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Intervista con Paolo Ruffini, il comico conduttore
della seconda serata del Comacchio Beach Festival

Porto Garibaldi (Fe). Sarà Paolo Ruffini, il simpatico, imprevedibile, irriverente comico toscano, a condurre la seconda serata del Comacchio Beach Festival, quella di sabato sera, sul lungomare di Porto Garibaldi. Una serata dedicata ai giovani, ai nuovi talenti della musica italiana: Alessio Bernabei, Biondo, Lele, Elodie, Chiara Grispo e il “veterano” Omar Pedrini. A unire i momenti musicali della serata, le splendide voci delle…Voci Sole.
Paolo, per te si tratta di un ritorno visto che hai condotto la seconda serata anche lo scorso anno. Ho accettato di tornare perché è stata un’esperienza bellissima. Una serata di musica, cultura, spettacolo. Anche il pubblico eccezionale, tanta gente riunita serenamente con la sola voglia di divertirsi. E dove c’è tanta socialità c’è anche cultura. La cultura dello stare insieme. E poi quella legata all’ambiente, siamo nel cuore del Parco del Delta.
Tu sei uomo di cabaret, di cinema, di Tv, che cosa ti lega alla musica? Fondamentalmente io nasco con la musica. Ho iniziato la mia carriera come dj di Mtv e a quel tempo era il massimo. Mi sentivo già uno you tuber. Ho dei gusti musicali molto variegati, una personale playlist “schizofrenica” che va dal rock più duro a Paolo Conte. E poi per me un mondo senza musica sarebbe impossibile da concepire.
Cosa ci dobbiamo aspettare da te sabato sera. Una serata nella quale insieme a te ci saranno anche le Voci Sole. Cercherò di unire i vari generi musicali senza essere troppo invadente anche perché sono cantanti giovani ma davvero bravissimi. Sarò il piccolo emulo di Baglioni. Naturalmente sai che mi piace avere un rapporto col pubblico che cercherò di coinvolgere. Diciamo che mi prenderò dieci minuti per dialogare con loro, un piccolo “assolo” di comicità. Sul palco poi sarà accompagnato da due bellissime e bravissime ragazze Beatrice Baldaccini e Giulia Sol, come la nota musicale. In una serata così…
Sappiamo che per te è un momento di grandissimo lavoro. Sì davvero, tra le varie cose mi piace ricordare due progetti teatrali. Il primo che riprenderemo Up and down (uno spettacolo nel quale Ruffini porta in scena 5 attori affetti dalla sindrome di Down, ndr) che mi ha dato grandi soddisfazioni e poi la riproposta di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare con Violante Placido e Stefano Fresi.
Per finire non poteva mancare una domanda “demenziale”. Se dovessi dare un consiglio ad un ragazzo che vuole rimorchiare gli consiglieresti di venire al Beach Festival? Certo che sì. Già la mia presenza farà da attrattore di centinaia di bellissime ragazze. A questo punto è ovvio che non ce la posso fare, ho già quarant’anni e quindi le lascio tutte a loro…

PAOLO RUFFINI E VOCI SOLE – BREVE BIOGRAFIA
Comico e attore dallo straordinario carisma, Paolo Ruffini debutta con al cinema con Ovosodo di Paolo Virzì (1997) per poi trovare la notorietà televisiva, soprattutto tra i giovani, come vj di MTV.
Dal 2005 ad oggi, solo per citarne alcuni, prende parte a film di grande successo al come Un’estate ai Caraibi di Carlo Vanzina con Gigi Proietti, Natale a Miami e Natale a New York di Neri Parenti e La Prima Cosa Bella di Paolo Virzì, scelto come candidato italiano all’Oscar 2011 per il miglior film straniero. Dal 2011 al 2015 conduce Colorado, il programma comico di Italia1, insieme a Belen Rodriguez, al quale torna nel 2017 in veste di autore e conduttore con grande successo.
Nel 2016 escono due suoi libri: Il principe piccino e Telefona quando arrivi. Attualmente porta in scena in teatro lo spettacolo UP & Down e parallelamente interpreta Puck in Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare.


Le Voci Sole sono un gruppo vocale tutto al femminile formato da alcune delle migliori voci dei musical italiani e guidato da Claudia Campolongo, nota pianista e compositrice, nonchè protagonista di musical di grandissimo successo come Aladin, Shrek, Tre cuori in affitto, Rent, 80 voglia di ‘80, Jersey Boys e Sister Act. Insieme a lei sul palco Beatrice Baldaccini, Giulia Fabbri, Roberta Miolla ed Elena Nieri a formare un concentrato melodico coloratissimo e spassoso.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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