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Mese: Gennaio 2017

Ferrara: a Capodanno raccolte circa 16,4 tonnellate di rifiuti

Da: Hera

Conclusa la grande festa, si fanno i primi bilanci: riduzione della raccolta rifiuti con una punta del -25% sulla raccolta del vetro.

Sono azioni importanti quelle svolte da Hera per riportare alla normalità e al decoro Ferrara, dopo il grande evento della notte di fine anno e i numeri conclusivi lo confermano.

In centro storico, nella mattinata del primo dell’anno, sono state raccolte circa 1,6 tonnellate di rifiuti da spazzamento stradale, 10,6 tonnellate dallo svuotamento dei cassonetti per il rifiuto indifferenziato e 1,2 tonnellate dallo svuotamento dei cestini stradali. Inoltre, di vetro, ne sono state raccolte 3 tonnellate, dato fortemente in diminuzione, pari al 25% in meno rispetto al capodanno precedente.

Complessivamente, quindi, sono state raccolte circa 16,4 tonnellate di rifiuti in una sola notte. Dato in diminuzione rispetto alle 18 tonnellate raccolte nel precedente anno.

Un tecnico di Hera ha coordinato gli addetti e i mezzi che già alle 4 di mattina sono intervenuti in tutte le aree interessate dalla manifestazione.

Per le attività di pulizia complessivamente sono stati impiegati: un tecnico, 20 operatori e 9 mezzi, tra i quali: un mezzo per la raccolta rifiuti affiancato da due operatori a terra, 3 autospazzatrici con 6 operatori, un’idropulitrice con operatore e 6 operatori a terra per il servizio di svuotamento dei cestini.

Dove non è stato possibile accedere con i mezzi meccanici è stato attuato il servizio di spazzamento manuale.

Si è trattato per Hera di un grande impegno organizzativo e di un notevole impiego di risorse che ha avuto la durata di diversi giorni: prima, durante e dopo il grande evento.

Questo sforzo ha permesso di presentare una città pulita a chi ha partecipato alla festa e, già nelle ore immediatamente successive alla conclusione dell’evento, di ripulire il centro città restituendolo ai ferraresi al normale stato di pulizia.

Capodanno all’insegna della buona musica e degli artisti ferraresi

Da: Organizzatori

E’ stato un Capodanno all’insegna della buona musica ferrarese quello proposto che oltre ad un fantastico incendio del Castello ha presentato un programma di grande qualità musicale sul palco montato in Piazza Castello con lo spettacolo “ASPETTANDO LA MEZZANOTTE” Alle 21 in punto è partito lo show per il pubblico che già dalle prime note ha iniziato a riempire la piazza e Laura Sottili e Nicola Franceschini hanno presentato Leonardo Veronesi & Friends un gruppo costituitosi per l’occasione che ha avuto l’onore di aprire lo spettacolo e rompere il ghiaccio e si è esibito durante la serata in 4 interventi musicali.
Il noto cantautore LEONARDO VERONESI accompagnato dalla band KOZMIC FLOOR ha presentato un programma vario miscelando cover selezionate che rappresentano momenti importanti della musica italiana unitamente a qualche suo brano inedito tratto dai suoi album. Dall’uscita del suo ultimo album NON HAI TENUTO CONTO DEGLI ZOMBIE presentato con grande successo insieme a Gene Gnocchi alla libreria “La Feltrinelli” Veronesi ha iniziato un tour promozionale ricco di grandi soddisfazioni alternandosi tra interviste e partecipazioni radiofoniche e televisive su canali nazionali e locali; concerti in locali e teatri; collaborazioni musicali con comici e altri personaggi del mondo dello spettacolo e nuovi videoclip fino ad approdare al palco del prestigioso Capodanno ferrarese. La folla che gremiva la piazza fin dall’inizio dello spettacolo nonostante il freddo polare ha gradito moltissimo questo viaggio musicale tra Bennato, Battisti, Ivan Graziani, Ron e tanti altri autori e gli inediti di Veronesi: A Volte, Da Domani, Mi viene sempre in mente dopo presentati in forma multimediale con proiezioni di videoclip girati a Ferrara che fornivano ai turisti ulteriori scorci della nostra bellissima città. Veronesi si è posto come sempre come musicista di grande qualità suonando e cantando con il suo timbro di voce originale e le sue grandi doti interpretative. E’ stato fatto anche un omaggio ai musicisti scomparsi durante il 2016 attraverso una bella rielaborazione di Purple Rain presentata dai Kozmic Floor. La collaborazione artistica tra Leonardo Veronesi e i Kozmic Floor è parte di un progetto interattivo che sta dando ottimi frutti perché valorizza ancor meglio le peculiarità di ognuno attraverso arrangiamenti e sonorità dei brani creati di volta in volta adeguandoli alle situazioni dei live creando quindi nuovi stimoli musicali per il pubblico e per i musicisti. Kozmic Floor sono Silvia Zaniboni (chitarra e voce) Filippo Dallamagnana (batteria) e Michele Dallamagnana (basso) un trio formatosi nel 2014 che spazia dal blues alle sonorità rock contaminati da atmosfere psichedeliche alternando inediti e classici riarrangiati. Hanno già partecipato a importanti appuntamenti e pubblicato il loro primo EP. Faceva parte dell’ensamble anche il cantante OSCAR NINI, con il quale Veronesi ha in atto una collaborazione artistica, che ha presentato una toccante rielaborazione di ORO del grande Mango. Oscar Nini ha partecipato a varie edizioni del musical “Notre Dame de Paris” e ad altri musical e spettacoli teatrali sempre con ruoli da protagonista. Poi LE VOCISOLE, altri cantanti e i comici di Makkeroni hanno creato una scaletta adatta a tutte le età che ha soddisfatto ampiamente pubblico e addetti ai lavori. Ed ora dopo l’euforia di Capodanno si riparte per altre avventure musicali!

La newsletter del 2 gennaio 2017

Da: Comune di Ferrara

FERRARA FIERE – Fino all’8 gennaio e poi nei fine settimana del 14-15 e 21-22 gennaio in via della Fiera
Winter Wonderland, Farfalle di Ferrara in scena e poi show e attrazioni

Un finale di 2016 da incorniciare per il luna park al coperto più grande d’Italia che continuerà a far divertire grandi e piccini tra i padiglioni di Ferrara Fiere fino all’8 gennaio e che tornerà ancora nei weekend del 14, 15 e 21, 22 gennaio.
Nella giornata di venerdì 30 dicembre record di presenze, con quasi 1000 visitatori, anche grazie agli ospiti d’onore di Winter Wonderland, Cristina D’Avena e Andrea Poltronieri, che si sono esibiti in un live show di un’ora e mezza, intrattenendo tanti bambini, ma anche molti genitori. Il re della risata estense e la regina delle sigle dei cartoni animati hanno duettato sul palco di Winter Wonderland, prima con le gag di Andrea Poltronieri e poi con la voce di Cristina D’Avena accompagnata dal sax di “Poltro”, che si è esibita in tutti i suoi cavalli di battaglia, aggiungendo anche qualche brano inedito del suo toccante cd natalizio.

Spazio ancora una volta alla solidarietà con la lotteria in favore dell’Associazione Giulia: continua infatti il concorso che mette in palio un TV ultra piatto da 49 pollici al fortunato che indovinerà il numero della palline all’interno del box al padiglione 3; per partecipare è sufficiente fare un’offerta libera all’associazione Giulia. Al termine del loro concerto anche Cristina D’Avena e Andrea Poltronieri fatto visita allo stand dell’Associazione, facendosi fotografare assieme ai volontari e al comico Giuseppe Giacobazzi, ormai visitatore fisso di Winter Wonderland assieme alla famiglia. Anche la sera del 31 dicembre ha registrato un afflusso importante al parco divertimenti: 1200 visitatori hanno infatti scelto di trascorrere il proprio Capodanno a Winter Wonderland; tutto esaurito anche il ristorante interno alla manifestazione che ha ospitato 140 persone per il cenone di Capodanno.

Nei prossimi giorni Winter Wonderland proseguirà con tutti gli appuntamenti giornalieri dedicati ai bambini e alle famiglie, dall’animazione agli spettacoli alle attrazioni. Il 5 gennaio tornerà in funzione il servizio navetta gratuito che percorrerà il tragitto da piazza Travaglio fino a Ferrara Fiere e ritorno. Il 6 gennaio a Winter Wonderland arriverà la Befana, mentre il 7 e l’8 gennaio è previsto l’evento nell’evento di Comixland con tanto spazio dedicato ai Cosplay e al mondo Comix, senza dimenticare il concerto di Giorgio Vanni, il re delle sigle dei cartoni animati, il 7 gennaio e iPantellas l’8 gennaio.
Per oggi, 2 gennaio, alle 18 è in programma lo spettacolo delle Farfalle di Ferrara. Si esibiranno i gruppi di agonistica e pre agonistica della ASD Ginnastica Estense allenate dalla professoressa Ghetti.

Visto l’andamento della manifestazione, la ricchezza del programma e il grande successo di pubblico che Winter Wonderland sta ottenendo, il presidente di Ferrara Fiere Filippo Parisini ha espresso grande soddisfazione per la riuscita dell’evento.

Per info: Ufficio stampa, Elenora Manfredini, info@mediainside.it, cell. 349 5736971, sito www.winterwonderlanditalia.com

Winter Wonderland è a Ferrara Fiere, via della Fiera 11, Ferrara. L’ingresso è a pagamento. Orari d’apertura: da lunedì 2 a mercoledì 4 gennaio ore 14-21; da giovedì 5 a domenica 8 gennaio, sabato 14-domenica 15 e sabato 21-domenica 22 gennaio 2017 ore 10-21.

CULTURA – Lunedì 2 gennaio alle 16.30 per la rassegna “Babbo Natale, gnomi e folletti”alla sala Estense (piazza Municipale)
“La bella e la bestia” in scena alla sala Estense

Lunedì 2 gennaio alle 16.30 la rassegna natalizia “Babbo Natale, gnomi e folletti” prosegue, alla sala Estense (piazza Municipale, Ferrara), con il terzo appuntamento a teatro. Il Baule Volante, la compagnia della nostra città, presenta il suo spettacolo più emozionante e più amato “La Bella e la Bestia” una fiaba senza tempo che ha girato l’Europa.

Torna a Ferrara “La Bella e la Bestia”, il fortunatissimo spettacolo della compagnia di casa che narra una vicenda antica e nota al pubblico di grandi e piccini ma sempre avvincente ed emozionante in questa versione prodotta da Accademia Perduta-Romagna Teatri per la regia di Roberto Anglisani.

La storia è quella di un mercante, padre di tre figlie, che si smarrisce nel bosco, di ritorno da uno sfortunato viaggio d’affari. L’uomo trova rifugio nel palazzo della Bestia, un essere orribile, metà uomo e metà belva. Qui cerca di rubare una rosa e per questo la Bestia lo minaccia di morte. L’unica sua possibilità di salvezza è che sia una delle sue figlie a morire al suo posto.
La più bella delle tre figlie accetta il sacrificio e si reca al palazzo. Ma andrà incontro a un altro destino.
Con “Bella e Bestia” prosegue, per Il Baule Volante, un percorso sulla narrazione a due voci e contestualmente un lavoro di ricerca sul tema della diversità. Attraverso l’avvincente intreccio di questa fiaba classica, la compagnia offre una personale disamina di alcuni aspetti di questo tema quanto mai attuale, in particolare, in questo caso, del “diverso” che sta dentro ogni individuo.
Nasce così una storia ricca di fascino e di emozione, in cui i significati più reconditi vengono illustrati attraverso la parola e il movimento. Lo spettacolo utilizza infatti principalmente la tecnica del racconto orale, con la sua essenzialità ed immediatezza. Ma spesso la parola si fonde al movimento espressivo o lascia completamente lo spazio a sequenze di “gesti-sintesi”, nel tentativo di cogliere l’essenza più profonda del racconto, con pochi oggetti e costumi, lasciando alla voce e al corpo tutta la loro forza evocativa.

Dopo anni di successi ininterrotti fra cui la menzione speciale Eolo Awards (maggior riconoscimento nazionale del teatro per ragazzi) e la presentazione dello spettacolo al Festival 2Mondi di Spoleto e al Festival Teatralia di Madrid, “La Bella e la Bestia” è stato presentato nel corso di interminabili tournée in patria – con oltre 600 repliche nei maggiori teatri italiani – e prodotto in versione francese con la collaborazione di centri importanti come la Scène Nationale d’Albi , nei Pirenei (che ha accolto la compagnia in residenza) e il Centre Culturel di Vendenheim, in Alsazia.

Con oltre 100 repliche all’attivo, lo spettacolo è stato così richiesto, nella sua versione francese, dai maggiori teatri d’oltralpe toccando in pratica tutte le regioni dalla Normandia alla Provenza e infine è stato selezionato per essere presentato a RéGéNération, l’esclusivo festival francese di Teatro Jeune Public che ha luogo a Lione.

Splendide soddisfazioni per la piccola compagnia ferrarese che però ancora si offre con piacere al pubblico della città, per regalare un’emozione, per condividere tante fatiche e tanti successi e per il piacere di sentirsi nuovamente a casa, dopo tanto viaggiare e prima di ricominciare la nuova tournée già in corso nella presente stagione.

Per tutti i bambini dai 6 agli 11 anni.

Inizio spettacoli: ore 16,30 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,30)
Biglietti: adulti € 6, bambini € 5. Il giorno stesso di ogni spettacolo, dalle 10 alle 12, è possibile effettuare prenotazioni telefoniche con assegnazione di posto telefonando al numero 0532 77 04 58.

Per info: Il Baule Volante, Andrea Lugli e Paola Storari, tel. 0532 770458, cell. 347 9386676.

BIBLIOTECA BASSANI – Mercoledì 4 gennaio alle 17 in via Grosoli a Barco
Letture per i più piccoli aspettando la Befana

‘Le scarpe della Befana’ (di Anna Genni Miliotti) e ‘L’inverno della strega Sibilla’ (di Korky Paul e Valerie Thomas) sono i racconti scelti per il nuovo pomeriggio di letture rivolte ai più piccoli in programma mercoledì 4 gennaio alle 17 alla biblioteca Bassani di Barco (via G. Grosoli 42, Ferrara). L’incontro rientra nel ciclo l”Ora del racconto’ per bambini dai quattro ai dieci anni, che per questo mese ha per tema ‘Il bosco racconta’. Per l’occasione le letture saranno affidate a Roberto Gamberoni. La partecipazione è gratuita e non è richiesta la prenotazione.

BIBLIOTECA TEBALDI – Martedì 3 gennaio alle 17 nella sala di via Ferrariola a San Giorgio
‘Il tempo dei miti greci’, lettura per bambini dai 3 ai 10

Martedì 3 gennaio alle 17 alla biblioteca comunale Dino Tebaldi di San Giorgio (via Ferrariola 12) è in programma il nuovo ciclo di appuntamenti con le letture per bimbi dai 3 ai 10 anni “Io leggo a te e tu leggi a me” sul tema del titolo “Sei proprio un mito!”.

I temi mitologici caratterizzeranno infatti tutti gli incontri di gennaio. L’appuntamento di questa settimana sarà dedicato alla lettura di ‘Il tempo dei miti greci’ di Sabina Colloredo. Dopo la lettura da parte della persona adulta, come ormai consuetudine verrà data la possibilità ai bambini presenti di esprimesi a loro volta in veste di narratori in erba portando le proprie proposte.

Per info: Biblioteca comunale Tebaldi del quartiere di San Giorgio, via Ferrariola 12 a Ferrara, email bibl.sangiorgio@comune.fe.it, tel. 0532 64215.

ASSESSORATO ALLO SPORT – Ricevute giovedì 30 dicembre 2016 dall’assessore Simone Merli
Le giovani speranze del Canoa Club Ferrara

Titoli tricolori in tutte le categorie, primo posto in coppa Europa, campionati europei e mondiali nella canoa slalom, coppa Italia, serie A femminile, campionato del mondo nella canoa polo. Sono solo alcuni dei titoli e partecipazioni che i dieci ragazzi del Canoa Club Ferrara hanno, conquistato in questo meraviglioso 2016 sportivo. I dieci azzurrini, ragazzi e ragazze tra i quattordici e i diciott’anni – accompagnati da tecnici e dirigenti sportivi – sono stati ricevuti nella sala dell’Arengo in Municipio giovedì 30 dicembre 2016 dall’Assessore comunale allo sport Simone Merli che ha avuto così l’occasione per salutarli e fare i complimenti per gli ottimi risultati raggiunti. Questi atleti hanno vestito nel 2016 la maglia azzurra per difendere i colori dell ‘Italia in campo internazionale. Un gruppo coeso di giovani di cui fanno parte anche altri compagni di squadra (una settantina fra tutte le specialità e categorie), coadiuvati da diciotto istruttori e allenatori, che quotidianamente si allenano nelle acque del Volano a Ferrara e nella sede di Vigarano Pieve (Oasi).

MUSEI CIVICI – Venerdì 6 gennaio 2017
Il giorno dell’Epifania apertura straordinaria per una serie di musei civici ferraresi

Epifania all’insegna della cultura a Ferrara, con una serie di musei civici eccezionalmente aperti, per consentire a ferraresi e turisti di ammirarne sale e collezioni, approfittando della ricorrenza festiva.

Queste le sedi museali cittadine straordinariamente aperte nella giornata di venerdì 6 gennaio:
– Palazzo Schifanoia e Civico Lapidario (9.30 – 18.00)
– Museo di Palazzina Marfisa d’Este (9.30 – 13.00 / 15.00 -18.00)
– Museo del Risorgimento e della Resistenza (9.30 – 13.00 / 15.00 -18.00)
– Casa di Ludovico Ariosto (10.00 – 12.30 / 16.00 – 18.00)
– Museo della Cattedrale (9.30 – 13.00 / 15.00 -18.00)

Per informazioni: www.artecultura.fe.it

ASSESSORATO CULTURA E TURISMO – Quasi il 12% in più di accessi rispetto al 2015
Castello Estense: nel 2016 superata la quota di 168mila visitatori.

Sono stati 168.090 i visitatori del Castello Estense nel 2016, l’11,8% in più rispetto al 2015.
In dicembre gli accessi al museo sono stati 16.112, oltre il 52% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; moltissimi i gruppi che hanno scelto di visitare la mostra al Palazzo dei Diamanti ed il monumento simbolo di Ferrara.
“L’anno di Ariosto, Bassani e Biagio Rossetti è stato anche l’anno d’oro del Castello Estense che continua ad essere il maggior attrattore turistico-culturale della nostra città – ha dichiarato l’assessore comunale alla Cultura e Turismo Massimo Maisto -. Da parte nostra continueremo a promuovere e vivacizzare le offerte del Castello per mantenere questo trend positivo che fa bene alla nostra economia”.

Buon 2017 in versi, alla ferrarese
di M. Cristina Nascosi

AUGURI pr’un 2017 pròpia bèl

a tuti il Dònn Frarési e a tuti i Frarìs in…Frarés

Un Buon Anno in poesia dialettale ferrarese, opera di Liana Medici Pagnanelli, grande poetessa copparese, la migliore tra le Signore della Scrittura in Lingua Dialettale Ferrarese: un pezzo che vuol essere un po’ la madrina spirituale di queste feste …traslate liricamente con matrice marcatamente femminile, un tocco delicato, ma come sempre accade, come solo le grandi Autrici (ed i grandi Autori, perché, no?) possono annunciare, spiccatamente antesignano – più di vent’anni prima – di un destino che parrebbe ripetersi…

Auguri a tutte e tutti !

L’an nóv
Agh manca póch minut, l’an nóv l’è dré ‘rivar,
dóds mis pin ad mistèri e càragh ad pruméss,
tuti as asptén da lu quèl ‘d dólzz e gnént d’amàr,
tut’i ann a vlén ‘st’regàl; tut’i ann al stéss.

Ass brinda tut’inssiém con al spumànt,
(anch ss’al n’è ‘d marca bòna fa l’istéss),
ass cumpurtén cumè di brav cmèdiant
fasénd la nostra part co’n zzèrt sucèss.

Da dré da ‘st’entusiàsam generàl,
agh’én ‘na gran paura ‘d quél ‘ch gnirà,
mo tuti a la lughén, o bén o mal,
viéna quél’ch vién, sarà quél ch’a sarà!

Mustrénss a l’an nuvèl in bèl ritràt,
fénagh ‘na bòna zzéta pòar putìn,
l’è tanta piculìn, l’è ‘péna nat,
féngh un surìs zantìl e’n bèl inchìn:
chissà ch’an ss’incuràgia un pó anca lu,
a farssl’amìgh an cósta mìna gnént,
dill vòlt un bèl destìn aas’al fén nu,
mo én ‘dbisógn ad tuti, tgnivl a mént!

L’ANNO NUOVO
Ci mancano pochi minuti, l’anno nuovo sta arrivando,
dodici mesi pieni di misteri e carichi di promesse,
tutti ci aspettiamo da lui qualcosa di dolce e niente d’amaro,
tutti gli anni vogliamo questo regalo, sempre lo stesso.

Si brinda tutti insieme con lo spumante
– anche se non è di marca buona fa lo stesso –
ci comportiamo come dei bravi commedianti,
facendo la nostra parte con un certo successo.

Dietro questo entusiasmo generale
c’è una gran paura per quel che verrà,
ma tutti la nascondiamo, o bene o male,
venga quel che deve venire, sarà quel che sarà!

Mostriamoci all’anno novello in bel ritratto,
facciamogli una buona accoglienza, povero bambino,
è tanto piccolino, è appena nato,
facciamogli un sorriso gentile e un bell’inchino:
chissà che non s’incoraggi un po’ anche lui,
a farcelo amico non costa mica niente,
delle volte un bel destino ce lo facciamo noi,
ma abbiamo bisogno di tutti, tenetelo a mente!

(Trad. MCNS)

FESTA DI CAPODANNO – Bilancio a cura di Hera
La raccolta dei rifiuti dopo la festa di piazza

Ferrara: a Capodanno raccolte circa 16,4 tonnellate di rifiuti

Conclusa la grande festa, si fanno i primi bilanci: riduzione della raccolta rifiuti con una punta del -25% sulla raccolta del vetro.

Sono azioni importanti quelle svolte da Hera per riportare alla normalità e al decoro Ferrara, dopo il grande evento della notte di fine anno e i numeri conclusivi lo confermano.

In centro storico, nella mattinata del primo dell’anno, sono state raccolte circa 1,6 tonnellate di rifiuti da spazzamento stradale, 10,6 tonnellate dallo svuotamento dei cassonetti per il rifiuto indifferenziato e 1,2 tonnellate dallo svuotamento dei cestini stradali. Inoltre, di vetro, ne sono state raccolte 3 tonnellate, dato fortemente in diminuzione, pari al 25% in meno rispetto al capodanno precedente.

Complessivamente, quindi, sono state raccolte circa 16,4 tonnellate di rifiuti in una sola notte. Dato in diminuzione rispetto alle 18 tonnellate raccolte nel precedente anno.

Un tecnico di Hera ha coordinato gli addetti e i mezzi che già alle 4 di mattina sono intervenuti in tutte le aree interessate dalla manifestazione.

Per le attività di pulizia complessivamente sono stati impiegati: un tecnico, 20 operatori e 9 mezzi, tra i quali: un mezzo per la raccolta rifiuti affiancato da due operatori a terra, 3 autospazzatrici con 6 operatori, un’idropulitrice con operatore e 6 operatori a terra per il servizio di svuotamento dei cestini.

Dove non è stato possibile accedere con i mezzi meccanici è stato attuato il servizio di spazzamento manuale.

Si è trattato per Hera di un grande impegno organizzativo e di un notevole impiego di risorse che ha avuto la durata di diversi giorni: prima, durante e dopo il grande evento.

Questo sforzo ha permesso di presentare una città pulita a chi ha partecipato alla festa e, già nelle ore immediatamente successive alla conclusione dell’evento, di ripulire il centro città restituendolo ai ferraresi al normale stato di pulizia.

castello-fuochi

DIARIO IN PUBBLICO
Capodanno via dalla pazza folla

Le folle fiorentine amalgamano tutto. Sotto le più sfarzose luminarie delle vie e viuzze del centro si muovono come formiche impazzite migliaia di turisti che arrivano dalle più imprevedibili località della terra. I negozi del super lusso esibiscono nello sfarzo dell’interno rigorosamente vuoto statuari guardiani neri. Nel breve giro di tre vie si accalcano i marchi dei negozi più famosi del mondo. Affannosamente al mercato anche noi cerchiamo almeno 20 o 30 grammi di tartufo bianco: impossibile. Sembra che il prezioso tubero non esista e furbe facce asiatiche ti propongono scorzoni neri o palline di qualcosa che non ha né la fierezza né la rarità di ciò che invano cerchiamo. Sul sagrato del Duomo un altezzoso presepe d’autore esibisce la nascita del Bambino tra l’indifferenza dei selfisti tutti presi del e nel loro solitario vizio assurdo. Dobbiamo rinunciare alla ulteriore visita al Museo dell’Opera del Duomo, a mio parere il museo più bello del mondo, perché tutto sold out. Scopriamo che il biglietto che comprende la visita al Museo, alla Cattedrale e alla Cupola del Brunelleschi in realtà fa restare deserto il sublime museo, mentre code inenarrabili attendono ore per salire sulla cupola per scattarsi i selfie. Ah! Gli ‘italiani’!

Decidiamo all’ultimo momento una gita in campagna e via dalla pazza folla. Il Chianti ci accoglie con una giornata perfetta, resa più preziosa dal traffico quasi inesistente. La bellezza totale del paesaggio ci afferra e ci scambiamo poche parole per approfittare di un momento sempre di più raro: la contemplazione della natura lavorata dall’uomo. Il nostro allegro garagista ci dà preziosi indirizzi tra Panzano e Radda e approdiamo a una trattoria d’antan. Perfetta per illustrare l’immagine del Chiantishire. La rivedrò? Forse. Quel che importa è che ci è toccato in sorte una giornata di bellezza speciale e per un momento ci si scorda della banalità della politica, della tragedia di Carife, della volgarità dell’incendio del Castello, della prepotente ‘pancia’ degli ‘itagliani’.
Incontro vecchi studenti, gli artigiani di sempre e parlo di Ariosto con un taxista coltissimo che ci porta a rivedere “Florence”, il film che mi ha conquistato. Qui al cinema altri ex studenti sorridenti e gentili poi, la mattina seguente le ultime visite ai mercati. A Sant’Ambrogio troviamo il vero tartufo; la mia verduraia a San Lorenzo mi offre fragoline di bosco, lamponi, ciliegie e uva. I sorrisi sono sinceri e nonostante siano possibili i botti (“Nardella, ovvia! ma i’che tu fai????”) la città se ne dimentica e alla Lilla non rimane che evitare le decine di carezze che piovono da mani provenienti da turisti di tutto il mondo appena usciti dalla visita al David di Michelangelo. Ormai è conosciuta come la canina dalla scarpetta e sembra ne vada abbastanza fiera.

Nel mio condominio ragazzetti un poco deficienti fanno scoppiare i botti per le scale. M’affaccio e con piglio sicuro li avverto che sto chiamando la polizia. Si ritirano sconfitti e la serata passa tranquillissima tra l’ennesima visione di “Cantando sotto la pioggia” e di “Il marchese del Grillo”. La notte dei botti passa dunque nel silenzio totale. Agli auguri segue un pacifico riposo, mentre Lilla voluttuosamente sdraiata sul piumone digerisce l’ultimo bocconcino di fine anno.
Tutt’altra storia la mattina seguente quando scendo per le funzioni lillesche. Mentre schiere di spazzini ripropongono una Firenze degna del suo nome, nelle viuzze laterali si vedono con disgusto gli esiti immondi della notte. Meglio non indugiare oltre e cominciare il viaggio di ritorno seguendo le orme degli antichi viaggiatori che percorrevano il passo della Futa. A Monghidoro una tappa obbligata, non tanto per ricordare i natali del celebre cantante Morandi, ma perché il nome antico di quel paese, Scarica l’asino, a confine tra lo stato toscano e quello pontificio, mi fa ritornare alla mente le decine di lettere che Canova e anche Foscolo scrivevano da quel luogo. Sui crinali delle colline splende un sole accecante; le tracce degli antichi mestieri legati all’agricoltura e alla pastorizia s’avvertono nella perfetta disposizione di case e di campi. Ti dimentichi per un momento che stiamo vivendo una guerra. Anzi, più guerre che non sono solo quelle combattute con le armi dei soldati o del terrorismo, dei ricchi e dei poveri, ma le più pericolose di tutte legate al denaro e alla presunzione.
Ecco allora che la paura ti afferra, come quella di passare da una via centrale, quale quella della libreria fiorentina a un passo dalla mia facoltà ed essere centrato da una immonda vendetta che sembrerebbe fondarsi su un’ideologia, ma è invece quella della presunzione di essere nel giusto. Di fargliela pagare. Ma a chi? Ai disgraziati frequentatori di una discoteca a Istanbul o a un poveraccio eroe per caso che perde un occhio e una mano per disinnescare la bomba fiorentina? Così l’arrivo a Ferrara diventa mesto e alla casa fredda che t’accoglie s’aggiunge il ghiaccio che hai nel cuore.
Tutti soddisfatti, invece, dello spettacolo clou di Ferrara: l’incendio del Castello con i suoi botti e le sue luci capaci di fare quello che neanche in tempo di guerra si faceva se non in caso di estremo pericolo, ovvero lo sgombero della galleria dei quadri ospitati nelle sale del nostro monumento più importante.
Scordavo. Tutti gli organi di informazione raccontano soddisfatti che per i botti e fuochi d’artificio quest’anno non c’è stato nessun incidente mortale. Solo più un centinaio abbondante di feriti di cui almeno una dozzina assai gravi tra cui i ragazzini. Vuoi mettere????
Coraggio! Si ritorni alle pagine sublimi del Tristram Shandy.

La rivincita di Mahler

di Giordano Tunioli

Tra gli articoli del quotidiano la Repubblica di mercoledì 30 novembre 2016, soffocato da ben più urgenti intestazioni, scorgo un trafiletto il cui titolo, preceduto dall’occhiello «5,6 milioni di dollari» incuriosisce il lettore annunciando: «Record mondiale per la partitura di Gustav Mahler».
Il giornale pubblica così l’avvenuta battuta all’asta di un manoscritto della seconda sinfonia di Gustav Mahler nota col titolo: Resurrezione e pone in evidenzia che questa vendita, avvenuta presso la sede londinese di Sotheby’s, ha superato il primato che apparteneva alle sinfonie di Mozart, cedute nel 1987 per la “modica” cifra di tre milioni di dollari.

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Mahler, definito da sempre l’“inattuale”, sembra volersi rifare non tanto su Mozart, quanto su alcuni compositori del suo tempo. Quel tempo che lo aveva in parte misconosciuto come compositore, per ammirarne soltanto la grande maestria nel dirigere l’orchestra, tanto da fargli pronunciare più volte la ben nota frase «“Meine Zeit wird kommen” (Il mio tempo verrà)». L’espressione potrebbe far pensare ad uno sfogo consolatorio, ma sono parole che, quasi a voler giustificare l’insuccesso di un genio incompreso, rilevano in realtà un forte disagio: se non profetiche, hanno comunque il senso del presentimento.
In un’intervista rilasciata nel 1906 a Bernard Scharlitt, Mahler confessava:
«Sono ben conscio che, come compositore, non avrò riconoscimento durante la vita. Mi è possibile attenderlo solo dopo la morte. Questa distanza è necessaria per l’adeguato assestamento di un fenomeno come il mio, la conditio sine qua non. Finché sarò il Mahler che si aggira tra di voi, “un uomo tra gli uomini”, come creatore posso solo aspettarmi un trattamento troppo umano. Devo prima scrollarmi di dosso la polvere terrena, perché mi sia resa giustizia. Io sono, per usare un’espressione di Nietzsche, un uomo che non appartiene al proprio tempo. Definizione questa che si applica soprattutto ai miei lavori.»
Gustav Mahler (Kaliste o Kalischt, 7 luglio 1860 – Vienna, 18 maggio 1911), incarna il caso particolare di quei musicisti che vivono a cavallo di due secoli rappresentandone la sintesi. In Mahler tutto ciò è accentuato da una personalità complessa, densa di contraddizioni e conflitti interiori che derivano oltremodo dall’essere ebreo – austriaco e da una esasperata sensibilità lungamente provata fin dagli anni giovanili. Diceva spesso: « Sono tre volte senza patria: come boemo tra gli austriaci, come austriaco tra i tedeschi e come ebreo in tutto il mondo. Dovunque un intruso, “desiderato” in nessun luogo».
Nella sua produzione sinfonica e liederistica si ritrovano i presupposti, le componenti psicologiche ed esistenziali dell’essere umano, l’angoscia e la malinconia che dominano costantemente l’esistenza del compositore. Probabilmente anche questo aspetto contribuì al contenuto successo della sua musica. Il periodo in cui visse il giovane Gustav costituisce un decisivo momento di transizione, in cui gli epigoni del Romanticismo si coniugano con le inquietudini del Novecento. Il nuovo secolo sembra sorgere sulle crisi letterarie, artistiche e sociali dell’Ottocento e la stessa funzione sociale e culturale della musica è soggetta a mutare. Con i cambiamenti estetici e stilistici che avvengono tra il 1890 e i primi anni del Novecento verrà a insinuarsi un nuovo concetto di musica che, evolvendosi, assumerà il termine di Musica moderna (o Musica nuova) verso gli anni Cinquanta del Secolo.
Mahler, immerso in questi mutamenti, si serve ancora dell’ambiente tonale e dei molti mezzi ereditati dalla grande tradizione tedesca, consapevole di non appartenere alle avanguardie musicali che si affacciano al Novecento, ma convinto che solo il futuro accoglierà la sua musica. Pur prendendo le distanze dal processo disgregativo della tonalità iniziato con Richard Wagner e condiviso dai più agguerriti musicisti dell’epoca, fin dalle prime composizioni mahleriane si possono scorgere strutture e scelte stilistiche che preludono ad un rinnovamento del linguaggio musicale.
Una testimonianza del Mahler progressista è costituita proprio dalla Sinfonia in do minore n.2 Auferstehung (Resurrezione ) per soli, coro e orchestra composta nello stesso periodo della Prima Sinfonia fra il 1888 ed il 1894. Sinfonia innovativa non soltanto per l’uso delle voci soliste, un soprano, un contralto, un coro (lo aveva già fatto in modo eccelso Beethoven agli inizi dell’Ottocento) né per l’impiego di un organico orchestrale ipertrofico, o per l’inserimento nel quarto movimento di un suo precedente Lied, Urlicht (“Luce primordiale”), quanto piuttosto per un’ardita e più ampia concezione della forma-sonata applicata nel primo e nell’ultimo movimento di questo imponente lavoro. Il primo movimento era sorto come pagina musicale autonoma, dotata di un titolo a sé: Totenfeier (“Rito funebre”); il compositore intendeva questo brano come il funerale del Titano, il personaggio che aveva titolato la prima sinfonia. Lo conferma una lettera del 26 marzo 1896 indirizzata al critico musicale Max Marschalk, in cui Gustav scrisse: « Ho chiamato il primo movimento Totenfeier e, se vuole saperlo, è l’eroe della mia Prima Sinfonia che io porto a seppellire. »
Nella sua forma definitiva la sinfonia è divisa in cinque movimenti:
1. Allegro maestoso. Mit durchaus ernstem und feierlichem Ausdruck
(Allegro maestoso. Con espressione assolutamente seria e solenne)
2. Andante moderato. Sehr gemächlich (Andante moderato. Molto comodo)
3. In ruhig fließender Bewegung (Con movimento tranquillo e scorrevole)
4. “Urlicht” (Luce primitiva) – Sehr feierlich, aber Schlicht (Molto solenne ma con semplicità, come un corale) testo tratto da “Die Wunderhorn” di Ludwig Achim von Arnim e Clemens Brentano
5. Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. “Aufersteh’n” (Tempo di Scherzo. Selvaggiamente. Allegro energico. Lento. Misterioso) contiene l’inno Die Auferstehung (La Resurrezione) di Friedrich Klopstock.
Il Lied Urlicht che costituisce il quarto movimento è tratto dalla raccolta di antiche poesie tedesche curata da Achim von Arnim (1781 – 1831) e Clemens Brentano (1778 – 1842) all’inizio dell’Ottocento (1805-1808) “Des knaben Wunderhorn” (I1 corno prodigioso del fanciullo), raccolta più volte utilizzata da Mahler per i suoi Lieder.
Il quinto e ultimo movimento, fu composto probabilmente in occasione della cerimonia funebre per la morte di Hans von Bülow; porta le indicazioni Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. “Aufersteh’n” (Tempo di Scherzo. Selvaggiamente. Allegro energico. Lento. Misterioso) e contiene l’inno di Friedrich Klopstock Die Auferstehung (La Resurrezione). A conclusione aggiungerò che la sinfonia, opera di sintesi tra caducità terrena e sublimazione divina, tra morte e resurrezione, venne eseguita per la prima volta a Berlino nel 1895 e pubblicata da Hofmeister, Lipsia, nel 1897.

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Mahler nel 1898, un anno dopo la pubblicazione della sua Seconda Sinfonia

LA CITTÁ DELLA CONOSCENZA
Cultura e cittá

Il sapere è fuggito oltre i limiti delle istituzioni, ad aprirgli i cancelli è stata l’era digitale che ormai viviamo a pieno titolo. Il passaggio dalla società industriale alla società dell’informazione ha cambiato il nostro paesaggio da verticale ad orizzontale, dalle ciminiere alle reti.
Il sapere si è decentrato, si è delocalizzato sottraendo l’esclusiva ai centri tradizionali della sua produzione e trasmissione.
Il sapere si è democratizzato, per la prima volta nella storia il libero accesso all’informazione fornisce alla maggior parte delle persone l’opportunità di costruire il proprio paesaggio di apprendimento.
Mentre l’apprendimento varca i confini entro cui era stato relegato dalla tradizione, occorre interrogarsi sul senso dell’esistenza delle nostre scuole, università e istituzioni culturali così come ancora oggi le intendiamo. È il rapporto tra interno ed esterno, tra dentro e fuori, tra incluso ed escluso che va ripensato. Tra il formale e l’informale, tra l’aula e il corridoio.
Occorre ridefinire la funzione del sistema di istruzione formale, caricarlo di sinergie in grado di facilitare nuovi modi di istruire e di apprendere. Le istituzioni tradizionalmente deputate a produrre e trasmettere cultura non hanno più l’esclusiva, ormai da tempo, ma non hanno ancora riconquistato una nuova centralità che le collochi come nodo di riferimento rinnovato nel tessuto degli apprendimenti diffusi.

La flessibilità e l’estensione del digitale, la sua versatilità fisica e spaziale fanno dei contesti educativi formali un territorio dai limiti rigidi e definiti, con due ambiti ben differenti, quando non contrapposti, l’interno e l’esterno. L’interno luogo dell’apprendimento codificato e riconosciuto, l’esterno come lo spazio dell’indeterminazione, della spontaneità, della esplorazione a cui è precluso il riconoscimento da parte del contesto educativo tradizionale.
La città può essere l’interfaccia possibile affinché lo sviluppo dei processi di apprendimento si produca anche in senso fisico oltre i territori formali della conoscenza.
Le istituzioni dell’apprendimento e della cultura abitano un territorio urbano, che è il territorio di vita dei loro utenti, il territorio dove per primo ciascuno di noi ha appreso, prima di esservi separato mentalmente e culturalmente, da una concezione della conoscenza che induce al divorzio tra saperi formali e saperi che formali non sono.

È possibile pensare che l’interno, in certi spazi e tempi, possa essere contagiato dalle caratteristiche dell’esterno. Alcuni luoghi dove tradizionalmente si impara possiedono caratteristiche anche per l’indeterminazione e la spontaneità, come possiamo incontrare nella città spazi capaci di ospitare attività di insegnamento e di apprendimento, tanto nello spazio pubblico come in quello privato possono esistere spazi satellite nei quali possiamo apprendere.
Lo spazio urbano, che si voglia o no, è una grande aula, è un paradigma di spazio per l’istruzione, disegna la città contemporanea sempre più come il marco fondamentale per un’educazione permanente della cittadinanza.
Da un punto di vista spaziale, tutte le istituzioni formative dalle scuole, all’università alle accademie possono intendersi come un sottosistema incluso in un sistema di maggiore entità, la città.

Sono fondamentali, quindi, scenari che rendano possibile un apprendimento per interazione tra città e luoghi dell’apprendimento formale, come realtà di apprendimento urbano, in spazi pubblici, privati, all‘aria aperta o chiusi, effimeri o permanenti.
I processi di insegnamento e apprendimento contemporanei possono avvenire ovunque, l’uso di questi spazi è un’opportunità preziosa d’incontro tra le persone, le istituzioni, i saperi formali e quelli non formali.

“L’apprendimento deve essere accolto come il miglior regalo, e non come un obbligo amaro”, scriveva Einstein ed invitava ad apprendere inseguendo il piacere. L’era digitale offre la possibilità di disegnare una mappa di apprendimento proprio, che ci inserisca in un ambiente educativo di natura collettiva oltre i limiti delle istituzioni.
Dal punto di vista fisico, quest’interfaccia è la città. Come ente complesso, la città offre praticamente infinite possibilità di apprendimento, da un apprendimento informale, vincolato a proposte educative non programmate o istituzionalizzate ad un apprendimento formale o istituzionale. La capacità dei luoghi tradizionali del sapere di accogliere e generare situazioni ambigue capaci cioè di rendere compatibili i due tipi di apprendimento è una delle loro maggiori potenzialità e attrazioni.

La città dev’essere cultura e la cultura dev’essere città.

In mostra a Firenze i custodi dell’identità tricolore

da: Maria Paola Forlani

Quest’anno la mostra degli Uffizi per il Natale 2016, si è aperta nell’Aula Magliabecchiana con il titolo “La tutela Tricolore. I custodi dell’identità culturale” (catalogo Sillabe), aperta fino al 14 febbraio.
Nelle circostanze in cui viviamo, e dopo i recenti terremoti, nessun argomento poteva essere più calzante di quello scelto, narrando gli avvenimenti storici che hanno coinvolto e troppo spesso ferito il nostro patrimonio culturale dalla Seconda Guerra Mondiale ai nostri giorni, ma anche le azioni legislative e istituzionali che hanno il compito di proteggerlo e custodirlo per le future generazioni. Tra queste la creazione – caso unico al mondo – di un corpo di polizia “specializzato”, il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri che, in quasi mezzo secolo di attività, ha preso parte attiva nella difesa e recupero dei nostri beni culturali.

L’esposizione si articola in otto sezioni che rendono conto dei crimini contro il nostro patrimonio – da quelli di guerra a quelli terroristici, fino ai furti con scopo di lucro e agli scavi clandestini con conseguenti esportazioni illecite (attività quest’ultima legata alle organizzazioni criminali di stampo mafioso e un passato assecondata perfino da istituzioni straniere troppo spesso indifferenti alla provenienza illecita di quanto acquistavano) e dell’opera meritoria del Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.
La prima sezione, Il crimine contro l’arte, racconta come agli Uffizi – una delle massime espressioni del patrimonio artistico nel mondo e non solo in Italia, sostanza fondamentale della nostra civiltà e identità culturale – siano stati oggetto di un attacco terroristico di stampo mafioso il 27 maggio 1993, con alcune opere distrutte ed altre scampate dall’oltraggioso delitto.
L’azione di Rodolfo Siviero e la sua eredità è il titolo della seconda sezione, dove si narra il salvataggio delle opere delle Gallerie di Firenze, trafugate nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Molte di esse furono recuperate grazie all’attività dell’allora ministro plenipotenziario Siviero, che su nomina di De Gasperi nel 1946 diresse una missione diplomatica presso il governo tedesco allo scopo di ottenere il riconoscimento di un principio di legittima restituzione delle opere italiane. Vi si trovano esposte le celebri Fatiche di Ercole di Antonio Pollaiolo, la Madonna col Bambino (detta Madonna del Solletico o Madonna Casini) di Masaccio, il ritratto di uomo di Memling, l’ Avarizia di Francesco Furini, il Pigmalione e Galatea di Bronzino, Ritratto di giovane donna di scuola emiliana (illecitamente esposta negli Stati Uniti con la suggestiva attribuzione a Raffaello), tutte opere rientrate agli Uffizi grazie a Siviero.
Nella terza sezione Beni archeologici e diplomazia culturale si espone una serie di preziosi recuperi archeologici, per lo più provenienti da scavi clandestini e poi usciti illecitamente dall’Italia. Insieme al lavoro di ricerca e individuazione dei beni artistici da parte dei Carabinieri, la “diplomazia culturale” – di fatto un insieme di accordi diplomatici e trattative internazionali sull’argomento – ha raggiunto risultati prima irrealizzabili. Ricordiamo in particolare il memorandum di intesa tra Stati Uniti e Italia sottoscritto nel 2001, che ha consentito ritorni di opere di grande importanza. In mostra alcuni esempi: la statua di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano rientrata da Boston nel 2007, il cratere del celebre pittore Assteas rientrato da Los Angeles nel 2005 e infine l’Hydria etrusca dove è rappresentata la metamorfosi dei pirati delfini, tornata nel 2014 dal Toledo Museum of Art nell’Ohio.
I Carabinieri dell’arte a grandi passi verso i primi cinquant’anni è la quarta sezione. Una rassegna cronologica di recuperi di dipinti, reperti archeologici, ed altri oggetti di varia provenienza, che illustra il cammino del Comando Tutela Patrimonio Culturale vicino al compimento dei cinquant’anni. Tra queste va ricordata la Triade Capitolina e il Volto d’avorio, il Putto con anatra della Casa dei Vetii a Pompei, l’Adorazione dei Pastori di Dono Doni di Assisi, trafugato dalla Pinacoteca Civica di Bettona.
Con la quinta sezione Scoperte fortuite: l’etica del cittadino, la mostra vuole raccontare anche i comportamenti virtuosi e rispettosi della legge messi in atto da alcuni cittadini che si sono inaspettatamente ritrovati ad essere protagonisti di ritrovamenti. Allo scopo viene esposta una Testa di bambina rinvenuta assieme ad uno straordinario Torso di bronzo (arte romana, II sec. D.C.) nei fondali a lago Puglia e un’Urna cineraria con raffigurazione di defunto recumbente ritrovata in una tomba etrusca nei pressi di Città della Pieve da un agricoltore, che segnalandola alle autorità componenti ha scongiurato il pericolo che i preziosi corredi funerari cadessero in mano a tombaroli senza scrupoli.
La globalizzazione del crimine è la sesta sezione, che espone le Oreficerie Castellani rubate dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia il 30 marzo 2013, su commissione di una facoltosa signora russa che ambiva a possederle, e che sono state fortunatamente recuperate grazie alle indagini e agli interventi dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Non poteva poi mancare uno sguardo sul mondo: sulle guerre che devastano patrimoni artistici che appartengono all’umanità intera, sull’accanimento del terrorismo contro i simboli di antiche civiltà, sulle calamità che continuamente mettono in pericolo edifici e oggetti. Per questo i curatori della mostra hanno scelto di esporre la stele funeraria di Palmira, che assurge a simbolo delle guerre in corso, dove sono entrati in azione i “Caschi blu della cultura” appena costituiti, di cui i carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale sono parte integrante e determinante insieme agli esperti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Quanto le richieste di prestito delle opere, avevano da poco raggiunto i destinatari, il terremoto dello scorso ottobre ne danneggiava gravemente una, l’Adorazione dei Pastori del pittore Dono Doni di Assisi della Pinacoteca Civica di Bettona. La storia per fortuna ha un lieto fine perché la tavola è stata adottata dall’organizzazione della mostra, che finanziandone il restauro ha permesso di cancellarne subito le ferite inferte dal tremendo sisma.

Apprendisti scienziati inverno-primavera 2017

Da: Comune di Ferrara

GENNAIO
Sabato 7 – Domenica 8 Nel magico laboratorio dei folletti
Per bambini dagli 8 ai 12 anni

Sabato 21 – Domenica 22 Sputa il topo!
Per ragazzi dagli 8 ai 12 anni

FEBBRAIO
Sabato 4 – Domenica 5 In bocca alla balena!.
Sabato per bambini dai 5 ai 7 anni
Domenica per ragazzi dagli 8 ai 12 anni

Sabato 18 – Domenica 19 Come eravamo…L’evoluzione dell’uomo
Sabato per bambini dai 5 ai 7 anni
Domenica per ragazzi dagli 8 ai 12 anni

MARZO
Sabato 11 – Domenica 12 Come Indiana Jones … lo scavo archeologico!!!
Per ragazzi dagli 8 ai 12 anni

Sabato 25 – Domenica 26 Nel mondo delle api
Per bambini dai 5 ai 7 anni

APRILE
Sabato 8 – Domenica 9 Caccia al tesoro preistorico!
Per ragazzi dagli 8 ai 12 anni

Sabato 29 – Domenica 30 Piccoli abitanti del sottomura
Per tutti

Tutti gli incontri si terranno presso il Museo – Via de Pisis, 24 Ferrara, ad eccezione di quello del 29 e 30 aprile, con inizio alle 15.30 per la durata di due ore. Potranno partecipare 20 persone per pomeriggio, al costo previsto
di € 6,00 per bambino e di € 2,00 per adulto. E’ necessaria la presenza di un adulto accompagnatore pagante. La prenotazione è obbligatoria.

Informazioni e prenotazioni presso
Sezione Didattica del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, via De Pisis, 24 dal lunedì al venerdì in orario 9,30-12,30; telefono: 0532-203381 / 206297; e-mail: dido.storianaturale@gmail.com. E’ possibile prenotare dal giorno 20 del mese in corso per le attività del mese successivo. Tutti i dettagli degli appuntamenti sono disponibili nel seguente file: apprendisti-scienziati-inverno-primavera-2017.pdf

QUATTRO PASSI NELL’UNIVERSO: ULTIMO APPUNTAMENTO

Logo Associazione Naturalisti Ferraresi Giovedì 12 gennaio, alle ore 16.00, si terrà in Museo l’ultimo incontro del ciclo “Quattro passi nell’universo”, organizzato da Associazione Naturalisti Ferraresi.
Protagonista dell’incontro sarà il nostro Sole: Com’è e come funziona la nostra stella. Appunti di viaggi e di osservazioni di un amatore. A cura di Davide Andreani – Gruppo Astrofili Columbia –

DARWIN DAY 2017: ANTEPRIMA

Giovedì 9 febbraio 2017 si apriranno le manifestazioni per la celebrazione del 11° Darwin Day Ferrara.
Charles Darwin
Il tema conduttore di quest’anno prende spunto dalla mostra in corso al Museo di Storia Naturale “Pesci? No, grazie, siamo Mammiferi. Piccola storia naturale dei Cetacei”. Il ciclo di conferenze del Darwin Day Ferrara 2017 ci darà la possibilità di approfondire molti aspetti di questi affascinanti animali: dagli adattamenti fisiologici per le immersioni nelle profondità marine all’alimentazione; dal comportamento sociale alle caratteristiche del genoma e alle relazioni filogenetiche fra le varie specie. Non mancheranno gli approfondimenti sulle metodiche di studio e sulle minacce che gravano sui Cetacei in tutto il mondo ed in particolare nel Mediterraneo, che ci daranno un quadro aggiornato sull’impegno di varie istituzioni e enti di ricerca che operano per la conservazione di questi straordinari Mammiferi.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito

Il nuovo ciclo di eventi inizierà giovedì 9 febbraio 2017 alle ore 21.00, con la proiezione in Museo del documentario

“Mediterraneo bollente”
Mediterraneo, Foto C. CorazzaLa regione mediterranea, forte dei suoi 460 milioni di abitanti si trova al crocevia di tre continenti. Il Mediterraneo, un microceano hot-spot di biodiversità, condivide, tra i 22 paesi e territori rivieraschi, un clima e un patrimonio naturale e culturale unico, in cui le questioni ambientali e di sviluppo sono particolarmente delicate. E’ considerata come una “eco-regione” le cui economie rimangono per lo più dipendenti dalle risorse naturali. Il loro sfruttamento irrazionale però costituisce esso stesso un ostacolo sia per lo sviluppo economico sia per il miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti. Queste tendenze, aggravate dai processi di cambiamento climatico, hanno come con seguenza il diffuso stato di degrado dell’ecosistema marino.
Con Francesca Alvisi, Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR – Istituto Scienze Marine ISMAR

Darwin Day Ferrara 2017 è organizzato dal Museo di Storia Naturale di Ferrara e dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica (SIBE), in collaborazione con Associazione Naturalisti Ferraresi.

Il programma completo del Darwin Day 2017 è consultabile alla pagina web Darwin Day 2017: Pesci? No, grazie, siamo Mammiferi! e nel file programma-darwin-day-2017.pdf.

La cooperazione perisce nell’Italia delle Signorie

Da: Bcc

La cooperazione di credito è sopravvissuta al Novecento, a due guerre mondiali, ad infiniti tentativi di riforme imposte e ipotizzate. E ora che ha avuto la possibilità di riformarsi da sola per cavalcare il terzo millennio e gli tsunami della finanza mondiale, mi riesce difficile accettare -e nemmeno credere- che non sopravviva a se stessa per colpa di piccoli Signorotti locali che in questi anni si sono solo mascherati da cooperatori.

Sto parlando, come è evidente, del “mio” Credito Cooperativo, che come tante volte è stato scritto ha avuto un trattamento di favore, giacché il Governo ci ha consentito di proporre da soli la soluzione migliore per il futuro del movimento della cooperazione di credito.

E qual è stato il risultato di questa larga apertura di credito che ci hanno fatto? L’harakiri.

Che sia così risulta chiaro ed evidente leggendo gli articoli pubblicati dopo l’assemblea di Federcasse dello scorso 20 dicembre cui ho partecipato, che mi portano a due amare riflessioni. La prima di rabbia per l’incapacità palesata nel trovare una soluzione unitaria; la seconda di assoluta rabbia perché è evidente che non si è mai -MAI- voluta la soluzione unitaria, come è chiaramente emerso da un intervento sentito in Federcasse.

Questi mesi di finto confronto, da parte di uno degli attori, per trovare la soluzione unitaria, che non è arrivata, sono solo serviti a separare la pula dal grano, cioè le pseudo-cooperative dalle cooperative. Lo dico senza livore. E’ una mera, amara constatazione. Perché quando leggo commenti di Presidenti di Bcc che parlano sul maggior quotidiano economico nazionale con tono aggressivo di “grandeur”, di crescita, di dimensioni (“saremo il sesto gruppo italiano”), di concorrenza (tra Bcc???!!!), di scelta di un gruppo rispetto ad un altro per non avere “rivali territoriali”, a me è chiaro ed evidente che questi non sono discorsi da cooperatori che dovrebbero camminare nel solco della mutualità.

Così mi tornano alla mente le parole di un amico che siede nel Cda di una Bcc, che ripete sempre: “le Bcc si dividono in due categorie, quelle piccole e quelle che non l’hanno ancora capito”. Poi leggo e rileggo Zamagni e Becchetti, che in quest’anno, in tutti i modi, hanno provato a spiegarci come la scelta dei due gruppi fosse solo deleteria. A dicembre, poco prima del naufragio sancito dall’assemblea di Federcasse, Becchetti scriveva su Avvenire: “il conflitto di questi ultimi tempi tra due anime che vorrebbero dar luogo a due gruppi diversi non si giustifica in base a differenze di cultura e strategia e rischierebbe di indebolire entrambi i poli. Sarebbe pertanto auspicabile che il movimento cooperativo trovi la forza di procedere unitariamente dando opportuno spazio alle due anime che oggi si contrappongono. È interesse del mondo bancario cooperativo, ma anche del Paese e delle Istituzioni locali e nazionali che le cose vadano così. Sarebbe pertanto opportuno utilizzare tutti gli strumenti di moral suasion per raggiungere questo obiettivo , ricordando che il principio di concorrenza non c’entra”.

Parole al vento, che ancora una volta una parte ha volutamente lasciato fluire via. Perché, parliamoci chiaro, la vera verità è che le motivazioni di chi non ha mai ricercato la soluzione unitaria sono solo economiche e per niente trasparenti.

Di più: da una parte, la stampa nazionale scrive di un gruppo (la cassa centrale banca) che non è ancora strutturato per essere banca di secondo livello e in cui per entrare sarà necessario una prima, certa, sottoscrizione di capitale, che per molte Bcc vorrà dire intaccare sensibilmente i ratio patrimoniali: riporto testualmente dal Sole24Ore “… un versamento che non sarà indolore ed è destinato ad avere un peso sul futuro delle piccole banche”. Dall’altra mi raccontano di Direzioni di Bcc che hanno espresso ai loro CdA i dubbi su tale scelta, scontrandosi con decisioni irremovibili della governance. Così, quando le Bcc dei Signorotti che vogliono giocare ad essere grandi finalmente capiranno di non avere abbastanza risorse, a quali capitali si apriranno? Non certo a quelli “pazienti” auspicati dal presidente Azzi e da Confcooperative all’inizio del percorso di autoriforma, ma ai capitali esteri, consegnando in tal modo parte del Credito Cooperativo Italiano allo straniero. È la storia che si ripete e da cui non impariamo mai.

Luca Barni
Direttore generale BCC Busto Garolfo e Buguggiate

Le iniziative dell’Istituto Gramsci

Da: Istituto Gramsci Ferrara

Venerdì 13 gennaio 2017 ore 17 Biblioteca Ariostea
Teatro della libertà
Apertura del ciclo annuale di conferenze dedicate al tema della ‘Libertà’

Testo teatrale pensato e coordinato da Piero Stefani
Saluto del Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani
Presentazione del programma a cura di Fiorenzo Baratelli
Coordina Anna Quarzi
Il ciclo di quest’anno, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea, è dedicato al tema della libertà. Si tratta di un percorso di 14 incontri in cui la parola ‘libertà’ verrà declinata con altre parole fondamentali della vita privata e pubblica. Nella giornata di apertura verrà presentato il programma e un testo teatrale pensato da Piero Stefani che costituisce un appuntamento ormai tradizionale, apprezzato e importante per introdurre i temi che verranno affrontati dai relatori durante lo svolgimento del ciclo. Ogni discorso sulla libertà la connette con qualche altra cosa. Con l’eguaglianza, l’efficienza, la sicurezza, la solidarietà, la giustizia, le capacità, la cultura, l’educazione. Per sintetizzare il senso del ciclo di quest’anno ricorriamo ad una significativa definizione dello scrittore e filosofo Albert Camus: “L a libertà non è che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori”.
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Martedì 31 gennaio 2017 ore 17 Biblioteca Ariostea
I sentieri del percorso educativo

Conferenza di Nicola Alessandrini

Apertura del ciclo di incontri “I COLORI DELLA CONOSCENZA”
Saluti del Vicesindaco di Ferrara Massimo Maisto
Coordina e introduce Daniela Cappagli

Il sentiero, metaforicamente inteso, presuppone un percorso, un cammino da realizzare per arrivare a una meta. Nell’ambito educativo la meta da raggiungere è la formazione della persona, processo sempre in fieri che avviene attraverso una dialettica inesauribile tra limite ed eccedenza, nella consapevolezza che “limite” è al contempo limes e limen, frontiera e confine, sentiero e traguardo, chiusura e apertura all’altro da sé. Dinamica, questa, che pone la scuola come laboratorio di utopia concreta, in grado di guardare oltre tutti i limiti contingenti nella consapevolezza che “pensare significa oltrepassare”. I Sentieri del percorso educativo sono perciò finalizzati a indagare le vie della conoscenza. Vie che, come i sentieri erranti di heideggeriana memoria, possono portarci dall’impervio della selva a una radura luminosa.
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Pensioni in pagamento da martedì 3 gennaio

Da: Poste Italiane

Poste Italiane comunica che a gennaio 2017, negli uffici postali della provincia di Ferrara, le pensioni saranno messe in pagamento a partire dal giorno 3, in conformità a quanto previsto dal decreto legge in materia di ammortizzatori sociali e di pensioni, dall’ art. 6, comma 1, D.L. 21 maggio 2015, n. 65, convertito dalla L. 17 luglio 2015, n. 109.

Per i titolari di conto corrente Bancoposta l’accredito sarà disponibile dal giorno 3 gennaio con pari data di valuta. Anche per i titolari di libretto/INPS card le pensioni saranno accreditate  il 3 gennaio 2017 con pari data di valuta.

La comunicazione rivolta ai pensionati è già esposta negli Uffici Postali.

‘Senza Legami’ di Anna Rita Culatti

Da: Auxing

Anna Rita, alla sua prima personale, espone il suo percorso pittorico in un crescendo ‘rossiniano’ che evidenzia la sua spiccata tendenza alla rappresentazione del reale. Dai suoi quadri traspare un clima sensuale ispirato ad alcuni autori contemporanei quali Vettriano e non ultimo l’uso personalissimo dei colori, ad esempio, “il suo turchese”.

La novantanovesima “Mostra al Mese” di Auxing è aperta fino al 31 gennaio 2017; oltre a questa Temporanea, è visitabile la Mostra Permanente degli artisti che hanno esposto precedentemente.

(orari: feriali 14:00 – 23:00/ sabato 14:00 – 18:00/ festivi su appuntamento)
Ingresso Libero (le mostre sono aperte a tutti e non solo ai soci)

Luca Bonaffini presenta ‘La protesta e l’amore’

Da: Organizzatori

Quando ascoltavamo e cantavamo i cantautori

Brescia, teatro sereno – 2 marzo
Sarmede (TV), teatro auditorium – 18 marzo
Occhiobello (RO), teatro comunale – 24 marzo
Legnano (MI), teatro ratti – 28 marzo

Arriva il primo show concept interamente dedicato alla storia della musica leggera italiana, dal dopoguerra ai giorni nostri, con una particolare attenzione all’analisi del fenomeno dell’industria discografica degli anni 70/80 e alla nascita (e alla quasi scomparsa) dei cantautori.
L’anomalia è che, a proporlo, sia proprio un cantautore italiano che si è definito, già qualche anno fa autoironicamente “scomparso”.
Così racconta Luca Bonaffini, classe 1962, di essersi appassionato alla musica d’autore all’età di quindici anni, come tanti giovani studenti del periodo storico in cui nacquero le radio libere, quando frequentava la seconda superiore.
Diplomatosi maestro ha intrapreso la strada della musica leggera, realizzando – in oltre trent’anni di attività – dodici album come solista e collaborando con cantautori come Pierangelo Bertoli e Claudio Lolli (icone della cosiddetta canzone civile e politica italiana).
Ma cosa accadrà durante il reading-concerto?
Bonaffini racconterà, accompagnandosi con la chitarra, il suo incontro musicale con la storia contemporanea e dedicherà, per ognuna delle quattro serate, un momento MONOGRAFICO a un artista (musicista) che ha contribuito sia come autore, sia come strumentista a lasciare impronte significative nella discografia.

Si comincia a Brescia il 2 marzo al Teatro Sereno con Guido Guglielminetti (autore di canzoni come “Un’emozione da poco” – classificatasi seconda nel 1978 al Festival di Sanremo- , bassista e produttore di Francesco De Gregori) per proseguire a Sarmede, in provincia di Treviso, il 18 marzo al Teatro Auditorium locale con la presenza di Dario Baldan Bembo (autore, tra gli altri, per Renato Zero, pianista e cantautore storico). Seguirà la terza tappa a Occhiobello (in provincia di Rovigo e a due passi da Ferrara) che si svolgerà il 24 marzo al Teatro Comunale: protagonista della monografia sarà il batterista Gianni Dall’Aglio (che ha suonato con Battisti, Mina, Celentano e tantissimi altri), tra l’altro fondatore e leader del gruppo I Ribelli e co-autore del successo discografico “Pugni chiusi” (cantata da Demetrio Stratos, front man degli Area); il tour si concluderà a Legnano il 28 marzo, presso il Teatro Ratti, con la presenza di Alberto Radius, uno dei più grandi chitarristi italiani, tra i fondatori del gruppo Formula Tre e cantautore italiano.
Gli artisti invitati riceveranno una targa, offerta dalla casa editrice Gilgamesh, alla carriera e, soprattutto, al percorso, dicitura stante ad indicare l’importanza dell’aver saputo coniugare professionalità, professionismo e spessore artistico.
Il costo del biglietto, volutamente popolare, è di euro 10,00.

Note biografiche
Compositore di musiche e autore di testi per canzoni, Luca Bonaffini si è affermato intorno alla fine degli anni 80 come collaboratore fisso di Pierangelo Bertoli, firmando per lui molti brani in album di successo, tra le quali “Chiama piano”, all’interno dei quali compare anche come cantante, armonicista e chitarrista acustico. Altre canzoni sue sono state interpretate anche da Patrizia Bulgari, Flavio Oreglio, Sergio Sgrilli, Fabio Concato, Nek, Claudio Lolli e ha scritto testi teatrali insieme a Dario Gay ed Enrico Ruggeri. Ha pubblicato,come cantautore, diversi album aventi un unico filo conduttore, affrontando tematiche impegnate e sociali; ha vinto il premio Rino Gaetano (1988) “targa critica giornalistica” e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale); ha partecipato al Festival del Teatro Canzone – Premio Giorgio Gaber (2005) e due volte al Premio Tenco (edizioni 2008 e 2012). Nel 2013 ha debuttato come scrittore con il libro ” La notte in cui spuntò la luna dal monte” (edito da PresentArtSì), ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli. Nel 2015 Mario Bonanno ha pubblicato un libro dedicato ai suoi trent’anni di carriera, intitolato “La protesta e l’amore. Conversazioni con Luca Bonaffini” (edito da Gilgamesh editrice)”.

Al Meis fiorisce il giardino delle domande

Da: Meis

Alloro, mirto, timo, lavanda e maggiorana: le piante aromatiche utilizzate per l’Havdalah, la preghiera che si recita al termine dello Shabbat, ci sono già tutte e saranno presto affiancate da frumento, orzo, olivo, vite, melograno, fico e palma da datteri, le sette specie bibliche. Il luogo in cui tutte queste essenze stanno trovando dimora è il “Giardino delle domande”, nel grande comprensorio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Via Piangipane 81, a Ferrara), tra il cantiere e la palazzina già aperta al pubblico.

“Con questo progetto, unico in Italia – spiega Simonetta Della Seta, direttore del Museo –, vogliamo invitare il pubblico ad avvicinarsi alla cultura ebraica anche attraverso i suoi odori e i suoi sapori. Nel Giardino, che sarà inaugurato in primavera, si parlerà delle spezie presenti nella Bibbia e dei sentieri dell’alimentazione ebraica. L’approccio sarà ludico e interattivo, e coinvolgerà i cinque sensi, facendo riflettere sia sulle differenze che sulle molte somiglianze con altre tradizioni. Ci rivolgeremo a tutti, con un’attenzione speciale alle scuole, cui saranno dedicate attività didattiche sul valore del cibo e delle bevande nelle feste e nelle tradizioni familiari legate alla tavola ebraica”.

Il Giardino servirà, poi, a rispondere alle domande e alle curiosità più diffuse sull’alimentazione degli ebrei, come ad esempio quella posta con grande energia da una piccola visitatrice del MEIS: “Perché, dannazione, non mangiano il maiale?”.

Le piante disegneranno un percorso con quattro diversi ingressi, ciascuno associato a un tema alimentare differente. Il tragitto dei visitatori sarà condizionato dalle scelte che faranno davanti ad alcune biforcazioni: qui dovranno decidere quale strada imboccare, tenendo a mente i dettami della casherut (la normativa ebraica sul cibo) e, in caso di errore, troveranno la strada bloccata e una spiegazione delle regole corrette.

Il Giardino delle domande, che rappresenta la prima parte del parco del MEIS, è a basso impatto ecologico e si estenderà su un’area di trentadue metri quadrati, parzialmente coperta e articolata in zone per la ricreazione, il relax, la lettura e i laboratori. La struttura è stata progettata per poter essere smontata, rivisitata e riutilizzata con facilità anche in altre aree del parco quando, a partire dal 2019, verranno costruite le ultime quattro palazzine del Museo.

Tamara: viabilità per la Podistica Epifania

Da: Comune di Copparo

In occasione della gara podistica “23° Trofeo dell’Epifania” prevista per venerdì 6 gennaio 2017, sono adottati i seguenti provvedimenti di viabilità: a Tamara, nella sede stradale di piazza XX Settembre, dalle ore 8.00 alle ore 12.00, divieto di sosta con rimozione forzata su entrambi i lati; divieto di transito nella semicarreggiata lato numeri civici pari; regolamentazione della circolazione a doppio senso di marcia nell’altra semicarreggiata.
È disposta, inoltre, la sospensione della circolazione veicolare sui seguenti percorsi di gara, per il tempo strettamente necessario al transito degli atleti: piazza XX settembre, via Valle, via Marchesa, via Baricorda, via De Pisis, via Zerbini, piazza XX Settembre (competitiva maschile, competitiva femminile km 11); piazza XX Settembre, via Baricorda, via De Pisis, via Zerbini. piazza XX Settembre (mini podistica); piazza XX Settembre, via Baricorda, via Pioppa, via Zerbini, piazza XX Settembre (camminata km 7); piazza XX Settembre, via I. Svevo, via Zerbini, piazza XX Settembre (primi passi km 0,5).

Dal 5 gennaio al via i Saldi Invernali

Da: Ascom Ferrara

Cresce l’attesa per i saldi invernali che partiranno ufficialmente il prossimo 5 gennaio e proseguiranno per i tradizionali sessanta giorni per concludersi ai primi di marzo.
“Dopo un periodo a prezzo pieno, quindi, si riscopre il piacere di quest’appuntamento largamente desiderato dai consumatori con sconti significativi, e soprattutto su capi importanti sufficientemente assortiti (abiti, camice, giubbotti, maglieria, calzature, accessori e pelletteria) con la possibilità di fare veri affari; infatti in media lo sconto è previsto del 30% – è la prima analisi di Giulio Felloni presidente provinciale Ascom Confcommercio Ferrara e Federazione Moda Italia, che prosegue: “Si tratta di un’opportunità da cogliere al volo. Per i commercianti è una grande occasione per valorizzare il commercio al dettaglio, una sintesi di professionalità e qualità, un elemento per promuovere i centri storici, ed il nostro augurio come Ascom – da Cento a Comacchio passando per Ferrara – è che proprio i centri storici siano sempre più accessibili e raggiungibili per permettere ai visitatori e ai consumatori di arrivare comodamente in negozi, bar e ristoranti presenti nel cuore delle città. Il nostro territorio è ricco di eccellenze architettoniche, enogastronomiche, paesaggistiche e storiche, forti motivi di richiamo cui il commercio deve potersi associare per attrattività”.

Winter Wonderland: Dopo il successo di Cristina D’Avena oggi le Farfalle Estensi

Da: Organizzatori

Un finale di 2016 da incorniciare per il luna park al coperto più grande d’Italia che continuerà a far divertire grandi e piccini tra i padiglioni di Ferrara Fiere fino all’8 gennaio e che tornerà ancora nei weekend del 14, 15 e 21, 22 gennaio.

Nella giornata di venerdì 30 dicembre record di presenze, con quasi 1000 visitatori, anche grazie agli ospiti d’onore di Winter Wonderland, Cristina D’Avena e Andrea Poltronieri, che si sono esibiti in un live show di un’ora e mezza, intrattenendo tanti bambini, ma anche molti genitori. Il re della risata estense e la regina delle sigle dei cartoni animati hanno duettato sul palco di Winter Wonderland, prima con le gag di Andrea Poltronieri e poi con la voce di Cristina D’Avena accompagnata dal sax di “Poltro”, che si è esibita in tutti i suoi cavalli di battaglia, aggiungendo anche qualche brano inedito del suo toccante CD natalizio.

Spazio ancora una volta alla solidarietà con la lotteria in favore dell’Associazione Giulia: continua infatti il concorso che mette in palio un TV ultra piatto da 49 pollici al fortunato che indovinerà il numero della palline all’interno del box al padiglione 3; per partecipare è sufficiente fare un’offerta libera all’Associazione Giulia. Al termine del loro concerto anche Cristina D’Avena e Andrea Poltronieri fatto visita allo stand dell’Associazione, facendosi fotografare assieme ai volontari e al comico Giuseppe Giacobazzi, ormai visitatore fisso di Winter Wonderland assieme alla famiglia.

Anche la sera del 31 dicembre ha registrato un afflusso importante al parco divertimenti: 1200 visitatori hanno infatti scelto di trascorrere il proprio Capodanno a Winter Wonderland; tutto esaurito anche il ristorante interno alla manifestazione che ha ospitato 140 persone per il cenone di Capodanno.

Nei prossimi giorni Winter Wonderland proseguirà con tutti gli appuntamenti giornalieri dedicati ai bambini e alle famiglie, dall’animazione agli spettacoli alle attrazioni. Il 5 gennaio tornerà in funzione il servizio navetta gratuito che percorrerà il tragitto da Piazza Travaglio fino a Ferrara Fiere e ritorno. Il 6 gennaio a Winter Wonderland arriverà la Befana, mentre il 7 e l’8 gennaio è previsto l’evento nell’evento di Comixland con tanto spazio dedicato ai Cosplay e al mondo Comix, senza dimenticare il concerto di Giorgio Vanni, il re delle sigle dei cartoni animati, il 7 gennaio e iPantellas l’8 gennaio.

Per oggi, 2 gennaio, alle ore 18 è in programma lo spettacolo delle Farfalle di Ferrara. Si esibiranno i gruppi di agonistica e pre agonistica della ASD Ginnastica Estense allenate dalla professoressa Ghetti.

Visto l’andamento della manifestazione, la ricchezza del programma e il grande successo di pubblico che Winter Wonderland sta ottenendo, il presidente di Ferrara Fiere Filippo Parisini ha espresso grande soddisfazione per la riuscita dell’evento.

Da Gennaio 2017 operativo il registro telematico per gli operatori vitivinicoli

Da: Coldiretti

Pienamente operativo ed obbligatorio da gennaio 2017 il sistema telematico di gestione dei registri per il settore vitivinicolo. Fino ad aprile previsto un periodo transitorio per la corretta registrazione.

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con Decreto prot. 1486 del 21 dicembre 2016, ha confermato che dal 1 gennaio 2017 sarà pienamente operativo e obbligatorio il registro telematico del vino, che consentirà di eliminare i registri cartacei, compresi gli adempimenti connessi con la vidimazione.

Ma con una rilevante novità: Coldiretti comunica infatti che dal 1 gennaio e fino al 30 aprile 2017, per andare incontro alle esigenze delle imprese, sarà consentito agli operatori, in sede di controllo, di giustificare le operazioni non registrate online (sul Registro telematico) in via documentale, pertanto attraverso documenti cartacei.

Il DM stabilisce che, fermo restando l’obbligo di tenuta esclusivamente in forma dematerializzata dei registri vitivinicoli a partire dal 1° gennaio 2017, fino al 30 aprile 2017 sarà consentito agli operatori giustificare in via documentale le operazioni che nel registro telematico, in sede di controllo, non risultassero registrate nel rispetto delle modalità previste e delle disposizioni tecniche applicative.
In altre parole, gli operatori dovranno obbligatoriamente iscriversi al portale SIAN e compilare i registri nelle due modalità previste dal DM 20 marzo 2015 (on-line o webservice). Tuttavia, nel caso di errori, rettifiche, compilazione parziale o erronea del registro informatico, in sede di controllo, la registrazione delle operazioni potrà essere dimostrata mediante documentazione giustificativa, compresi gli attuali registri vitivinicoli cartacei.
Questo assicurerà un passaggio agevole dal sistema cartaceo di tenuta dei registri a quello telematico.
Si informa inoltre che sul portale del SIAN è possibile scaricare una nuova versione aggiornata dei codici DOP/IGP del vitivinicolo e la nuova versione della guida all’utilizzo del registro dematerializzato.
“Siamo davanti a un fase molto importante – ha affermato il Ministro Maurizio Martina – del processo di semplificazione concreta che riguarda il vino e che fa parte del lavoro che ha portato anche all’approvazione del Testo unico. Trasparenza e tracciabilità sono le parole chiave di questa operazione che ci rende l’unico Paese al mondo ad avere i dati sulla produzione vinicola in tempo reale grazie al registro telematico. È un lavoro che vogliamo fare insieme alla filiera e proprio per questo per i primi mesi di applicazione abbiamo previsto una fase transitoria senza sanzioni. Come Governo abbiamo preso un impegno preciso: rispondere alle esigenze delle aziende e farlo nel più breve tempo possibile.”

I SOGGETTI COINVOLTI
Sono obbligate ad avere il registro le persone fisiche e giuridiche e le associazioni che, per l’esercizio della loro attività professionale o per fini commerciali, detengono un prodotto vitivinicolo, ovvero:

-I titolari di stabilimenti o depositi che eseguono operazioni per conto di terzi che devono effettuare le registrazioni nel proprio registro telematico, distintamente per ciascun committente, indicando i vasi vinari utilizzati;
-I titolari di stabilimenti di produzione o imbottigliamento dell’aceto che devono effettuare le registrazioni di carico e scarico e di imbottigliamento;
-I titolari di stabilimenti che elaborano bevande aromatizzate a base di vino che devono effettuare le registrazioni dei prodotti vitivinicoli introdotti e le successive utilizzazioni/lavorazioni.

Per la trasmissione delle operazioni di carico e scarico è possibile utilizzare sia il sistema online per la registrazione diretta delle operazioni che il sistema di interscambio di dati in modalità web-service. Le cantine possono delegare per la tenuta del Registro Telematico soggetti terzi, Imprese Specializzate nel Settore ed i CAA.

IL SERVIZIO DEL CAA COLDIRETTI
Il CAA Coldiretti è da oltre un decennio già riconosciuto come Impresa Specializzata nel settore, offrendo da anni un servizio informatizzato di tenuta dei registri per le aziende vitivinicole. Abbiamo adeguato il nostro servizio per offrire un concreto aiuto nel passaggio epocale al Registro Telematico, per offrire alle aziende un servizio a 360° che possa andare incontro alle diverse esigenze in relazione alla struttura e necessità di ciascuna cantina: la gestione e l’invio al Sian del Registro telematico, la possibilità di utilizzare procedure informatiche, l’informazione e l’assistenza che una struttura come Coldiretti mette a disposizione delle aziende.
Per informazioni contattare il più vicino ufficio zona Coldiretti per le verifiche del caso.

movimento5stelle

Carife, Morghen: no esuberi al personale, sarebbe macelleria sociale

Da: Movimento 5 Stelle

“Si sta trasformando in un’ecatombe il presunto salvataggio di Carife, dopo la risoluzione del 22 novembre 2015 e l’avvio delle trattative con Bper per l’acquisizione della ‘new bank’. Dopo anni di malagestione, prestiti agli amici degli amici che non sono mai tornati indietro e favori che non hanno nulla a che vedere con le logiche di valorizzazione dell’economia territoriale, adesso si chiede ai dipendenti della Nuova Carife di pagare il prezzo più caro”. Lo denuncia Ilaria Morghen, portavoce M5S al Comune di Ferrara. “Sarebbe inaccettabile un taglio dell’organico di 400 unità – prosegue la consigliera Cinquestelle – dopo che già azionisti e obbligazionisti hanno pianto lacrime e sangue. Soprattutto alla luce del fatto che la banca acquirente pone come condizione, per intervenire, una ulteriore ricapitalizzazione dell’istituto da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi e un contestuale alleggerimento delle sofferenze per opera di Atlante. Certo, dai banchieri è difficile di norma attendersi senso di responsabilità per l’impatto sociale delle loro azioni. Però chiediamo che tutte le istituzioni, a livello centrale e locale, si adoperino per evitare questa ennesima macelleria sociale”, chiude Morghen.

Brexit, Trump e referendum costituzionale:
quello che i media non dicono

Giusto un anno fa si guardava all’immediato futuro sapendo che tra i vari appuntamenti dell’agenda politica occidentale ci sarebbero stati tre grandi appuntamenti: il referendum inglese, l’elezione del presidente Usa e il referendum sui cambiamenti costituzionali in Italia. Pochissimi allora si aspettavano l’esito che c’è stato: per molti il responso delle urne ha rappresentato un brusco risveglio e un’amara delusione. Un esito tanto più inatteso quanto più chiaro e massiccio era stato l’orientamento dei media mainstream nel sostenere l’opzione risultata poi sconfitta dal voto dei cittadini.

La triplice sorpresa ha in qualche modo ridimensionato le attese degli spin doctor e ha messo in risalto come il potere di orientamento delle opinioni e delle scelte da parte dei media non sia ancora in grado di decidere completamente l’esito di un elezione che si presenti come un opzione secca (si/no, A vs B) se i cittadini sono motivati e si sentono toccati direttamente dall’evento.
Osservando le tre elezioni dall’Italia si nota forse un tratto comune che collega questi tre esiti apparentemente così distanti, un tratto che i commenti dei media mainstream e del pensiero unico dominante hanno accuratamente sottaciuto, attribuendo l’imprevisto risultato al populismo, all’ignoranza, all’egoismo, a errori di comunicazione, all’intromissione di potenze esterne (come nel caso Usa) e ad altre improbabili cause. Fatto è che dalle urne è uscito un responso chiaro che dovrebbe essere preso assai seriamente.

Per capirlo bisogna fare un piccolo sforzo e mettersi nei panni di quelle persone, classi e gruppi sociali, che più di altre stanno subendo gli effetti culturalmente spiazzanti del capitalismo trionfante e che hanno subito le conseguenze drammaticamente concrete dal punto di vista economico di una crisi che dura ormai da otto anni.
Per capirlo bisogna mettere un poco in discussione l’ideologia economicista imperante (e gli assiomi intoccabili sui quali essa si fonda) e il potere particolarissimo della finanza a livello mondiale. Il mercato – che di questa finanza è l’espressione più nota – non solo viene quotidianamente celebrato ma ha assunto un status di neutralità del tutto simile al tempo metereologico: finanza, profitto, economia sono diventate componenti di un’ideologia universale di stampo quasi religioso, indiscutibile nel suo schema di funzionamento.
Spiazzamento culturale (con le pratiche di omologazione consumista globale e i flussi di migrazione senza controllo), impoverimento economico (con allargamento delle differenze e delle disparità), celebrazione ideologica del sistema di mercato (con l’indebolimento del potere statale e la distruzione del welfare) sono i tre poli attraverso i quali si possono rileggere gli esiti elettorali.

In questa prospettiva, c’è qualcosa nell’attuale modello di sviluppo del capitalismo che sta mettendo fuori gioco milioni di persone, creando sommovimenti assolutamente drammatici che non sembrano toccare minimamente le elite occidentali che hanno sostenuto negli ultimi anni il processo di globalizzazione. In Italia i dati ufficiali – quelli che considerano periodi più lunghi che poco interessano i media – sono impietosi: drammatico allargamento della distanza tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, impoverimento vertiginoso della classe media, disoccupazione e mancanza di lavoro, milioni di persone a rischio povertà, tagli sistematici e crescenti allo stato sociale, limitazione del potere dello stato inchiodato all’obbligo prioritario e costituzionale del pareggio di bilancio e quindi ormai legato e succube dei diktat della finanza, massicci interventi per tutelare e salvare le banche. Flussi migratori ormai senza controllo, perdita dell’identità culturale e contemporaneo rafforzamento dei fondamentalismi. Bombardamento mediatico che celebra ogni forma di consumo, cambiamento obbligatorio.
Appare in tutta evidenza che una parte consistente della popolazione (in Italia sicuramente ma anche in buona parte dell’occidente) sta pagando un prezzo molto alto per la globalizzazione; ed è in gran parte da questo elettorato composito che sono scaturiti i risultati sorprendenti del 2016. Risultati che dicono ciò che i media mainstream non possono e non vogliono dire; risultati che attestano una reazione forse confusa, spaventata, a volte rancorosa, spesso irrazionale, non organizzata, ma sicuramente lecita (fintanto che ci sarà diritto di voto universale) e comprensibile, a un sistema politico che ai loro occhi non è più in grado di mantenere le proprie promesse; un sistema che ha da tempo abbandonato ogni difesa dei diritti sociali e civili (esemplari in tal senso i tentativi di riforma della Costituzione) per cavalcare esclusivamente i diritti personali associabili più alla figura del consumatore che a quella di cittadino. Facile per le élite ‘progressiste’ e i loro numerosi sostenitori bollare tutto questo come populismo, ignoranza, razzismo, o peggio ancora. Facile per le élite ‘conservatrici’ cavalcare questa insoddisfazione profonda e diffusa. Facile per entrambe giocare i rispettivi ruoli (di potere) ben sapendo che i veri decisori (le elite finanziarie, economiche e militari) stanno dietro le quinte e non sono eletti da nessuno.
Assai più difficile capire che l’economia (e a maggior ragione la finanza) non è neutra: necessità invece di regole, di leggi e norme, si fonda su assunti e su valori che consentono di generare quella fiducia che è indispensabile a far funzionare la società prima ancora che gli scambi.
A fondamento e a governo dell’economia ci deve essere una società organizzata, una cultura viva, una polis, uno Stato capace di orientare l’azione verso un tema condiviso, un principio, un obiettivo che sia superiore rispetto a quello del capitale e del profitto: uno Stato capace di produrre bene comune, equità, giustizia, tutela dei più deboli senza cadere nello statalismo, nell’assistenzialismo o nel dirigismo.

Si può leggere – a pensare in positivo – una forte richiesta di senso dietro gli esiti delle votazioni, l’esigenza di superare un modello dominante che si è rivelato incapace di rispondere alle sfide del presente e del futuro, l’inadeguatezza di un’ideologia che riduce la società e la cultura all’economia e al mercato, l’insufficienza di un epistemologia sociale che fa dell’economia e della finanza l’unica verità oggettiva. Ma questo passaggio che è assolutamente politico, richiede interpreti in grado di comprendere le diverse istanze della società civile, pensatori capaci coniare nuovi concetti, leader in grado di elaborare e portare avanti programmi alternativi, cittadini responsabili ed impegnati.
Se la partita è ancora aperta, se dalla clamorosa sconfitta elettorale di un certo modo di condurre gli affari del mondo potrà nascere un cambiamento positivo, ce lo dirà il 2017.

Viaggiare… dentro e fuori

Finora i miei viaggi più belli li ho fatti ad occhi chiusi… Non ho foto e nemmeno souvenir… solo orizzonti più grandi in cui perdermi la prossima volta.

“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.”
Edgar Allan Poe

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Al fuoco, al fuoco! Il Castello brucia!

E se il Castello s’incendiasse sul serio? Che guaio sarebbe… Che beffa… Che scherzo del destino. Simulare qualcosa per divertire gli occhi e l’immaginazione della municipalità, e poi ritrovarsi un mucchio di macerie fumanti al posto del secolare simbolo della città!
Ma tranquilli! Tutto il baraccone pirotecnoco è fatto in perfetta sicurezza, e non è certo una manciata di fuochi d’artificio che potrà mai minacciare le pietre eterne del nostro amato bene.

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Ma mi domando e dico, per carità, senza polemica alcuna, perché mai far finta d’incendiare il Castello? Da un po’ d’anni la moda del Capodanno cittadino è proprio questa… Ma dov’è sta il senso? Il significato simbolico? Non c’è, o meglio, pare che l’unico scopo di tutto ciò sia lo spettacolo fine a se stesso, solo impressionare lo sguardo dunque. Va bene, ci sta tutto, niente in contrario, di questi tempi meglio gustarsi un incendio fasullo che subire un vero bombardamento come altrove… Ah già è vero: da quelle parti a mala pena se lo ricordano il Capodanno…

Il mio formidabile, accogliente furgone fuoriserie con morosa… e reginette del ballo a seguire

Andiamo su, chi di noi non ha mai sognato di avere una bella fuoriserie veloce e fiammante per rimorchiare le ragazze più sexy della festa?
La spider sfrecciava sulla via del mare, era tardi ma che importava se c’era lei al mio fianco? Il vento le scompigliava i capelli e rideva e cantava… Dio quanto era bella, e io ero il ragazzo più ricco e fortunato del mondo, con la mia spider e la bionda, lanciati per le strade del mondo…
Erano i sogni di un diciottenne, innocenti e irrealizzabili, almeno per me.
In fondo la fantasia non costa nulla ed è il gioco preferito di chi non ha nulla, tantomeno macchine costose e reginette del ballo con cui uscire.
La mia prima macchina fu il furgone scassato che era stato di mio padre, con quello ci scarrozzavo la mia morosa che, evidentemente, non era un tipo esigente… e mi amava.
Sì, ci amavamo nel vano posteriore del furgone, c’era un sacco di spazio e nessun finestrino che potesse invogliare qualche guardone di passaggio, poi, con un paio di coperte si stava pure comodi e al caldo… e lei era la mia ragazza della spider, bella e sorridente esattamente come nei miei sogni, e cantava insieme a me sulle note dei Prefab Sprout.
Esatto. Quel furgone scassato che mi ha accompagnato per quasi tre anni era la mia fuoriserie… Tutto è più bello quando non lo si ha più!
Chissà se un ragazzo di oggi ricorderà i suoi vent’anni con la mia stessa piacevole malinconia; io i miei vent’anni li ho vissuti tutti, li ho spremuti, strizzati, respirati a pieni polmoni… e adesso li conservo al sicuro, nei miei ricordi senza rimpianti, tristi e allegri, e ancor più splendidi nella musica irripetibile di quegli anni.

Cars and Girls (Prefab Sprout, 1988)

La donna che canta sotto l’Albero

Una cantante sotto l’albero. Ha i lineamenti asiatici e una voce limpida e forte. La si può vedere (e sentire) da qualche settimana passando davanti al Duomo di Ferrara. In tarda mattinata, soprattutto nelle giornate di mercato del venerdì, lei arriva con addosso un piumino dai colori vivaci, un cappello in testa sullo stesso tono e una borsina di stoffa a tracolla. Incurante del freddo, si affianca all’albero, tira fuori un quaderno che tiene davanti a sé per leggere le parole e inizia a  intonare canti natalizi. Accanto a sé non ha ciotole, non mette cartelli e non chiede soldi. Forse proprio per questo non ha un folto pubblico ad ascoltarla. Le persone passano, guardano incuriosite, ma si tengono a distanza non capendo bene la motivazione di tanto impegno.

Mi scusi, ma lei chi è? “Mi chiamo Perla Lee – risponde sorridente – e mi sono laureata in canto nella Corea del sud. Poi sono venuta in Italia a perfezionarmi, a Osimo e Siena”. Qui, lei che ora ha 45 anni, ha conosciuto l’uomo che adesso è suo marito, Alessandro Ciciliati. “Mio marito è un direttore d’orchestra e uno dei liutai più bravi”. Ha il laboratorio in via Vallazza, a Cona, dove crea strumenti. La musica li ha uniti e a questa passione comune si è aggiunto il fatto che – dice lei – “il Signore ci ha chiamati”. Per testimoniare la fede e contribuire al “risveglio dei cristiani nella verità” adesso lei canta ogni volta che può. Quindi non sono canti natalizi? “No, sono canti di lode a Dio e continuerò a cantare indipendentemente dal Natale”. La loro chiesa è quella cristiana evangelica. Con discrezione un uomo si avvicina. “E’ mio marito”. Le passa dei fogli informativi, che lei mi passa. Ci sono i riferimenti di lei e lui se si desidera “un incontro per condivide la parola di Dio” e quelli della chiesa, in via Baluardi 63, dove vengono celebrate le funzioni ogni domenica alle 10.30.

Ma una cantante così, forse, potrebbe esibirsi in qualche luogo più adatto. “Sì, canto ancora. A Ferrara è più difficile. Una volta mi sono esibita al Ridotto del Comunale”. La voce c’è, la disponibilità anche. Chissà, magari troverà una sede più idonea per farla ascoltare.

“La via del sole”, l’ultimo inno alla natura di Mauro Corona… per ridere della stupidità umana

3-mauro-corona-la-via-del-soleNessuno è tanto annoiato quanto un ricco. E se questo ricco è giovane, fortunato, bello, elegante e con la passione ossessiva per il sole, tanto da potersi permettere di spostare le montagne, allora questa noia che non perdona può essere la condanna della ragione e della Natura. Una ragione che si fatica a ritrovare se si perde il senso di ogni misura. Si tratta di una storia incredibile, quella raccontata da Mauro Corona nel suo ultimo coinvolgente “La via del sole”: quella di un giovane ingegnere che decide di ritirarsi, in montagna in una baita dorata, avvolgentemente calda e all’avanguardia tecnologica, per stare più vicino al sole. Peccato che ogni giorno qualcuno o qualcosa si diverte a mettere i bastoni fra le ruote alla felicità di qualcun altro. E questa volta non si tratta di un semplice nemico o noioso rompiscatole spuntato dal nulla ma di una montagna, della montagna, quell’immenso, imponente e torvo monolite che si permette di afferrare il sole per la giacca e di farlo tramontare prima del previsto, di toglierlo allo sguardo di quel giovane mai sazio di quella sua luce calda, calorosa e avvolgente. Senza quel monte sbarazzino e impertinente che disturba, lui potrebbe avere un’ora di sole al giorno di più. Quanta luce viene tolta ai suoi ricchi e delicati occhi. Come osa, come si permette di poterlo scontentare, di rattristarlo, lui che tutto può, lui che tutto ha, lui che tutto ottiene quando vuole. Quella luce inciampa in una guglia e sparisce prima del dovuto. Non ci siamo, non va bene per nulla. Allora quel monte malandrino va spostato. Quell’ostacolo va rimosso. Per sempre. Non importa se a qualcuno piace il tramonto. Lui, il giovane ricco, vuole luce. Ecco allora che una squadra di disperati, assoldata da chi crede di poter davvero tutto, si mette all’opera per far sparire quel maledetto picco. Ma un picco lascia spazio ad un altro e mentre il ricco giovane osserva quella brutale demolizione, all’urlo “la montagna mi toglie il sole, io tolgo lei”, ecco che un’altra roccia spunta, e poi un’altra e ancora un’altra, man mano che quei pezzi di natura cadono sotto le picconate altre ne spuntano, si guadagna un po’ di sole ma i monti sono sempre là. Sole-rocce-sole-rocce. Fino alla follia. Mentre Francisco, uno scrittore cileno, osserva l’uomo che ha deciso di spianare la via del sole, per redigere una storia, quasi una coscienza viva che osserva una vicenda che sa di allucinazione e che non perdona. Non basta pagare per averla vinta sulla Natura. Si affonda. Alla fine vincerà lei. Comunque.

Mauro Corona, La via del sole, Mondadori, 2016, 160 p.