramo più lontano del chiostro): brano da “Gli ultimi anni di Clelia Trotti” pp.129-134
Mura estensi (ghiacciaia): brano da “Il giardino dei Finzi-Contini”; pp. 384-390

Ritrovo
davanti alla Cattedrale alle ore 9.00

Partenza
ore 9.30
L’escursione terminerà entro le ore 12.30

In questa occasione sarà possibile fare/rinnovare l’iscrizione alla FIAB per il 2017.

La Pinacoteca nazionale di Ferrara decolla…

Da: Gallerie Estensi

La Pinacoteca Nazionale di Ferrara decolla. Più che positivo infatti il dato dell’affluenza del Museo Nazionale nell’anno appena terminato.

Il 2016 infatti si è chiuso con un consistente aumento di visitatori rispetto agli anni precedenti: si è passati infatti dai 30.022 visitatori del 2015 ai 45.463 del 2016, con un incremento di pubblico di circa il 50%.

La Pinacoteca Nazionale, che lo scorso ottobre ha riaperto l’ala cosiddetta “Biagio Rossetti” dopo un lungo lavoro di restauro e un allestimento più moderno, con nuovi colori alle pareti e una diversa esposizione delle opere, è dall’ottobre 2015 tra gli istituti di cui è composto il Museo Nazionale Gallerie Estensi, voluto dal Ministro Franceschini.

Workshop con Federico Mana: Il respiro per la gestione dello stress

Da: Organizzatori

Importante evento per tutti gli apneisti, amanti del mare e del benessere salutista in genere.

E’ con grandissimo piacere che annunciamo lo stage / workshop sulla respirazione e la gestione dello stress per il prossimo weekend 14 e 15 gennaio tenuto dal pluricampione di apnea Federico Mana qui a Ferrara, presso il teatro FerraraOff.

Federico oltre ad essere un atleta completo e avere all’attivo decine di corsi, stage, eventi e corsi di formazione a diverso livello, collabora attivamente con otorini di tutta italia per insegnare e capire come funziona il corpo umano in relazione alla respirazione e
alla compensazione, comprese tecniche di rilassamento e yoga. Quello che presentiamo è uno stage di respirazione e yoga che Federico porta avanti già da mesi in tutta Italia.

La pagina dello stage:
http://priscilladive.com/notizie/189/14-15-gennaio-2017-workshop-il-respiro-per-la-gestione-del-benessere.html

Tutela dello Scalone, dal Comune totale mancanza di concretezza.

Da: LR Comunicazione

Ricordate i fatti incresciosi accaduti nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, con lo Scalone del Comune imbrattato con bottiglie, cartacce, oltre che da tracce di vomito ed escrementi? Il giorno dopo quei fatti presentai un’interpellanza per chiarire diversi aspetti, anche e soprattutto per cercare di capire se da parte dell’Amministrazione ci fosse la volontà di fare in modo che episodi del genere, ad opera di ‘maiali, incivili’ come li etichettò il nostro sindaco, non si ripetessero.

Al di là dell’enfasi del primo cittadino nell’immediatezza dei fatti, dalle risposte fornite alla mia interpellanza (presentata il 17 ottobre 2016, risposta comunicatami il 10 gennaio 2017 nda) non mi sembra che la determinazione a fronteggiare questi fenomeni da parte dell’Amministrazione Comunale sia tanto elevata, anzi.

Avevo proposto, non come provocazione, ma come possibile rimedio, l’installazione, alla base dello Scalone, di un cancello che venisse chiuso negli orari in cui gli uffici del Municipio sono interdetti al pubblico. Mi è stato risposto di no, e questo lo posso anche capire, perché si tratta di una scelta di gestione e di tutela del patrimonio, con la speranza che venissero comunque apprestate altre valide soluzioni per arginare il degrado, non limitato ai fatti di quella sera.
Ho chiesto se, in precedenza a quei fatti, i vigili urbani avessero elevato sanzioni relativamente alla violazione delle norme contro il degrado, previste dal Regolamento di Polizia Urbana, in particolare per gli articoli che stabiliscono “Il divieto di salire sui monumenti, superare le recinzioni apposte dall’Autorità a protezione dei luoghi pubblici, imbrattare o lordare il suolo pubblico, gettarvi sostanze liquide, rifiuti od altri oggetti di qualsiasi specie” e poi “Divieto di soddisfare alle proprie esigenze fisiologiche fuori dai luoghi a ciò destinati”. Mi è stato risposto che, complessivamente sono state erogate 17 sanzioni nel 2015 e 18 nel 2016, perché i vigili urbani compiono prevalentemente azioni di prevenzione.
Ho chiesto se le telecamere apposte nei pressi dello Scalone siano sufficienti a monitorare per intero quell’area specifica. Risposta della Comandante della Polizia Municipale: le telecamere riprendono per intero lo Scalone, fino alla carreggiata, ma dall’alto. “Quindi chi transita non viene ripreso in viso”. Quella sera pertanto non sono stati individuati, tra la moltitudine, i responsabili degli imbrattamenti.
A questo punto mi chiedo a cosa servono le telecamere se non sono in grado di individuare chiaramente i responsabili di possibili danneggiamenti a un monumento simbolo della città.
In ultimo l’assessore Modonesi, contrario come detto al cancello protettivo, ha voluto spiegarmi come “il valore e il rispetto del patrimonio storio-artistico dovrebbe essere sempre alla base dell’educazione di ogni generazione…. Basterebbe insegnare forse un po’ più di senso civico”.
Risposte del genere non suonano beffarde tanto per la sottoscritta, che continuerà a sollecitare l’amministrazione, ma per la maggioranza di cittadini che credono nelle istituzioni e vorrebbero un impegno ben maggiore da parte di chi è chiamato ad amministrare la città e che, proprio nel preservare il patrimonio pubblico, dovrebbero fornire un valido esempio all’intera collettività.

Dal momento che tanti italiani e stranieri residenti a Ferrara non mostrano rispetto per questi beni, occorrerebbe da parte dei nostri amministratori una ben diversa concretezza sia nella prevenzione (magari attraverso telecamere poste in modo più proficuo, in modo da rintracciare realmente eventuali vandali) che nel contrasto (maggiore severità da parte della Polizia Municipale) verso comportamenti incivili, a difesa e tutela di una città dal valore universale. Poi, se al contempo si vogliono avviare percorsi di sensibilizzazione delle scuole, sarei la prima ad approvare la scelta, conscia però che da soli non saranno sufficienti.

Paola Peruffo
Consigliere comunale – Forza Italia

Chi tutela il bene comune? Lunedì 16 voci a confronto in Ariostea

“Il bene comune: politiche pubbliche e interessi collettivi” è il titolo del primo incontro del terzo ciclo di conferenze “Chiavi di lettura – Opinioni a confronto sull’attualità”, organizzate da FerraraItalia con l’intento di “leggere il presente”. Ogni mese il quotidiano online, fedele al proprio impegno di sviluppare l’“informazione verticale”, proporrà un approfondimento su un tema di attualità, locale o nazionale. Lo farà mettendo a confronto voci e opinioni diverse, per alimentare dibattiti costruttivi che contribuiscano ad ampliare la conoscenza dei fatti, a favorire l’elaborazione di fondati punti di vista, nella convinzione che l’autonomia di giudizio sia imprescindibile condizione per l’esercizio dei diritti di cittadinanza e stimolo per una partecipazione attiva alla vita pubblica.

Quello sul “Bene comune”, in programma lunedì 16 gennaio alle 17 alla biblioteca comunale Ariostea, sarà un confronto a più voci, coordinato dal direttore di Ferraraitalia Sergio Gessi, con il contributo di cittadini che hanno svolto percorsi professionali e operato scelte di vite differenti fra loro.
Al prologo, seguiranno (sempre di lunedì alle 17) il 27 febbraio “Ferrara violenta? La criminalità fra realtà e suggestione”, il 27 marzo “Moriremo moderati? Il ritorno della Balena Bianca”, il 24 aprile “Ma la coop sei veramente tu? Cooperazione e impresa ai tempi della collera”, il 29 maggio “Uomini o caporali? Storie di dignità e vassallaggio”.

Le post-verità e il trionfo del “secondo me”

Post-verità è la parola dell’anno secondo il dizionario di Oxford. Si tratta della tendenza a far prevalere emozioni e credenze nel giudizio sulla realtà. Il termine è stato usato per descrivere il linguaggio della politica che ha fatto grande uso di una comunicazione manipolatoria, coltivando l’arte del mentire, sollecitando emozioni, alimentando contrapposizioni viscerali, spostando l’accento sui protagonisti, banalizzando i contenuti. Sul carattere manipolatorio di molta politica odierna non vale la pena insistere, anche se l’etichetta abusata di populismo copre una crisi che non è solo di stili di comunicazione.

Ma ora il tema riguarda in modo preoccupante la diffusione di bufale sui social media, diffuse e viralizzate per ignoranza e insipienza. Quali sono le ragioni di questo fenomeno che ha serie conseguenze sull’opinione pubblica? Innanzitutto una dinamica implicita nei social che abbassa la soglia critica e spinge a convergere sulle opinioni di altri e a credere alle notizie che coincidono con le nostre rappresentazioni della realtà. Ma vi è un fatto più specifico: i social danno voce alla crescente sfiducia nelle fonti ufficiali, catalizzano il senso di frustrazione e di impotenza, coltivano lo spirito di opposizione a qualunque verità percepita come ufficiale. Di fronte alla drammatica e generale crisi di fiducia si genera il grande equivoco che i cittadini possano contribuire dal basso a ricostruire una corretta interpretazione dei fatti: dalla medicina alla scienza, dalla scuola alle questioni di politica internazionale. Il pericolo di tale tendenza è evidente in molti ambiti della vita quotidiana, uno di forte attualità riguarda l’opportunità dei vaccini, le origini del contagio, i cosiddetti rimedi alternativi per la salute (una pratica pericolosa come sottolineano molti scienziati). Si afferma il mito di una verità dal basso, la “verità delle persone comuni”.

È il trionfo del punto di vista, il “secondo me” scambiato per partecipazione democratica dei cittadini alle decisioni. Opinioni costruite rovistando nella rete e scambiando per attendibili bufale di ogni genere diventano il metro con cui misurare ogni verità ufficiale: quella del telegiornale, quella dell’insegnante, quella del medico, quella del giornalista, tutti presunti prezzolati per coprire chissà quali interessi di casta. Una generale diffidenza dilaga in ogni campo: anni di cattiva amministrazione della cosa pubblica potrebbero giustificarla, se non vincesse l’esito catastrofico di esaltare la superiorità dell’ignoranza.

“La scienza non è democratica, non è attraverso un civile dibattito che si possono confrontare opinioni su fatti che richiedono anni di studio e di ricerca”. Con queste parole nette il virologo dell’ospedale San Raffaele Roberto Burioni ha sintetizzato con coraggio il degrado del dibattito pubblico che, nel caso specifico, riguarda la salute (Corriere, 5 gennaio 2017)
Ristabilire un confine tra fatti e interpretazioni e distinguere gli uni e le altre è una questione importante che riguarda anche la nostra idea della democrazia che non è esaltata dal mero diritto di parola. Sarebbe necessario che i fatti, in ogni ambito ritornassero centrali.

Sarebbe necessario ridare valore alla razionalità nei procedimenti discorsivi contro una retorica che sollecita emozioni; urgente disvelare i rischi di manipolazione impliciti nelle reti, le illusioni percettive per cui il numero di like fa sembrare più verosimile un’affermazione. Sarebbe necessario che la scuola educasse ad un confronto basato sui fatti e sul rigore, sollecitando solo dopo l’espressione di un punto di vista soggettivo. Di soggettività ne abbiamo fatto davvero una sbornia.

La pratica della post verità può essere contrastata solo con un’informazione seria, capace di proporre in modo accessibile le questioni, citando i dati e le fonti, distinguendo i fatti dalle interpretazioni degli stessi. Solo cultura diffusa e senso di responsabilità potranno arginare la deriva della post verità.

Sognava di fare l’interprete la donna che traduce la neve in oro

La stagione invernale è all’apice e la montagna reclama il suo ruolo da protagonista. Piste da sci e affascinanti percorsi sono la meta più ambita dagli sportivi e da chi ama passeggiate ed escursioni. Gli operatori si prodigano per offrire il meglio del turismo stagionale, mentre paesi e vallate accolgono la folla vacanziera con addobbi e manifestazioni che al ritorno animeranno i racconti. Alle 9 del mattino sulle piste c’è già un vivace giro di persone entusiaste per la giornata che si prospetta, tra campi innevati di fresco, aria purissima, confortevole ristorazione alla partenza e in vetta, personale competente e cordiale, un magnifico cielo sereno.

Ma l’industria del relax e del divertimento va alimentata. Valeria Ghezzi è un’imprenditrice determinata, ha visione e dimostrato la capacità di infrangere schemi anacronistici: “inventarsi ogni giorno qualcosa” è il suo mantra. E’ titolare degli Impianti a Fune di Alpe Tognola, nel comprensorio Primiero San Martino di Castrozza (nella provincia di Trento), presidente dell’Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) nonché presidente della sezione impianti a fune dell’Associazione industriali del Trentino. Esercita le sue funzioni con energia e ha contribuito a ridare slancio a un settore economico, quello del turismo, di vitale importanza per il Trentino. L’abbiamo incontrata per conoscere il suo percorso e le sue idee.

valeria-ghezzi1Lei è un’imprenditrice affermata, ma prima di approdare in questo angolo di Trentino, da Milano, città d’origine, qual è stato il suo percorso di vita e di studi?
Io ho studiato alla Scuola interpreti di Ginevra, ho fatto lingue al liceo, sognavo di fare l’interprete per girare il mondo. Sono finita a fare la spola sulla Milano-Venezia. Le mie aspirazioni erano viaggiare, parlare mille lingue diverse e poi, invece, la vita ti porta dove vuole.

E com’è successo che ha finito per occuparsi di turismo?
Quando nel 1989 stavo finendo l’Università, mio papà è stato male, l’azienda qua era abbandonata perché lui non poteva più seguirla e nessuno lo faceva. A quel punto mi sono detta: “Vado almeno a vedere…”. Ci sono andata e mi sono fermata per 30 anni. Quindi, alla fine, la vita a volte soverchia tutti i nostri volere. Qua ci sono arrivata quasi per caso, perché in famiglia eravamo tutte ragazze, non c’era un fratello né un cugino che si occupasse dell’azienda, come genesi familiare avrebbe previsto al tempo. Non era nei miei programmi ma ha funzionato.

Che cosa significa avere visione imprenditoriale? E’ una cosa innata, insita nella persona o è una condizione che uno si costruisce giorno dopo giorno, con l’esperienza, le occasioni, l’intuizione?
Penso che per ciascuno sia diverso, non esiste una ricetta. In primo luogo, quando ho iniziato venivo da una facoltà di Lingue, sette anni di Svizzera, completamente irreggimentata, all’oscuro di contabilità, bilanci e quant’altro. Ricordo ancora l’angoscia di quando andavo a cercare il significato di Tfr e la presa di coscienza di cosa significhi mandare avanti un’azienda. Le prime due regole entrate nel mio quotidiano sono state: un gigantesco bagno di umiltà, perché devi renderti conto che non sai niente e poi l’applicazione del buonsenso in tutte le cose, perché è vero che serve la competenza ma è altrettanto vero che è necessario fermarsi, studiare, ragionare e applicare il buonsenso.

Ha faticato a muovere i suoi primi passi in questa inattesa realtà che si è trovata dinanzi?
Ho passato i primi anni in archivio, ho imparato tutto quello che era possibile sulle funivie, studiando i vecchi documenti. Il caposervizio di allora, Bruno, mi ha fatto da maestro ma nella parte amministrativa e contabile non potevo contare su nessuno. Mi sono comprata un libro, “La contabilità per i non ragionieri”, che tengo ancora come un’icona dei ricordi. All’inizio uno deve imparare anche quello che non gli interessa perché l’azienda richiede anche questo aspetto, e poi pian piano procede.

Qual è stata la chiave di volta che l’ha convinta a portare avanti quest’avventura?
Io detestavo la neve, detestavo sciare e amavo il mare; ero prossima a ottenere il brevetto di insegnante di nuoto e nessuno avrebbe detto che sarei finita qua. Mi sono appassionata a questo lavoro. Ho fatto un percorso, acquisito competenza ma soprattutto ho continuato il mio lavoro con passione ed entusiasmo, altrimenti avrei finito ancora prima di iniziare. Bisogna poi avere il coraggio di mettersi in gioco, di assumersi le responsabilità. Fare tutto con i soldi e le responsabilità degli altri è molto facile e purtroppo questa è una tendenza che noto in molte occasioni. Assumersi responsabilità significa che prima di dare la colpa al tempo piuttosto che agli altri, io metto in discussione me stessa e poi la mia azienda. Vedo tutto ciò che posso fare e le colpe lasciamole alla teoria… Dire “E’ colpa di…” significa scaricare il problema per autoassolversi.

Che qualità definiscono nel vostro settore un buon imprenditore ?
L’imprenditore è colui che deve inventarsi qualcosa ogni giorno, altrimenti non “imprende”. Noi, qui in Tognola, diamo un servizio ai clienti però poi, se vuoi continuare l’attività e rimanere vivo, devi avere ogni giorno un’idea diversa, innovare, inventare. Devi fare la differenza. Negli anni ’60, in pieno boom economico, era tutto facile; oggi lo sci è uno sport maturo, la funivia è un settore che se non è certo in crescita ma che se va bene è stagnante altrimenti è in discesa. In un ambiente come Primiero San Martino di Castrozza, con tutti i problemi che conosciamo, fa la differenza innovare ogni giorno. Non è sempre facile e non sempre si riesce.

Cosa suggerisce agli amministratori? E quali sono le criticità da risolvere?
In questi anni ho fatto molti interventi e mi è sempre stato risposto di “starmene a casa mia”, cioè in Tognola. Senza polemica, è necessario rendersi conto che, e lo dico anche come Presidente dell’Anef dove sto facendo un grande lavoro in questa direzione, impianti e ambiente non sono in contrasto né in contraddizione perché noi abbiamo bisogno degli impianti per valorizzare l’ambiente in cui siamo. Questo perenne contrasto che viviamo, tra impianti o insediamenti socioeconomici e parco è un grosso fattore limitante in molte occasioni; è l’antitesi allo sviluppo e a qualsiasi studio per la valorizzazione del territorio. Si deve anche tenere conto della sostenibilità socioeconomica legata al settore, in termini di personale dipendente e possibilità occupazionali.

Come si riesce a districare fra divieti e lassismo?
All’interno della mappa che copre quest’area, dalle Pale di San Martino al Lagorai, la mia azienda occupa un piccolo spazio urbanizzato che contribuisce e garantisce il sostentamento socioeconomico della valle. Qui non devono esserci sempre dei ‘no’, dei limiti e dei vincoli rigorosi a volte assurdi; detto questo, si comprende e si accetta la giusta tutela ambientale, arrivando ai corretti compromessi che permettano di vivere. Attaccarsi all’integralismo sul discorso del bacino sulla Tognola, che è un lago artificiale costruito tra la cabinovia, la Rododendro e le piste da sci, per me è inconcepibile. La rigidità ad oltranza è un grosso limite anche in molte altre situazioni. Ci vuole equilibrio nelle scelte e questo è il concetto che sta passando anche a livello nazionale.

Cosa significa per lei fare turismo?
Noi non vendiamo le funi, le cabine o le seggiole. La gente che sale lo fa perché c’è un panorama fantastico, porta i bambini per l’aria buona, perché va in un posto unico dove a piedi non potrebbe magari andare. Si sale per fare sport, per divertirsi, per rigenerarsi e quindi dobbiamo sviluppare il concetto in cui l’impianto serve a condurre in certe determinate e definite zone, persone che altrimenti non potrebbero godere la montagna. Senza questa possibilità, di chi sarebbe la montagna? Un privilegio esclusivo di pochi e questo non è democratico. Diventerebbe discriminatorio se si pensa ai disabili: noi facilitiamo loro l’accesso alla montagna e siamo contenti di poterlo fare. Non vogliamo una montagna d’èlite, di pochi alpinisti giovani e forti, immagine drammaticamente sbagliata. A mio nonno bastava aprire l’impianto, non si batteva neanche la pista e la gente arrivava in numeri esorbitanti. Oggi non basta mettere in funzione gli impianti, battere la neve e rendere tutto perfettamente agibile perché ciò che si deve offrire è un servizio completo, che siano le iniziative per i bambini o per gli snowboarder, o ancora manifestazioni ed eventi vari che rendano la vacanza allettante.

In Trentino e sulle piste di San Martino di Castrozza arrivano sciatori e amanti della montagna da ogni parte d’Italia e dall’estero. Qual è la situazione attuale?
Il punto che mi sta a cuore è questo: nelle altre valli del Trentino, operano all’interno di ciascuna imprenditori impiantistici che collaborano a un obiettivo comune, non necessariamente arrivando a costituire una società unica ma collaborando assieme al Consorzio Impianti. Fanno bene il loro mestiere con passione e totale dedizione, non come ripiego nei ritagli e spazi lasciati da mille altre attività. Io ho le mie idee su sviluppo, investimenti, modalità del procedere ma mi mancano gli interlocutori, da chi prepara un sano piano economico finanziario, a chi adotta tecniche gestionali diverse da quelle del passato. A me oggi manca un collega che qua faccia questo di mestiere, col quale collaborare per creare insieme ciò che fa la differenza.

 
Durante l’intera intervista, Valeria Ghezzi non ha smesso un solo attimo di parlare con autentica passione, quella stessa passione che lei augura a tutti gli imprenditori. Nel frattempo, il parcheggio alla partenza dell’Alpe Tognola si è riempito all’esaurimento, la gente scende dalle auto e si avvia con entusiasmo, sci e tavole da snowboard in spalla, per salire nella comoda funivia, verso quel piccolo lembo di paradiso dove trascorrerà una giornata indimenticabile.

Re-pop, le sonorità anni ’80 captate dai Radar

È sufficiente ascoltare le prime note di “Vegano no”, per riemergersi nel pop surreale e grottesco anni ’80 dei Radar, un viaggio nel tempo senza teletrasporto o distorsioni temporali.
Attenzione! Come ci ha insegnato “Back to the future”, il viaggio nel tempo può portare anche nel futuro, da qui il senso del titolo dell’album e del rinnovato sound dello storico gruppo veronese. A distanza di 34 anni dal loro primo disco i Radar tornano con la formazione composta da Nicola Salerno (fratello di Nini dei Gatti di Vicolo Miracoli), Gaetano Lonardi e Joyello Triolo.

La copertina del nuovo album

“No vegano” traccia la linea del disco, tra ironia e paradosso, cavalcando le pretese vegetariane di una morosa che vincola il matrimonio a insalate e cicoria. Meglio riempiere il piatto di salsicce, burrate e frittate, cibi che rendono più felici delle fidanzate intransigenti, alle quali non resta che pentirsi e riconvertirsi, ballando e muovendosi al ritmo di un fresco electro-pop.
“re-pop”, titolo volutamente in minuscolo, contiene dieci brani suonati con una timbrica particolare, ricca di contaminazioni, voci, fiati, percussioni, drum machine e qualche assolo quando serve. “Una cuoca calabra” completa la visione musicale con spunti jazz e pensieri improvvisati, un brano colorato che invoglia all’ascolto e a qualche passo di dance. “I formaggi di Lanzarote” alterna coro e fiati, mentre Cinzio, cuoco improvvisato, segue Master Chef spendendo una fortuna per cucinare il brasato. In “Grugy”, Zia Lina sembra casta ma poi si trasforma in qualcos’altro. Una melodia semplice, arrangiata con fiati e archi, aiuta a comprendere come la mente di un idiota abbia la profondità di un fiume.

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“James Carruba” si muove tra peperoni e valvole, una sorta di ballata surreale a ritmo sincopato, tanto di moda negli anni ottanta. Il riferimento alla musica di quel periodo non confina il disco nel revival, tutt’altro! Si tratta di un’esperienza arricchita da trent’anni di mestiere e dalla voglia di proporsi in una nuova veste, come in “Plastic People”, il cui testo è tratto da una poesia di Aldo Nove: “La plastica mentale elettorale, liberale. La plastica mentale esagonale, intestinale, macchinale, ombelicale…”.
Aldo Nove, nome d’arte del poeta e scrittore Antonello Satta Centanin, è considerato uno degli autori che chiude il secolo delle avanguardie (Atlante del Novecento italiano).
Nicola Salerno, fondatore dei Radar, così ha commentato il nuovo album: “È un caso divertente che il nostro ritorno coincida con un gruppo di tutt’altro genere, ma in qualche modo paragonabile a noi: Il Volo. Il confronto è buffissimo: loro sono giovani e noi siamo vecchi ma paradossalmente loro cantano canzoni antiche e sembrano cantanti cinquantenni, noi invece cerchiamo un linguaggio originale e più in sintonia coi tempi all’interno della musica elettronica “commerciale”, pur restando anagraficamente vecchi, non vogliamo fare i finti giovincelli, pietà. I tre del Volo hanno una tecnica vocale ineccepibile, noi siamo assolutamente ruspanti e imprecisi. Loro cantano col vibrato, con uno stile vocale anni ’60, lasciando spesso ampio spazio a virtuosismi, noi usiamo filtri, vocoder e Melodyne per alterare le voci qui e là. Non vibriamo quasi mai”.

 Lo stesso Salerno ha definito la musica dei Radar: “Il nostro genere è musica per grandi e piccini, spesso piacciamo anche ai bambini perché siamo sostanzialmente un gruppo giocoso”.
“re-pop” è un bel regalo anche per chi era “piccino” soltanto qualche mese fa e naturalmente per chi era “analogico” nel 1982, citazione tratta dal testo di “Sul Vesuvio”, brano attuale, nostalgico e lucido.

“Grugy” – Il video ufficiale

I Radar sono:
Nicola Salerno | Voce e Soundmaster
Joyello Triolo | Voce
Gaetano Lonardi | Voce
Parole, musiche e arrangiamenti di Nicola Salerno;
“James Carruba” e “Sul Vesuvio” parole di J. Triolo e N. Salerno;
“Plastic People” (N. Salerno – Antonello Centanin – N. Salerno), da una poesia di Aldo Nove

Game Over solo di nome, la trash-metal band ferrarese gira il mondo

di Fabio Rossi

“Crimes against reality” è il titolo del loro terzo recente album. Per i Game Over, band trash-metal ferrarese, si profila un nuovo successo. Il gruppo da tempo raccoglie significativi riscontri da parte di pubblico e critica ed è presente anche sulla scena internazionale, con tournée in Giappone e persino in Cina, dove pochissime band italiane si sono esibite. Luca Zironi, Alessandro Sansone, Anthony Dantone sono i componenti del gruppo, con Renato Chiccoli – bassista e canigo1tante – con il quale abbiamo scambiato quattro chiacchiere…

Quali gruppi avete preso come riferimento nell’idea iniziale del vostro progetto musicale?
Beh, chiaramente tutta la scena thrash metal americana degli anni ‘80, come Testament, Megadeth, i primissimi Metallica, Anthrax e Overkill. Con il tempo abbiamo iniziato ad inglobare sempre più l’influenza britannica; Iron Maiden in primis. In particolare, l’ultimo disco è quello che abbiamo scritto più a mente libera cercando di riprendere un po’ tutto quello che alla fine ci piace.
Quali sono i pezzi a cui siete più affezionati?
Per certi versi “Dawn Of The Dead” è uno di quelli a cui teniamo di più perchè generalmente chiude la scaletta della serata: è un must immancabile di ogni concerto e senza, lo show sarebbe in qualche modo evirato! Ci diverte molto anche a “Mountains Of Madness” perchè rappresenta il prototipo di quello che sarebbe stato il nostro percorso musicale, e per quanto riguarda l’ultimo album siamo molto affezionati anche a “With All That Is Left” perché è una delle canzoni più strane che abbiamo mai prodotto; è una ballata su cui abbiamo “scommesso” perché esce prepotentemente dalla nostra solita linea compositiva.
Secondo voi nel 2016, in Italia, è ancora possibile vivere di musica?
Per noi no! Forse, del nostro genere, solo i Rhapsody of Fire ed i Lacuna Coil, che si sono traferiti in America, ce la possono fare. Però se consideriamo “vivere di musica” più a trecentosessanta gradi, con lezioni o produzioni musicali allora si, potrebbe diventare possibile.
Se dovessi descrivere il vostro ultimo disco con 3 parole quali sarebbero?
Beh, la prima sarebbe “personale” perché stiamo cercando di prendere una direzione più distaccata dai clichè che a volte il genere impone, poi sicuramente “tamarro” perchè deve essere pacchiano ed ignorante! La terza parola potrebbe essere “eterogeneo” perché abbiamo cercato di fare suonare tutti i pezzi uno diverso dall’altro: ci sono alcuni pezzi che hanno un tiro più hardcore e ce n’è uno che invece incarna una melodia più orientaleggiante, oltre alla già citata ballad.
Le aspettative circa l’ultimo disco, sono state soddisfatte?
A sorpresa si! Pensavamo che molta più gente avrebbe storto il naso perché il disco è meno granitico e meno omogeneo dei precedenti, invece anche a livello di recensioni è andato molto bene sia in Italia che all’estero. Mi aspettavo che avrebbe più diviso quelli che già da tempo ci seguivano invece pare sia stata generalmente gradita la direzione che stiamo prendendo.
Astral Matter ha un’intro alla Kyuss, in che modo altri generi hanno influito nella scrittura del disco?
Si, come ti dicevo prima, abbiamo ripreso alcune sonorità “settantiane” e stoner/acide, ma anche solo lo stile dei Rainbow ricompare frequentemente, i Maiden, i Diamond Head, e poi ci sono le solite influenze Hardcore presenti fin dall’inizio; in particolare Sanso e Ziro (entrambi chitarristi nella band) sono “in fissa” con i gruppi Punk-Hardcore anni ’80, Vender, il batterista, ha la passione dei Toto, e quindi bene o male, tutte queste influenze vengono a galla, ed abbiamo lasciato che tutto venisse fuori.
Quanto tempo ci mettete all’incirca per comporre un pezzo?
Un casino! Troppo! Da quando abbiamo fatto uscire il disco, ancora non ne abbiamo scritto nessuno, perché in realtà lavoriamo bene solo quando qualcuno ci mette il fiato sul collo ed abbiamo delle scadenze da rispettare, perché siamo pigri. Metti però che se ci mettiamo sotto seriamente in un paio di settimane un pezzo viene fuori.
E’ importante il lavoro di gruppo o ognuno mette la sua parte per conto proprio e si prova cosa viene fuori?
Di solito qualcuno propone un riff, e poi tutti assieme ci si trova e ci si lavora sopra, cercando di vedere cosa ne viene fuori. Spesso e volentieri i pezzi sono il risultato di vari riff, magari originariamente sconnessi tra loro, che facciamo in modo di mettere assieme. Tutto ciò ovviamente, una volta che lo proviamo tra di noi magari non ci piace, o lo modifichiamo retroattivamente dopo aver “assemblato” il pezzo completo. Comunque si parte sempre dall’idea di qualcuno e come gruppo ci si lavora attorno assieme.
Com’è la scena musicale italiana locale, e com’è quella estera?
La scena italiana è sicuramente lo specchio di quella locale, adesso ci sono meno gruppi del nostro genere, qualche anno fa ce n’erano molti di più. Poi senza dubbio un problema che si ripercuote nell’ambiente musicale è quello di internet: oggi c’è troppa musica in giro e tutto è alla portata di tutti: chiunque può fare qualcosa e buttarlo in faccia al resto del mondo, rischiando di rendere satura la situazione e di dare meno spessore a ciò che vale veramente. Fortunatamente c’è stata una scrematura generale dei gruppi. E poi parliamoci chiaro, qui a Ferrara siamo in quattro gatti che vanno ai concerti, se ci metti che i locali non si organizzano a sufficienza per promuovere gli eventi e spesso ci si ritrova ad avere due o più concerti la stessa sera di genere simile, ecco che il pubblico che può venire a sentirti si restringe sempre più. All’estero invece, si va proprio per il gusto di andare a vedere un concerto: la musica è vista come intrattenimento. Nel Nord-Europa in particolare la mentalità è del tutto diversa; ci è capitato di suonare in palazzetti tra i primi gruppi di un festival, e la gente veniva a vederti proprio per scoprire qualcosa di nuovo.
Per finire: quale gruppo con cui avete condiviso serate secondo voi merita e consiglieresti di ascoltare di più?
Ci è capitato di suonare all’Headbangers in Germania, dove gli headliner erano gli Overkill, uno dei nostri gruppi preferiti di sempre, da commuoversi! Gli Exciter, con cui abbiamo suonato ad Osaka in Giappone sono uno un altro gruppo clamoroso!

 

Debito e moneta, le leve per sbloccare la crisi

Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi decenni e che ha determinato la situazione attuale di crisi perdurante, sia in termini prettamente economici che anche di valori, è la privatizzazione dell’emissione monetaria con la quale si è sostituita la moneta con il debito. Cioè lo Stato ha rinunciato sempre di più al suo potere di emettere moneta e bilanciare così il rapporto tra i beni in circolazione e lo strumento per farli girare. Oggi siamo un po’ alle strette per cui potrebbe essere logico cominciare a fare un discorso inverso, cioè sostituire il debito con la moneta.
All’atto pratico quanto sta facendo la Bce di Draghi va in questa direzione, infatti sta comprando Btp, cioè debito degli Stati, dietro moneta che però non è direttamente destinata ad attività economiche reali e per questo non ce ne stiamo accorgendo più di tanto.
Questa operazione portata avanti per un certo numero di anni potrebbe persino portare alla sparizione dei debiti pubblici con conseguente fine dello stress a cui siamo sottoposti per rispettare uno dei parametri di Maastricht, Psc e Fiscal Compact ovvero che il debito pubblico di uno Stato deve essere compresso fino a raggiungere il 60% del rapporto con il Pil.
Considerando che la Bce, in realtà Bankitalia, sta ricomprando circa 8 miliardi di euro di debito pubblico sotto forma di Btp al mese che vuol dire poco meno di 100 miliardi all’anno e considerando ancora che i Btp da ricomprare sono circa 1.700 miliardi, possiamo facilmente calcolare che se questa operazione durasse 17 anni sparirebbe il nostro debito pubblico, quella parte diciamo così “pericolosa” per i motivi spiegati in uno dei miei ultimi articoli (la speculazione sui Btp).
In tutto questo per avere chiara la situazione bisogna considerare che una Banca Centrale non può finire i soldi, come ha detto lo stesso Draghi, ed è un’istituzione che può operare in negativo, senza obblighi, perché i soldi che crea non deve ridarli a nessuno.
Il punto è che se togli qualcosa senza immettere niente si è al punto di partenza. Convergere al 60% del debito pubblico o eliminarlo non crea di per sé più moneta e non aumenta la sua quantità in circolazione rimettendo in moto gli scambi, quindi ci sarebbe bisogno di spesa reale dello Stato, un abbattimento dell’altro parametro, quello del 3%.
E come riferimento ci dovrebbe essere la crescita e non il rapporto deficit-pil, crescita al 3% o al 6% al quale fare riferimento e quindi spendere fino a quando si raggiunga quel livello. Per ulteriore chiarezza, quando lo Stato commissiona un’opera pubblica immette moneta nel circuito perché paga quel lavoro, se abbassa l’Iva aumenta gli scambi con conseguente necessità di aumentare la produzione dei beni in circolazione e soprattutto lascia più moneta in circolo e quindi non frena lo sviluppo e l’economia in generale.
Togliendo debito si tolgono dalla circolazione anche un po’ di interessi sui quali contano i vari fondi e anche le famiglie che detengono titoli di Stato e in generale chi lavora su questo. Il tutto però sarebbe benefico per l’economia reale in generale grazie alla conseguente crescita e ad una migliore distribuzione del benessere non più legato al debito e agli interessi di pochi. Perché questo sia possibile, ovviamente, necessità di controllo e l’unico che possa farlo è uno Stato nel pieno delle sue funzioni, sovrano e che utilizzi democraticamente i suoi poteri nell’interesse generale.
In questo contesto probabilmente l’informazione sulle dinamiche macroeconomiche sarebbe di importanza basilare. I giornali dovrebbero amplificare al massimo tali informazioni, una su tutte: l’intervista a Mario Draghi in cui sorridendo ammette che la Bce non può finire i soldi (leggi). Ma anche quella in cui Ben Bernanke (Governatore Federal Reserve) ammette che per salvare l’Aig non si sono usati i soldi dei contribuenti ma si è semplicemente cliccato su un tasto (leggi), e poi Sir Marvin King (Governatore Banca Inghilterra) che informa che la maggior parte della moneta in circolazione è creata dalle banche commerciali, quindi moneta privata per scopi privati.
Tali informazioni dovrebbero trovare più spazio sui media in modo da creare consapevolezza rispetto a frasi del tipo: non ci sono soldi! e aiutare poi anche a comprendere che il problema è come è stato disegnato il sistema monetario attuale che dopo aver abbandonato come collaterale l’oro nel 1971, cioè dietro una moneta non c’è più oro ma aria fritta, ha cominciato ad usare come collaterale il debito.
Ogni moneta in circolazione rappresenta il debito di qualcuno e prima o poi deve ritornare alla base, per comprenderlo bisogna sempre guardare il sistema in grande, non al proprio portafoglio. Ragionare per un momento macro, in modo da spiegarsi il perché ci sono le crisi e perché la vita in fondo è tanto problematica. Capire il sistema nel suo insieme aiuta a migliorarlo mentre affrontare i problemi in maniera separata e parziale aiuta la confusione e a far sì che le crisi persistano.