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Da: Leonora Guerrini

CAVALCOLI (Confagricoltura Ferrara): GDO E RETE DEL LAVORO DI QUALITA’, BINOMIO PERFETTO PER UN INCREMENTO DELLE IMPORTAZIONI DALL’ESTERO
“Esattamente un anno fa, nel corso del convegno di apertura di Marca, l’evento che celebra le private label a marchio Gdo, tenutosi a BolognaFiere, l’Associazione della distribuzione moderna annunciò solennemente, innanzi all’ormai ex Ministro dell’Agricoltura Bellanova, che la GDO a partire dal 2021 avrebbe lavorato esclusivamente con fornitori agricoli iscritti alla Rete del Lavoro di Qualità, al fine di stimolare la filiera ad attuare comportamenti etici e responsabili, a garanzia di legalità e rispetto dei contratti, con esplicito riferimento al fenomeno del caporalato. La mia prima considerazione a questo annuncio fu che i rappresentanti della distribuzione moderna non avessero ben chiaro cosa in realtà fosse la Rete del lavoro di Qualità”. E’ quanto afferma il Direttore di Confagricoltura Ferrara Paolo Cavalcoli, che prosegue. “Già qualche anno fa Confagricoltura ebbe modo di esprimere forte preoccupazione per il valore che alcuni operatori commerciali stavano attribuendo all’iscrizione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, considerandola come condizione indispensabile per la fornitura dei prodotti agricoli, poiché in tal modo si snatura uno strumento che, secondo la legge istitutiva, avrebbe dovuto promuovere la regolarità sul lavoro e favorire la selezione delle aziende agricole da controllare da parte degli organi di vigilanza, al fine di concentrare l’azione ispettiva sulle imprese non iscritte. Consentire uno sbocco di mercato solo alle imprese agricole iscritte alla Rete significa alterare in modo surrettizio la libera concorrenza e limitare l’attività di impresa. Tanto più se si considera che la mancata iscrizione alla Rete non è sinonimo di occupazione irregolare, giacché l’iscrizione viene negata anche in presenza di violazioni amministrative lievi e meramente formali che, in alcuni casi, nulla hanno a che vedere con la regolarità del lavoro. Premessa la mia personale perplessità circa il fatto che l’iscrizione ad una rete possa rappresentare una soluzione per sconfiggere la piaga del caporalato, mi chiedo piuttosto se non sarebbe stato più corretto, nei confronti di tutti, che la GDO creasse un proprio cartello etico, definendo gli impegni di cui farsi carico. Ciò che intendo dire – prosegue Cavalcoli – è che se da un lato può essere comprensibile e condivisibile che la GDO faccia leva sull’etica e sul consumo di prodotti ottenuti da un’agricoltura sostenibile, dall’altro occorre che venga meno quell’ambiguità basata sulla concorrenza, proposta sugli stessi scaffali dei supermercati, di prodotti esteri svincolati da quegli stessi obblighi cui sono sottoposti i produttori italiani, che oltre al rispetto di normative fitosanitarie estremamente rigorose, sono chiamati, tra l’altro, a subire gli effetti di richieste di sconti e aste al ribasso. Perciò se davvero la GDO intende proporre ai propri consumatori solo prodotti che sono stati raccolti nel più rigido rispetto di ogni norma esistente in materia di lavoro, sicurezza, previdenza, fisco, ecc., allora andrebbe eliminato dagli scaffali ogni prodotto che non rispetti quei canoni, anche quando proviene dall’estero. Già oggi le aziende sono chiamate a seguire disciplinari rigorosissimi e a disporre di certificazioni quali GlobalGap, Grasp ecc., che forniscono garanzie sul rispetto della salute e dei diritti dei lavoratori, sulla normativa in materia di lavoro, sulla salubrità del prodotto, certificazioni che la GDO pretende di ricevere dalle aziende per mettere in vendita i loro prodotti; c’era davvero bisogno di questa Rete del Lavoro di Qualità la cui adesione, voglio ricordare, non è obbligatoria ed alla quale oggi è iscritto meno dell’1% delle aziende agricole? Qualche giorno fa – conclude il Direttore di Confagricoltura Ferrara – il Presidente dell’Associazione Distribuzione Moderna ha sottolineato, con una punta di amarezza, che il termine per iscriversi alla Rete del lavoro agricolo di qualità al fine di poter lavorare con la GDO, è slittato di sei mesi. Credo che invece dovrebbe compiacersene, se non vuole correre il rischio di non riuscire ad approvvigionare di prodotti italiani (riconosciuti come i più sicuri al mondo) i propri supermercati, dovendo incrementare le importazioni dall’estero, dato che alle aziende straniere l’iscrizione alla Rete non è richiesta. Di questo dovrebbero preoccuparsi anche i sindacati dei lavoratori, perché se le aziende non dovessero più trovare sbocchi per i loro prodotti, queste finirebbero per chiudere, ed i relativi lavoratori per trovarsi dall’oggi al domani senza un lavoro. Tutto ciò premesso, mi chiedo come ci possa essere qualcuno che davvero creda che alla produzione agricola italiana serva questo ulteriore elemento di distinzione”.

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PAESE REALE

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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