• Home
  • PERISCOPIO
  • Eventi
  • CUTRO: SI POTEVANO SALVARE!
    La Procura di Crotone apre un’inchiesta sui soccorsi
Pubblicato il 3 Marzo 2023

CUTRO: SI POTEVANO SALVARE!
La Procura di Crotone apre un’inchiesta sui soccorsi

CUTRO: SI POTEVANO SALVARE!
La Procura di Crotone apre un’inchiesta sui soccorsi

Pubblicato il 3 Marzo 2023

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Home
  • PERISCOPIO
  • Eventi
  • CUTRO: SI POTEVANO SALVARE!
    La Procura di Crotone apre un’inchiesta sui soccorsi

CUTRO: SI POTEVANO SALVARE!
La Procura di Crotone apre un’inchiesta sui soccorsi

di Vincenzo R. Spagnolo, inviato a Cutro (Crotone)
Articolo originale. Avvenire, giovedì 2 marzo 2023

Dopo giorni di valutazioni e di dichiarazioni caute, la procura di Crotone ha deciso di mettere sotto la lente il funzionamento della macchina dei soccorsi. A fine mattinata, un secondo fascicolo, modello 45 (ossia al momento senza indagati e senza ipotesi di reato) – in parallelo con l’indagine per naufragio e omicidio colposo aperta a carico dei presunti scafisti – è stato aperto dal procuratore Giuseppe Capoccia, che ha affidato ai carabinieri la delega, col compito per ora di acquisire dalla Guardia costiera, dalla Guardia di Finanza e dall’agenzia Frontex atti e registri relativi alle attività compiute fra sabato e domenica scorsi, nel lasso di ore intercorse fra il primo avvistamento del barcone e il suo naufragio su una secca a 150 metri dalla spiaggia di Steccato. Gli accertamenti dovrebbero servire a chiarire se ci siano state omissioni, errori o sottovalutazioni nell’adempimento dei doveri e delle attività di soccorso. E non è da escludere che, dopo la lettura degli atti richiesti e dopo la verifica dei protocolli operativi, possano ascoltati in procura, come persone informate sui fatti, i vertici provinciali di Gdf e Guardia costiera, autorità deputate agli interventi in mare.

«A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8… ». Bisogna partire da qui, dalle dichiarazioni schiette rilasciate ieri mattina davanti alla camera ardente dal comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, per cercare di sbrogliare, un filo alla volta, l’intricata matassa di eventuali sottovalutazioni, rimpalli burocratici o eventuali responsabilità che non ha determinato l’uscita in mare di mezzi navali adeguati fra sabato sera e domenica mattina, quando ancora era possibile un soccorso al barcone con 180 migranti poi naufragato a Steccato di Cutro, con 67 vittime e 81 superstiti finora accertati, oltre a un numero imprecisato di dispersi. Vittime alle quali renderà omaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi sarà a Crotone, dove giungerà anche la neo segretaria del Pd Ely Schlein. Il capo dello Stato dovrebbe recarsi al palasport dove è stata allestita la camera ardente e, forse, anche in ospedale a visitare i feriti.

Tre nocchieri in arresto. L’inchiesta della procura di Crotone procede per omicidio e naufragio colposo e favoreggiamento di immigrazione clandestina nei confronti di tre presunti scafisti, sospettati di aver governato l’imbarcazione e di cui ieri il gip ha convalidato i fermi, convertendoli in tre ordinanze di arresto.

Intrico di competenze. Non ci sarebbe invece al momento, sulla scrivania del procuratore Giuseppe Capoccia, un’ipotesi di omissione di soccorso o altri reati a carico della catena di autorità competenti negli interventi di salvataggio. «Perché non siamo usciti? Dovreste conoscere i piani, gli accordi ministeriali – ha detto ieri il comandante Aloi –. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa. Ci sarebbe bisogno di specificare come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti». Ciò perché, ha puntualizzato l’ufficiale, «le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar.», ossia di ricerca e salvataggio. Qui sta il primo nodo: all’inizio, la procedura che manda in mare le vedette della Gdf, poi rientrare, non è Sar, ma di polizia. Il comandante Aloi tiene il punto: «Crediamo di avere operato secondo le nostre regole d’ingaggio. Quali? Sarebbe troppo lungo specificarlo, anche perché sono spesso regole che non promanano dal ministero a cui appartengo», quello dei Trasporti, ma «da quello dell’Interno». Questo è il secondo punto: le competenze ministeriali, in caso di interventi in mare verso i barconi di migranti, si intersecano a volte anche con quelle europee dell’agenzia Frontex. «C’è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti – considera ancora il comandante crotonese –. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all’autorità giudiziaria. Io sono provato umanamente, ma professionalmente a posto».

Il buco orario. Il lasso di tempo da esaminare è di 5-6 ore, anche se alle 4.57 di sabato mattina c’era già una segnalazione del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia Costiera «a tutte le navi in transito nello Ionio» per un’imbarcazione in difficoltà, senza coordinate precise. Ma andiamo alle 23 di sabato, quando un aereo di Frontex segnala la presenza di uno scafo a 40 miglia dalla costa crotonese.

La trascrizione, 23 ore prima del naufragio, dell'alert della Guardia Costiera a tutte le imbarcazioni in navigazione nel Mar Ionio

La trascrizione, 23 ore prima del naufragio, dell’alert della Guardia Costiera a tutte le imbarcazioni in navigazione nel Mar Ionio  .

I rimpalli con Frontex. Perché in quel momento non viene attivato un «evento Sar»? La prima mail di Frontex, è l’obiezione del titolare del Viminale Matteo Piantedosi, «non aveva segnalato una situazione di pericolo a bordo». La medesima linea del Comando generale della Guardia costiera, che fa capo al ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Ma per Frontex, tocca alle «autorità nazionali competenti classificare un evento come ricerca e soccorso». Fatto sta che a mezzanotte di sabato sono partite due unità della Gdf, con disposizioni di law enforcement, poi tornate indietro per il mare forza 4. Perché non sono state avvicendate da altre unità della Guardia costiera?

No Sos, congegno scafisti.Non c’è stato un Sos, se non dopo il naufragio, con una chiamata in inglese al 112. Per gli inquirenti, gli scafisti disponevano di un disturbatore di frequenza dei cellulari. Alle 4 di domenica mattina, il caicco si è fracassato su una secca a 150 metri dalla riva. I primi soccorsi arrivano alle 4.30: due carabinieri recuperano una ventina di cadaveri e salvano due persone. Nella relazione allegata agli atti, la Capitaneria di porto crotonese scrive di avere ricevuto la prima segnalazione «alle 4.37». Alle 5.37 scatta l’operazione Sar, ma quel punto sulla spiaggia ci sono ormai decine di corpi.

Pubblichiamo la Nota del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, sul naufragio avvenuto il 26 febbraio, davanti alle coste di Cutro (Crotone).

na profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre. Il bilancio è drammatico e sale di ora in ora: sono stati già recuperati 40 corpi, tra cui molti bambini. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti. Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie.
Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe.
L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza.

In copertina: Cutro (Crotone), un’altra strage.

tag:

Scelto da periscopio

Periscopio

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo,  prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..

Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani,  solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


L'INFORMAZIONE VERTICALE

CONTATTI
Articoli e informazioni a: redazione@periscopionline.it
Lettere e proposte di collaborazione a: direttore@periscopionline.it
Sostenitori e sponsor a:
Periscopio
Testata giornalistica online d'informazione e opinione, registrazione al Tribunale di Ferrara n.30/2013

Seguici: