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Comunicato Stampa UECOOP.

Per 9 imprese su 10 (92%) la massiccia campagna vaccinale per immunizzare gli italiani è la prima condizione per la ripartenza dell’economia con l’uscita dall’emergenza Covid.
E’ quanto emerge dall’indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) sulle imprese a livello nazionale in riferimento alle nuove linee guida del Governo per le riaperture entro il 3 maggio e l’avanzare delle vaccinazioni anche nelle fasce d’età più giovani. Oltre la metà delle realtà produttive – sottolinea Uecoop – prevede che per una ripartenza completa ci vorrà almeno un anno, mentre quasi 1 impresa su 5 (23%) di quelle che pensano ci sarà una ripresa con i vaccini ritiene che l’Italia abbia il potenziale per rimettere in moto tutto in 6 mesi.

Qualche piccolo segnale di speranza – evidenzia Uecoop – viene dall’ultimo report di Bankitalia che registra a febbraio una crescita dei prestiti al settore privato trainata dal balzo del +7,6% di quelli alle società non finanziarie. La campagna vaccinale è considerata così strategica che – spiega Uecoop – sono già 170 le cooperative che da nord a sud del Paese si sono messe a disposizione offrendo spazi per allestire “hotspot vaccinali” per immunizzare 500mila persone al giorno. Una operazione da coordinare con Stato, Regioni e uffici sanitari sui territori in modo da garantire – continua Uecoop – la scelta delle strutture più adatte per gestire le vaccinazioni e permettere una più rapida ripartenza del Paese.

Per 1 impresa su 3 (33%) sarà il turismo il primo settore a riprendersi nel corso del 2021 seguito dalla ristorazione (28%) se la massiccia campagna di vaccinazione riuscirà a prendere slancio con una progressiva uscita dell’Italia dall’emergenza Covid secondo l’indagine di Uecoop su un campione nazionale di attività produttive da nord a sud del Paese. Al terzo posto per velocità di ripresa all’interno del sistema economico nazionale ci sono – secondo la rilevazione di Uecoop – i servizi alle aziende (15%), dalle pulizie alla logistica seguiti dal settore immobiliare (6%). All’ultimo posto (5%) – evidenzia Uecoop – si trovano i comparti di sport e benessere, cultura e spettacolo fra più colpiti dalle chiusure e dalla sospensione dell’attività a causa della pandemia.

Infatti proprio il settore dello sport, fra palestre e centri wellness, ha subito un crakc da quasi 9 miliardi di euro a causa nell’ultimo anno con 120 mila posti di lavoro a rischio in oltre 16mila strutture da nord a sud dell’Italia.  Da quando è scoppiata l’emergenza Covid il comparto del wellness ha perso quasi il 90% del fatturato annuo – sottolinea Uecoop – con istruttori a casa e macchinari e spazi inutilizzati. Anche in caso di riapertura totale il peso economico della pandemia si farà sentire a lungo considerato che – continua Uecoop – ci sono da smaltire gli abbonamenti sospesi e non usufruiti a causa delle chiusure obbligate.  Una crisi che ha colpito anche gli oltre 327mila i lavoratori dello spettacolo messi a rischio dalle chiusure di cinema, teatri e concerti con la cancellazione di oltre 7 eventi su 10 (72,6%) nel 2020. La serrata di tutti gli eventi con la spesa franata dell’86,7% ha messo in ginocchio un settore che – conclude Uecoop – genera un forte indotto sia in termini di servizi diretti, dalle luci alla vigilanza, sia per il turismo nazionale ed estero.

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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