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da: Cofiter

Cofiter si apre al mondo agricolo lanciando tre prodotti pensati sia per chi ha già un’impresa sia per chi vuole cimentarsi in questo comparto.

Con garanzie finanziarie al 50% per importi complessivi che vanno dai 300 mila ai 750mila euro, Cofiter (Confidi Terziario Emilia Romagna), forte dei suoi 35mila soci e della consolidata collaborazione con le reti di Confcommercio e Confesercenti, si apre al comparto agricolo.
Da mercoledì 6 maggio sono infatti disponibili tre specifici prodotti, ad uso e consumo sia di chi è già coltivatore ma vuole potenziare la propria impresa, sia di chi lo vuole diventare scommettendo sul proprio futuro. Coinvolte, sono tutte le province della regione, quindi Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini.
Come spiega il Presidente, Marco Amelio, l’operazione ha un triplice presupposto: «Rispetta la vocazione territoriale, rientra nella politica di diversificazione e ampliamento dei nostri ambiti di intervento, ambisce ad intercettare nuovi bisogni e soprattutto nuove opportunità». Perché come conferma il direttore, Marco Barbero, «agricoltura è alimentazione, benessere, produzione di nicchia.
Si tratta di una fetta di mercato capace di attrarre le nuove generazioni, che possono spendere qui le loro competenze, realizzandosi e ottenendo grandi risultati».
Questi, in sintesi, i prodotti con garanzie al 50%: credito di miglioramento, per un importo complessivo di 750 mila euro, per sostenere spese relative all’acquisto e alla valorizzazione di fondi, alla costruzione e ristrutturazione dei fabbricati, alla realizzazione di opere irrigue o tese al risparmio energetico; credito di dotazione, 500 mila euro per acquisto di scorte, macchinari, attrezzature; credito di conduzione, 300 mila euro per spese relative ad anticipo agevolazioni pubbliche (PAC e PSR), invecchiamento e stagionatura prodotti. Soddisfatti i vertici Cofiter.
«Noi – chiude Amelio – riteniamo vada sdoganata la convinzione che l’agricoltura sia il passato. Al contrario è futuro, soprattutto se perseguita nell’ottica della produzione di qualità». Info dettagliate su termini, requisiti e condizioni 800199665 e www.cofiter.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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