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da: organizzatori

Dal 13 dicembre 2015 all’8 gennaio 2016 il Museo del Palazzo della Fraternita dei Laici di Piazza Grande, ad Arezzo, ospita “Passato futuribile”, mostra personale di Roberto Masi a cura di Marco Botti.
L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni, negli orari di apertura del museo, dalle 10,30 alle 18 con orario continuato.
Domenica 13 dicembre, dalle ore 17, il vernissage a ingresso libero e gratuito.
LA MOSTRA:
“Passato futuribile” è la prima personale di Roberto Masi ad Arezzo.
L’artista foianese presenta negli spazi del Museo di Fraternita un compendio degli ultimi quindici anni di attività in ambito scultoreo. A emergere sono la necessità di comunicare con l’arte gli stati d’animo e le riflessioni di tutti i giorni, la voglia di guardare alle lezioni del passato per aggiungere qualcosa di nuovo all’arte contemporanea e il desiderio di stimolare lo spettatore attraverso lavori di sicuro effetto; opere che – secondo Masi – devono “dare un morso allo stomaco” mentre vengono osservate.
Suddivisa in tre sezioni all’interno degli affascinanti ambienti espositivi di Piazza Grande, la mostra è inaugurata da una serie di medaglioni in cartapesta, realizzati per onorare i grandi della Toscana. Un omaggio sincero a coloro che hanno dato lustro a questa regione nel campo delle arti, da Petrarca a Leonardo, da Vasari a Boccaccio.
Già da queste opere affiora l’abilità con cui Masi si cimenta con una tecnica definita in gergo artistico “povera”, ma dai risultati spesso sorprendenti.
La maestria dell’artista foianese nella scultura in cartapesta emerge con maggiore rilevanza nella seconda parte, che ha per protagonista una serie di bassorilievi con temi classici, in cui l’autore riesce a dare al “suo” materiale un incredibile effetto lapideo. I soggetti sono flashback che ritornano dagli studi giovanili, un amore per la mitologia mai sopito.
La terza e ultima sezione prende in esame la scultura figurativa in metallo, tecnica relativamente recente per Masi ma già foriera di esiti considerevoli. Attraverso il ferro e il rame, combinati talvolta con il legno, l’artista affronta le sue tematiche con maggiore libertà e i risultati finali danno vita a una mostra originale e dall’indubbio impatto visivo ed emotivo.
L’ARTISTA:
Roberto Masi è nato nel 1959 a Foiano della Chiana (AR), città dove vive e lavora.
Fin da piccolo palesa doti artistiche che lo portano a frequentare l’Istituto d’Arte di Arezzo.
Dal 1987 è attivo all’interno del cantiere dei Rustici del Carnevale di Foiano, il più antico d’Italia, dove ha la possibilità di sviluppare le sue doti nel modellare la cartapesta e il metallo. Altre esperienze formative ampliano il bagaglio tecnico, consentendogli di elaborare, nel tempo, un linguaggio scultoreo personale.
Le opere di Masi sono già state esposte nell’ambito di collettive, riscuotendo l’interesse di pubblico e critica.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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