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da: Roberta Zagoli

L’odg annacquato piace tanto al Sindaco Tagliani: caro Sindaco, non le abbiamo mai chiesto atti “illegittimi”.
Ieri il Consiglio Comunale ha emendato l’odg iniziale trasformandolo in una sommessa richiesta al Parlamento e al Governo sia in materia di trascrizioni sia di sostegno al DDL Cirinnà. Si è persa completamente la finalità politica dell’odg iniziale, che poteva essere portata avanti con coerenza anche dopo la sentenza del Cds, per trasformarlo un esercizio di pura retorica, utile soltanto a tenere il PD più unito possibile.
Durante la discussione, il Sindaco Tagliani, dopo avere equiparato le posizioni omofobe delle “sentinelle in piedi” a quelle dei firmatari dell’appello “PER LA PIENA UGUAGLIANZA DEI NOSTRI CONCITTADINI LESBICHE E GAY E PER IL RICONOSCIMENTO E LA TUTELA DELLE FAMIGLIE FORMATE DA PERSONE DELLO STESSO SESSO E DAI LORO FIGLI” apparso lunedì sui giornali, bollandoli come opposti estremismi, si è espresso in maniera netta contro “le trascrizioni: sono atti amministrativi, non dimostrativi come lo ius soli, e sarebbero illegittime. Sul piano politico c’è responsabilità da parte del governo nel dare risposta su questi temi. È invece venuto il momento di adottare un regolamento per il registro delle unioni civili”, approvato dal Comune di Ferrara nel 2006.
Caro Sindaco, nessuno l’ha mai invitata a compiere atti illegittimi, tanto meno le associazioni lgbt. Le abbiamo sempre detto che l’obiettivo della trascrizione era limitato a dare pubblicità e a certificare un atto giuridico, esistente e valido, come anche da lei ammesso, ma attualmente in Italia inefficace a produrre effetti giuridici. In questo senso la richiesta di trascrizione era già la richiesta di un atto simbolico, o “dimostrativo” come Lei dice.
E’ disponibile a fare attivi simbolici, libero da pastoie giuridiche (che peraltro non hanno fermato altri suoi colleghi, come l’Avv. Pisapia, sindaco di Milano, che ha trascritto matrimoni, o di Bologna, Roma etc…)? Vuole adottare (finalmente!) un regolamento per il Registro delle unioni civili”? Sono mesi che glielo chiediamo , E’ uno strumento che, nell’inserizi del legislatore nazionale, potrebbe essere utile non solo alle coppie formate da persone dello stesso sesso.
Le chiediamo poi, anche attraverso il Regolamento del Registro delle Unioni civili, questi atti simbolici:
– eliminare, nei limiti delle competenze comunali, gli ostacoli oggi esistenti nell’esercizio dei diritti e doveri che le famiglie formate da persone dello stesso sesso, in particolare quelle omogenitoriali, incontrano nella loro vita quotidiana, in mancanza di un intervento legislativo nazionale.
– disporre che l’ufficiale di anagrafe rilasci, su richiesta degli interessati, un attestato di “famiglia anagrafica” che riporti espressamente l’indicazione che è fondata su vincoli affettivi, ai sensi dell’articolo 4 e 33 comma 2 del Regolamento anagrafico recato dal D.P.R. 223/1989.
– rendere possibile l'”annotazione” nel registro delle unioni civili, dei matrimoni same-sex contratti all’estero.
Qui non ci sono prefetti o ministri di mezzo. C’è solo la volontà politica di fare un gesto di inclusività e vicinanza verso famiglie lo Stato trascura da decenni. Chiediamo che dalle parole di impegno sentite ieri, almeno su questo punto, si passi finalmente ai fatti.
Famiglie Arcobaleno
Arcigay e Arcilesbica Ferrara
Agedo Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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