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Da Confcooperative Ferrara

L’Emilia-Romagna fa scuola: 6 imprese, 11 progetti e un ruolo nazionale

Un premio per le cooperative di comunità, neo costituite o già attive, e loro consorzi. Fondosviluppo, società di sistema di Confcooperative Nazionale, ha deliberato uno stanziamento di 500 mila euro per la promozione, animazione e sensibilizzazione della cooperazione di comunità quale strumento di coesione sociale e sviluppo sostenibile. Si tratta di un bando che interessa da vicino l’intera Emilia-Romagna, territorio all’avanguardia in questo ambito con numerose iniziative, tra cui l’organizzazione della Scuola delle Cooperative di Comunità a Succiso e Cerreto, nell’Appennino reggiano.

«Questo investimento è finalizzato a sostenere il ruolo delle cooperative, sentinelle del territorio, capaci di intercettare, più di ogni altra impresa, i bisogni delle comunità – commenta Francesco Milza, presidente Confcooperative Emilia Romagna -. Dove lo Stato si ritira perché non è più in grado di organizzare servizi e risposte e il privato neanche pensa a cimentarsi, le cooperative favoriscono l’autorganizzazione dei cittadini mettendoli in condizione di rispondere alle proprie esigenze. Le cooperative di comunità, con la loro natura di imprese multifunzionali, rappresentano un’opportunità per salvare i piccoli centri isolati e non disperderne il grande patrimonio, mantenendo vicino alle popolazioni i servizi essenziali e fornendo risposte occupazionali».
Destinatarie dell’intervento di Fondosviluppo sono le cooperative di comunità, con sede o attive nelle aree interne, che presentano una compagine sociale significativamente partecipata da persone o enti del territorio di riferimento. Tali cooperative, attraverso le molteplici attività, devono perseguire la finalità comunitaria anche tramite la salvaguardia del patrimonio artistico, culturale, delle tradizioni e delle eccellenze agroalimentari. Il bando sarà aperto dal 15 gennaio 2018 e verrà pubblicato sul sito www.fondosviluppo.it insieme al regolamento e alla modulistica per la presentazione delle domande. Le candidature dovranno essere consegnate entro il 31 marzo 2018.
Sono già 6 le cooperative di comunità costituite che fanno parte del sistema Confcooperative Emilia Romagna. Ben 5 di queste si trovano nella provincia di Reggio Emilia (tra cui Briganti di Cerreto e Valle dei Cavalieri che ospitano la Scuola nazionale), mentre la sesta è sorta nel territorio provinciale di Parma. Sono invece 11 i cantieri aperti per la costituzione di nuove cooperative di comunità, sparsi nelle province Ferrara (in particolare area di Mesola), Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena.
A confermare il protagonismo dell’Emilia-Romagna nella cooperazione di comunità c’è anche l’incarico ricoperto da Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative Reggio Emilia e referente di Confcooperative Nazionale per la cooperazione di comunità. «L’Emilia-Romagna – sottolinea Giovanni Teneggi – è la regione più attiva nel collegare il ruolo delle cooperative di comunità alle pianificazioni pubbliche dello sviluppo locale, con particolare riferimento alle aree interne, dove ci sono già due programmi che contemplano le cooperative di comunità viste come infrastrutture sociali dei territori».

In Emilia-Romagna, inoltre, la cooperazione di comunità sta allargando i suoi confini spingendosi oltre le aree dei territori montani, arrivando così anche nei quartieri e nelle periferie delle città. «E’ ormai matura la consapevolezza – conferma infatti Teneggi – che questo modello possa essere applicato anche in contesti urbani e metropolitani particolarmente vulnerabili e bisognosi dal punto di vista economico e sociale». A tal proposito, c’è già un progetto avviato a Reggio Emilia, dove nell’area nord è in fase di gestazione una cooperativa di comunità proposta dal Consorzio Oscar Romero in collaborazione con Ausl e Comune, nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Fondazione Pietro Manodori. Si tratta di un’iniziativa finalizzata alla costituzione di una cooperativa di comunità costituita da e con i cittadini e le associazioni del territorio per sperimentare iniziative imprenditoriali autosostenibili a vantaggio della comunità.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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