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da: Consiglieri di opposizione del Comune di Comacchio

Quello di ieri sera possiamo considerarlo, senza possibilità di smentita, come l’ultimo atto della mancanza di rispetto istituzionale che l’amministrazione comunale ha ripetutamente nei confronti dei partiti di opposizione e di quanti, a vari livelli, non siano in linea con il dogma grillino.

Con l’aggravante che, dopo il nostro allontanamento dall’aula, è venuto meno il numero legale necessario per la continuazione della seduta, confermato in seguito dal Segretario Comunale, non prima d’aver assistito al recupero in zona cesarini del grillino mancante.

Avevamo chiesto un consiglio straordinario monotematico, nel rispetto delle 3.000 firme, una in più o una in meno tra quelle del comitato di piazza e quelle raccolte dai partiti, unite per avere risposte chiare e precise in merito alla destinazione di Palazzo Bellini.

Le motivazioni a difesa del diniego, portate dal capogruppo pro tempore Jesus Bellini, ci sono parse oltremodo ridicole, sempre pretestuose: “Non ho i consiglieri per 2 consigli ravvicinati”, come se avesse bisogno della moltiplicazione dei pani e dei pesci!

L’unica cosa che si moltiplica sono gli attacchi personali, gli sgarbi istituzionali, le battutine inappropriate sui social network che sono indice di una bassa cultura politica e di una scarsa consapevolezza del ruolo che ci si trova a ricoprire, e nel tentativo si spostare la sede deputata al confronto, per il quale siamo sempre stati pronti e disponibili. Disponibili anche a discutere le delibere portate in consiglio sui piani di sviluppo, discusse, approfondite e con proposte di modifiche migliorative respinte. Abbiamo sempre avuto la volontà di confrontarci su tutto, anche e spesso con pareri diversi e variegati (siamo forze con anime diverse) me sempre nel rispetto delle istituzioni (noi).

E sorridiamo anche noi, insieme a Marco Fabbri, quando lo vediamo nella stessa lista con i sindaci di PD e Lega Nord, “per il bene di un territorio importante e sulla spinta degli imprenditori”. Eppure a Roma il loro “Guru” questa collaborazione la chiama inciucio!

E la coerenza? L’abbiamo persa? Noi no! Non accettiamo più le sviolinate sulla democrazia partecipata su cui cala l’ombra lunga dell’arroganza, mal celata dietro al regolamento del peso ponderato di ognuno di noi!

Continueremo a chiedere chiarimenti e spiegazioni su questo e su ogni altro tema, sinché le argomentazioni fumose e fuorvianti – sempre mutevoli a seconda di ciò che più conviene – non diventino chiare e soddisfacenti.

FABIO CAVALLARI
ANTONIO DI MUNNO
DAVIDE MICHETTI
ANDREA MALANO
FRANCESCA FELLETTI
MOD’H KUBBAJED

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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