Da: Ufficio Stampa Confagricoltura Ferrara
“Il PAI è una vergogna!” Lo dice senza mezzi termini Paolo Cavalcoli, Direttore di Confagricoltura Ferrara, in relazione al Piano Assicurativo Individuale, il documento necessario per ricevere il contributo pubblico sulle polizze assicurative in agricoltura. “A suo tempo, con l’entrata in vigore del decreto ministeriale 162/2015 cosiddetto decreto semplificazione, e con l’introduzione del Pai, al sistema di assicurazione agevolato è stata attribuita una burocratizzazione esasperata, che ha generato talmente tante complicazioni da fare desistere molti agricoltori ad assicurarsi. Il Pai ha ingolfato il sistema, introducendo ulteriori onerosi adempimenti nel già farraginoso meccanismo di Agea, incrementando l’inefficienza di quel sistema. Ciò ha fatto sì che ancora oggi – spiega Cavalcoli – a distanza di anni, vi siano aziende agricole che non hanno percepito il contributo agevolato; il motivo? Si tratta quasi sempre di problematiche connesse a norme contraddittorie, come quella delle rese (quando vi sono scostamenti tra resa media e resa effettiva), o semplicemente perché un’azienda ha modificato la propria ragione sociale (per successione mortis causa o per trasformazione di ditta individuale in collettiva o viceversa). Spesso ci si sente rispondere da Agea che mancano le soluzioni di carattere informatico per sbloccare i pagamenti, altrettanto spesso che la pratica è bloccata e non si riesce a capire il perché. Tutto ciò è inaccettabile – continua il direttore di Confagricoltura Ferrara – le aziende che non hanno ancora ricevuto il contributo, nelle province in cui fortunatamente vi sono Condifesa come il nostro che anticipano per conto delle aziende il pagamento delle polizze, si trovano oggi a dover rimborsare tali somme, che però non possiedono, anche perché nove volte su dieci si tratta di aziende frutticole, pesantemente colpite dai flagelli che hanno caratterizzato la passata annata agraria (cimice asiatica, maculatura bruna, sbalzi termici, ecc.) e che influenzeranno pesantemente anche le produzioni dei prossimi anni. E pensare che c’era chi riteneva che il Pai fosse una giusta soluzione, che avrebbe consentito alle aziende di operare sulla base delle reali ed effettive capacità produttive, superando le limitazioni ed incongruenze derivanti dall’applicazione di dati statistici medi a livello nazionale. E invece il Pai si è manifestato per quello che è, un inutile appesantimento burocratico che ha aumentato i costi a carico dell’azienda per far fronte alla mole di adempimenti, tali da rendere a volte anche diseconomico il ricorso a polizze agevolate, ed ha creato i problemi che oggi conosciamo, con centinaia di aziende che ancora attendono di ricevere i contributi che spettano loro, senza sapere quando ciò potrà accadere, mentre nel frattempo si trovano in una situazione disastrosa per non essere riusciti a produrre nel 2019. Il Pai va abolito – conclude Cavalcoli – o quantomeno trasformato in mero strumento di trasferimento di informazioni relative alle superfici assicurate tornando, tra l’altro, a gestire le rese aziendali secondo medie territoriali, eventualmente lasciando la libertà di documentare la resa effettiva solo a situazioni residuali. E si sblocchino i pagamenti dei contributi relativi ai Pai 2015, per evitare che anche questa assurda burocrazia contribuisca, insieme alle fitopatie ed ai parassiti, ad affossare le aziende agricole ferraresi”.
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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