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da: ufficio stampa “Gruppo del Tasso”

“Buona la prima”, si dice in questi casi, e una buona scoperta si è rivelato il sabato pomeriggio alla Feltrinelli, quando le persone si sono affidate alle parole autentiche di due giovani scrittori. Stefano Bonazzi e Paolo Panzacchi, con le loro storie di strada, e rispettivamente A bocca chiusa (Newton&Compton) e Dreamin’ Vicious (Kolibris), hanno dimostrato dentro una ricchezza rara. Ieri, infatti, per loro è stato l’esordio in città, oltre che narrativo. Per di più, Panzacchi proviene da una lunga esperienza da blogger, intrapresa quattro anni fa per passione e da cui ha raccolto svariati compagni di viaggio, che lo hanno seguito con passione mentre ambientava short story o semplici riflessioni sotto i cieli di Bologna e di Ferrara. Una palestra per giungere al romanzo compiuto con un bagaglio carico di accorgimenti altrui, per crescere umanamente insieme. Continuate a leggerlo qui: http://lultimastazionedelmiotreno.blogspot.it/
La festa del ventennale, tuttavia, prosegue in rosso anche di domenica; stamane, alle 11, arriva da Treviso con i migliori auguri Paolo Ruffilli, il quale inaugurerà la giornata in libreria raccontando una vita in versi. Il poeta, introdotto dall’affezionato Matteo Bianchi, presenterà il suo recente Variazioni sul tema (Aragno): una miscellanea di immagini concrete a ritmo variabile, sotto la luce soffusa di una delicata espressione lirica. Con un lessico quasi prosastico, Ruffilli instaura un legame con il lettore, un dialogo intimo eppure universale, nutrendosi di luoghi e momenti comuni che diventano, tramite la sua penna puntuale, poesia.
Di pomeriggio, alle 17.30, lo spazio di via Garibaldi si riempie nuovamente di giochi, disegni e cuscini: dopo il grande successo della settimana scorsa, ritorna Luigi Dal Cin a incantare i piccoli lettori affamati di favole. Dalle misteriose leggende scozzesi, fatte di montagne rocciose e profonde brughiere, che hanno ispirato il suo ultimo libro, Il canto delle scogliere (Panini), si approderà al più tradizionale Il puzzle di Matteo (Kite). L’autore ferrarese, a cui la Feltrinelli ha dedicato un’intera parete, non si smentisce mai e dimostra ancora una volta che per lui la letteratura per l’infanzia non ha segreti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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